(AGENPARL) - Roma, 15 Dicembre 2025“Ho atteso qualche giorno prima di rilasciare una dichiarazione pubblica su un riconoscimento, quello dell’UNESCO per la Cucina Italiana patrimonio dell’umanità, che premia ancora una volta quel modello identitario culturale ed economico unico al mondo fatto di Eccellenza e Sostenibilità” dichiara Massimo Lucidi, presidente della Fondazione E-novation, appena rientrato da un complesso viaggio che lo ha visto impegnato alla Fiera Paysalia di Lione, a Miami Art Basel e all’Università Karolinska Institutet di Stoccolma.
La mattina di martedì mi trovavo a Stoccolma e fui colto da un entusiasmo fortissimo perché anche lì ho ritrovato ammirazione per la nostra cultura dello stare a tavola, dell’incontro piacevole che gli svedesi definiscono fika e rimandano a un limitato momento di pausa, di relax con biscottini e caffè… e dicevano che “per noi italiani il pasto non è nutrizione del corpo ma dell’anima, che oltre i loro biscottini fatti in casa come da tradizione c’è tanto altro… che fa tradizione e atmosfera per relax, dialogo e conoscenza”. Ecco la chiave che spiega tutto, mi son detto. In Svezia si limita a un momento, il piacere dell’incontro… noi siamo molto più totalizzanti con la tavola. Da un lato la cucina italiana è espressione di un sistema complesso fatto di famiglie in cucina, di chef, ma pure di agricoltori capaci e perfezionisti, produttori rigorosi ed orgogliosi, e un collettivo di mamme nonne e uomini appassionati di cucina, tutti sostenibili, attenti allo spreco, al riciclo e al bello buono ben fatto. Ma questo è possibile perché ognuno di noi che cucina, nell’atto di mettersi ai fornelli ritorna ai ricordi dei propri genitori e nonni, della tradizione, di un immaginario collettivo che valorizza il gesto. “Cucinare per” vuol dire “amare la persona che si serve”: questo è il dato che più di ogni altro è identitario per noi italiani. Il riconoscimento va alle nonne prodighe, generose, instancabili e sempre affettuose, ma anche attente e rispettose dell’ambiente, del prossimo e delle risorse. La cucina italiana è un formidabile presidio di sostenibilità e di tenuta sociale del sistema. Ricchi e poveri in Italia mangiano le stesse cose, non dimentichiamolo mai. Poi purtroppo come in questa stagione, le povertà colpiscono le tasche di tante famiglie indigenti che però ritrovano nelle silenziose e anonime mani operose delle Caritas un formidabile presidio di umanità. E ancora una volta si afferma un modello di cucina viva, equilibrata, vitale quanto semplice e piacevole. L’idea e persino le sensazioni proustiane dei ricordi, dei profumi, ci riportano alla stagione dell’infanzia quando le domeniche erano feste che si celebravano a tavola.
“Festeggiare i nonni per l’impegno la passione e il sistema dei valori che hanno incarnato, magari in occasione della Festa del Made in Italy che come Fondazione siamo impegnati a fare, non vuole essere un momento nostalgico carico di emozioni che furono, ma può essere quella presa di responsabilità in cui la società recupera i valori, i saperi di un tempo e li utilizza per tornare a guardare il Futuro con rinnovata Fiducia. Un bel momento di dialogo intergenerazionale, di crescita della persona in termini di responsabilità e consapevolezza. Ascoltiamo le voci, i suggerimenti, rinnoviamone i gesti gli stili nelle cucine e nelle tavole, perchè il sapere antico si fonda con le migliori ultime technicalities” conclude Lucidi rimandando a un evento a fine marzo con le nonne:”Abbiamo le carte in regola per lanciare questo messaggio di recupero della tradizione vera grazie alla sensibilità e al buon lavoro fatto in questi anni valorizzando personalità e luoghi, i presidi di eccellenza, che persino nei loro nomi spiegano tutto. Penso all’agriturismo di Nonno Luigino sui colli della splendida Vico Equense, in costiera sorrentina; all’agriturismo Petruntoni a Bova Marina nell’area grecanica della provincia di Reggio Calabria; allo storico ristorante “La Sosta” di Brescia il cui patron Aldo Mazzolari ha saputo valorizzare un bacino enogastronomico che ha trovato adesso un futuro con i nuovi soci della gestione diretta dal bravo Giancarlo Ruggeri; l’agristor Due Torri che con la visione a chilometro zero di Salvio Passariello rilancia il territorio alto casertano dall’allevamento estensivo degli animali alla preparazione curatissima dei piatti di tradizione, non solo carni”.
