(AGENPARL) - Roma, 11 Dicembre 2025(AGENPARL) – Thu 11 December 2025 INFORMAZIONE ISTITUZIONALE
E OPEN GOVERNMENT
Ufficio Stampa
TS 11/12/2025
IL 14 DICEMBRE ALLE ORE 11 ALLA SALA LEONOR FINI
DEL MAGAZZINO 26 INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA
DEDICATA A “RAINER MARIA RILKE 150° – LE ELEGIE
DUINESI”
La mostra “Rainer Maria Rilke 150° – Le Elegie Duinesi” ospitata all’interno
della Sala Leonor Fini del Magazzino 26 (Porto Vecchio -Porto Vivo), sarà
inaugurata il 14 dicembre 2025 alle ore 11 e resterà visitabile fino all’ 11
gennaio 2026 con orario 10_17, da mercoledì a domenica e festivi ad ingresso
libero.
La mostra è dedicata a Rainer Maria Rilke, uno dei poeti più intensi e
profondi del Novecento, che proprio qui, sul nostro territorio, trovò
l’ispirazione per uno dei vertici assoluti della poesia europea: Le Elegie
Duinesi.
L’iniziativa è promossa dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis, in collaborazione
con il Comune di Trieste e con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia
nell’ambito del bando umanistico del progetto “DuinoBook – Le origini”.
L’esposizione si inserisce nelle celebrazioni per il 150º anniversario della
nascita di Rilke, avvenuta il 4 dicembre 1875.
Un legame profondo con il territorio
Rilke giunse a Duino nel 1911, ospite della principessa Marie von Thurn und
Taxis, e qui, tra le falesie carsiche affacciate sul mare e l’atmosfera suggestiva
del Castello di Duino, scrisse i primi versi delle Elegie Duinesi.
Le Elegie Duinesi: cosa sono e dove nacquero
Le Elegie Duinesi costituiscono uno dei punti più alti della poesia del
Novecento: dieci elegie che affrontano i grandi temi dell’esistenza — il senso
del vivere, il rapporto con il divino, la vulnerabilità e la bellezza del mondo, il
mistero dell’amore e della metamorfosi.
Rilke iniziò la stesura nel 1912, durante una giornata di vento fortissimo: la
leggenda vuole che le parole iniziali della Prima Elegia — «Chi, se io gridassi,
mi udirebbe dalle schiere degli angeli?» — gli siano “giunte” con la forza del
mare e del Carso.
Interrotte dalla guerra e completate soltanto nel 1922 in Svizzera, le Elegie
restano tuttavia profondamente radicate nel paesaggio e nello spirito di
Duino.
Il Castello e il Sentiero Rilke
Il Castello di Duino, con le sue terrazze a picco sul mare e il suo intreccio di
storia e natura, rappresentò per il poeta un luogo di rivelazione.
Dal castello si snoda l’attuale