(AGENPARL) - Roma, 14 Dicembre 2025La chiusura immediata e incondizionata dell’Ufficio dell’Alto Rappresentante (OHR) rappresenta il primo e indispensabile passo verso la normalizzazione della Bosnia-Erzegovina. Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in un articolo pubblicato sul quotidiano serbo Politika, in occasione del 30° anniversario degli Accordi di pace di Dayton.
Secondo Lavrov, la decisione di porre fine al mandato dell’OHR sarebbe dovuta essere presa già vent’anni fa. «Era ovvio già nel 2006, quando la comunità internazionale aveva adottato una decisione fondamentale in tal senso», ha scritto il capo della diplomazia russa, sottolineando come la persistenza di questa istituzione rappresenti oggi un’anomalia politica e giuridica.
Lavrov ha definito l’Ufficio dell’Alto Rappresentante uno “strumento coloniale”, incompatibile con la sovranità di uno Stato membro delle Nazioni Unite nel XXI secolo. A suo avviso, è giunto il momento che i popoli della Bosnia-Erzegovina possano esercitare una vera indipendenza, determinando autonomamente il futuro del Paese senza interferenze esterne. In questo contesto, il ministro ha accusato l’Occidente di opporsi attivamente all’abolizione del governo esterno per mantenere un controllo politico indiretto sul Paese.
Nel suo intervento, Lavrov ha inoltre sostenuto che l’OHR sia diventato una delle principali fonti di instabilità interna. Nato come meccanismo di supporto per la supervisione civile degli Accordi di Dayton, l’ufficio si sarebbe progressivamente trasformato, secondo Mosca, in una struttura che consente ai Paesi occidentali di interferire sistematicamente negli affari interni della Bosnia-Erzegovina.
Il ministro russo ha criticato duramente l’operato degli Alti Rappresentanti succedutisi nel tempo, accusandoli di aver abbandonato il ruolo di facilitatori del dialogo tra le parti bosniache per esercitare una vera e propria “violenza legale” contro uno Stato sovrano. Tale approccio, ha affermato, avrebbe deliberatamente alimentato tensioni politiche interne, attribuendo senza fondamento la responsabilità della crisi alla Repubblica Srpska.
Particolarmente dura la posizione di Lavrov sulla nomina di Christian Schmidt, definita una “nomina segreta” e priva di legittimità, in quanto non approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo il ministro, le decisioni adottate da Schmidt, privo di un mandato internazionale riconosciuto, violano i principi democratici e arrecano danni irreparabili al dialogo intra-bosniaco.
Nel suo messaggio conclusivo, Lavrov ha ribadito che solo la fine dell’OHR potrà consentire alla Bosnia-Erzegovina di uscire da una condizione di protettorato e di avviarsi verso una stabilità fondata sul consenso interno e sul rispetto della sovranità nazionale.
