(AGENPARL) - Roma, 12 Dicembre 2025(AGENPARL) – Fri 12 December 2025 Grazie
Malan a La Voce del patriota: “Dopo tre anni governo Meloni e FdI crescono, merito della nostra coerenza politica e dei risultati ottenuti”
Il Governo Meloni ha superato la soglia dei tre anni dalla sua nascita con il vento in poppa. Il sostegno degli italiani nei confronti di Fratelli d’Italia resta straordinariamente altissimo, è persino cresciuto rispetto al settembre 2022, cioè rispetto a quando ci sono state le ultime elezioni politiche. La crescita è frutto della coerenza politica, del prestigio che l’Italia è tornata a ottenere in ambito internazionale e dei risultati concreti ottenuti finora a beneficio dei cittadini. Ma entro la fine della legislatura l’obiettivo è di centrare altri importanti obiettivi, come la riforma della giustizia attraverso un referendum a cui saranno chiamati gli elettori nei prossimi mesi. Con Lucio Malan, presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, abbiamo fatto il punto.
Presidente Malan, il motto di Atreju 2025 è “Sei diventata forte”. In tre anni di Governo Meloni l’Italia può effettivamente vantare di essere più forte rispetto al passato. Quanto è aumentata l’autorevolezza della nostra nazione nello scacchiere internazionale?
Moltissimo. L’Italia del Governo Meloni sta dimostrando in tutti i consessi internazionali di cui fa parte di essere diventata un modello da seguire. La stabilità politica e la serietà in ambito economico vengono molto apprezzati anche all’estero. Va anche detto che, nonostante il grande entusiasmo che molti in Italia hanno per tecnocrati e esecutivi “di emergenza”, il fatto che questo Governo sia finalmente espressione della volontà popolare e non sia costruito artificiosamente a seguito di accordi di palazzo, ne accresce il prestigio oltre ad aver consentito di conseguire in questo triennio risultati straordinari. L’elenco è lungo, ma vale la pena di ricordare il record dell’occupazione e la diminuzione della precarietà, l’inflazione che era la più alta d’Europa e ora è tra le più basse, il calo dell’evasione fiscale, lo spread ai minimi storici e il taglio del cuneo fiscale. È poi aumentata la fiducia delle imprese, crescono gli investimenti, si rafforza il ruolo diplomatico italiano nelle aree di crisi: è per questo che i giornali stranieri danno grande rilievo positivo all’Italia di Giorgia Meloni e le agenzie di rating ne elogiano la politica economica. Sul tema dell’immigrazione, poi, la centralità dell’Italia è evidente. Nell’Unione Europea è finalmente passato il messaggio che quella clandestina non è un problema soltanto italiano, ma di tutti. Questo cambio di approccio è fondamentale per avere una gestione rigorosa e realistica dei flussi migratori, anche con accordi bilaterali con i Paesi di provenienza per disincentivare le partenze. I dati confermano l’efficacia di questa linea: gli sbarchi sulle nostre coste, infatti, sono diminuiti nel 2025 del 57 per cento rispetto al 2024. Questo nonostante la sinistra, e certi giudici politicizzati, si oppongano a qualsiasi misura che protegga i nostri confini.
A proposito di Africa, uno degli obiettivi cardine di Giorgia Meloni è l’attuazione del Piano Mattei. Cosa prevede e a che punto siamo con la sua attuazione?
Si tratta di un progetto concreto e lungimirante, fondato sulla cooperazione. Andava fatto trent’anni fa, perché mentre russi e cinesi hanno avuto nei confronti del continente africano una politica ben precisa, in gran parte ispirata all’atteggiamento predatorio tipico del colonialismo classico, sia sul piano militare sia su quello del reperimento di risorse a buon mercato, l’Europa e l’Occidente sono rimasti inerti. Ora, con oltre un miliardo di euro di risorse italiane mobilitate e con quattordici Paesi già coinvolti, il Piano Mattei si conferma come uno strumento serio e strutturale per promuovere crescita, formazione e sostenibilità in settori chiave quali, ad esempio, infrastrutture e agricoltura, ciò che serve ai popoli africani per arginare l’onda migratoria. Con l’Africa c’è bisogno di attuare un progetto sinergico di sviluppo che si rivolga agli africani senza atteggiamenti di superiorità politica o morale. È insensato portare gli africani in Europa, senza prospettive, sulla base del loro aumento demografico. Basti pensare che la Nigeria, che è la nazione più popolata del continente, ha 10-12 volte le nascite dell’Italia. Bisogna perciò garantire, come ebbe a dire Papa Benedetto XVI, il diritto a non emigrare e porre le condizioni per la crescita degli africani nei loro Paesi di origine. Questo è l’intento del Piano Mattei, un progetto ambizioso che vede l’Italia in prima fila per il futuro dell’Africa e dell’Europa, che ha anche l’effetto di migliorare le relazioni con un immenso continente con grandissime risorse.
Capitolo legge di Bilancio. In particolare su cosa si concentra quest’anno?
Questa legge di Bilancio è in linea con le tre precedenti, investendo in crescita e sviluppo. Per proseguire lungo questo percorso, il Governo Meloni, che negli scorsi anni ha dato priorità al sostegno ai redditi più bassi con interventi di oltre 30 miliardi, ora si concentra sul ceto medio. Aumentare il potere d’acquisto delle famiglie, introdurre sgravi fiscali, sostenere il lavoro e le imprese sono obiettivi fondamentali che abbiamo confermato anche quest’anno. Una delle principali novità per le imprese è rappresentata dall’introduzione dei maxi ammortamenti che andranno a sostituire i crediti d’imposta di Transizione 5.0 e dagli iper ammortamenti finalizzati alla realizzazione di obiettivi di transizione ecologica da ottenere con pragmatismo e senza pericolosi ideologismi green. Vengono poi prorogati i crediti d’imposta per gli investimenti nelle Zes (Zone economiche speciali) e nelle Zls (Zone logistiche semplificate). Come sempre abbiamo cercato di fare una manovra seria, equilibrata e responsabile, i cui effetti si vedono già oggi con lo spread ai minimi, al di sotto dei 70 punti. Stiamo uscendo dalla procedura di infrazione per il debito pubblico eccessivo e questo mi pare un grande risultato.
Lei ha parlato di famiglie. In Italia, come in tutto l’Occidente, c’è un problema di denatalità. Cosa è stato fatto finora per sostenere le politiche familiari?
La crisi demografica si può arginare soltanto attraverso un duplice cambiamento: da una parte, un nuovo paradigma culturale che rivaluti il ruolo delle famiglie, delle madri e dei padri, dell’importanza e della bellezza di aver figli, e dall’altra politiche strutturali, economiche, e non solo, che rendano più agevole la vita a che ha o vuole avere dei figli. Sul cambio culturale, la politica non può che avere un ruolo limitato, ma su quello normativo ed economico, il Governo Meloni ha fatto molto. L’ufficio parlamentare di bilancio ha certificato l’anno scorso 16 miliardi di benefici diretti e indiretti per le famiglie italiane grazie agli interventi legislativi. E l’impegno del governo Meloni e di Fratelli d’Italia prosegue per rilanciare – anche piano comunicativo e valoriale – la natalità, che rappresenta una sfida decisiva per tutto l’Occidente. L’immigrazione non è la soluzione per il calo delle nascite.
In primavera ci attende un appuntamento referendario importantissimo, quello sulla riforma della giustizia. Perché votare “sì” costituisce un’occasione storica per l’Italia?
Perché la separazione delle carriere esiste in nazioni democratiche quali gli Stati Uniti d’America, il Regno Unito, i Paesi Bassi, il Portogallo l’Australia, la Francia, la Svizzera e molte altre. Con questa riforma si depotenzia il correntismo della magistratura e se ne rinforza l’indipendenza, come stabilisce l’art. 101 della nostra Costituzione. Dal 2017 al 2024 abbiamo dovuto registrare in Italia 5.933 ingiuste detenzioni che sono costate allo Stato 254 milioni di euro di risarcimenti e, ciò che più conta, migliaia di vite, di famiglie, spesso di aziende, devastate. Ci sono vari motivi per questi numeri preoccupanti e inquietanti, tra questi la tendenza dei giudici a dare via libera troppo facilmente alle richieste di misure cautelari degli inquirenti, e non di rado alle richieste di condanna, anche perché sono sottoposti a un Csm formato anche da magistrati inquirenti, a loro volta condizionati dalle correnti, che troppo a lungo hanno determinato la carriera o le censure sui comportamenti dei magistrati, in modo tale che troppo spesso, più che il merito, ha contato l’adesione a questa o quella corrente . Con la creazione dell’Alta corte disciplinare, poi, si andrà verso una maggiore responsabilità dei magistrati, che oggi non pagano quasi mai per i loro errori, anche se determinati da gravi negligenze.
Nell’ultimo anno abbiamo assistito a una recrudescenza della violenza di piazza da parte di gruppi “pro Pal” e di episodi di antisemitismo. Quanto dobbiamo preoccuparci?
Pochi giorni fa qualcuno ha imbrattato con scritte ignobili una sinagoga di Roma e la targa dedicata a un bambino di due anni ucciso dal terrorismo palestinese. Abbiamo sentito un importante leader politico dire agli italiani ebrei che se non si dissociano apertamente dall’operato del governo israeliano sono “complici di sistematico genocidio”. Assistiamo a proteste violente se a un evento sportivo o culturale partecipano degli israeliani e così via. Sono persuaso che in queste cose i fatti di Gaza, che hanno sicuramente toccato la coscienza di tutti, per costoro siano solo il pretesto per esprimere il loro antisemitismo o per attaccare il Governo Meloni, peraltro del tutto ingiustamente visto che l’Italia è tra le nazioni del mondo che più ha fatto in favore della popolazione di Gaza, oltre a consentire – a differenza della Francia – le manifestazioni pro Palestina. Dobbiamo guardare con grande attenzione alla saldatura tra gruppi eversivi di sinistra e fondamentalismo islamico. Su questo il governo Meloni non abbassa la guardia. È preoccupante, invece, l’atteggiamento dei tre più grandi partiti della sinistra che si scoprono strenui difensori dei diritti umani solo se possono dare la colpa a Israele, mentre sono muti o quasi sul massacro dei cristiani in Nigeria e altrove, sulle stragi in Yemen e sugli altri conflitti. Per non parlare dell’adorazione per Francesca Albanese che redarguisce chi osa chiedere la liberazione degli ostaggi israeliani (e anche dei non pochi non israeliani rapiti da Hamas) e che ritiene che l’assalto a La Stampa debba essere un monito ai giornalisti che non dicono esattamente quel che piace a lei.
Cosa ci insegna l’omicidio di Charlie Kirk?
Che questa recrudescenza violenta in Occidente può portare persino all’omicidio politico di chi, come Charlie Kirk, con la sola forza degli argomenti e della sua fede, sfidava con coraggio le contraddizioni e le aberrazioni del wokismo, che è poi un “politicamente corretto” con il turbo. Trovo pericolosissimo che molti esponenti di sinistra, anziché condannare l’episodio, abbiano strizzato l’occhio a chi ha gioito per la morte di un esponente politico conservatore privo di alcuna carica e a chi, più o meno ambiguamente, ha giustificato gli assassini o detto “se l’è cercata” accusando ingiustamente la vittima di aver fatto crescere la violenza. Queste reazioni sono più preoccupanti dell’omicidio in sé. Vogliono dire che in certe scuole e in parte della società si è lasciato passare il messaggio che la libertà vale solo per chi la pensa in un certo modo e non per tutti, concetto fondante di ogni dittatura.
Il tema della sicurezza è caro ai cittadini. Su questo cos’ha fatto finora il Governo?
La sicurezza si persegue anzitutto cercando di garantire regolarità nell’immigrazione, la quale, se non è regolata, rappresenta un problema per l’ordine pubblico e per la sicurezza delle nostre città. Per questo è stato importante approvare il mese scorso il decreto-legge sui flussi migratori, che impone regole a un settore che negli anni passati era nelle mani dei trafficanti di esseri umani. Sempre nei mesi scorsi abbiamo approvato il decreto sulla sicurezza, che vara misure concrete per contrastare la criminalità tutelando i più fragili, punendo severamente chi commette gravi reati e sostenendo il lavoro delle Forze dell’Ordine. Finalmente potremo dire basta alla tolleranza verso chi occupa abusivamente le case altrui, perché l’introduzione di una procedura accelerata rende possibile liberare rapidamente un immobile dagli intrusi. Non si capisce perché chi ruba una casa deve essere lasciato a godersi il maltolto, mentre chi ruba un portafogli o un’auto, se sorpreso, quanto meno deve restituire il bottino, e poi andare in carcere. In proposito, non ho ancora sentito nessuna dissociazione da parte di esponenti del “campo largo” di sinistra rispetto a Ilaria Salis, che invece sostiene che rubare le case altrui sia un’utile politica abitativa. Previste poi, a proposito delle manifestazioni di piazza di cui parlavamo prima, pene più severe per chi commette reati nei confronti delle Forze dell’Ordine, troppo spesso bersaglio di violenti. Il Governo Meloni si conferma dalla parte della legalità, senza ambiguità o tentennamenti: al fianco dei cittadini onesti, sempre.
La sinistra continua a ostentare una certa dimestichezza con le liste di proscrizione e con la censura nei confronti di chi ha un pensiero di matrice opposta. Eppure esponenti politici di quell’area politica lamentano un clima di pericolo per la libertà di stampa a causa del governo di centrodestra, come ha fatto Elly Schlein nell’ottobre scorso…
È incredibile vedere a quali estremi sia arrivata la segretaria nazionale del Pd pur di screditare l’Italia: intervenuta due mesi fa al congresso dei Socialisti e Democratici Europei, ha collegato il gravissimo attentato al noto giornalista Sigfrido Ranucci al fatto che al Governo c’è il centrodestra, contraddicendo lo stesso Ranucci. Chi propone sempre più o meno velate censure è quella sinistra tutta ideologie, con idee che cambiano di decennio in decennio ma restano costanti nell’intolleranza e nell’arroganza morale, una corrente storicamente nemica delle libertà, siano essa economiche o sociali, che oggi più che mai prevale a sinistra.
L’Italia è diventata forte, ma anche Fratelli d’Italia tende a rafforzarsi, come indicano i sondaggi. A cosa si deve questa crescente fiducia degli italiani nei confronti del primo partito in Parlamento?
Gli elettori, come hanno evidenziato anche i risultati delle ultime elezioni regionali, continuano a premiare Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni. Questo attestato ci viene riconosciuto dai cittadini per la coerenza, per le capacità e per la visione politica complessiva. Una fiducia così alta, a distanza di oltre tre anni dall’inizio della legislatura, è un fatto eccezionale, che ci onora e allo stesso tempo ci dà l’impulso a continuare a lavorare incessantemente per rendere l’Italia, il paese più bello del mondo, un posto in cui si viva meglio, più sicuri, più liberi.
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Ufficio stampa
Fratelli d’Italia
Senato della Repubblica
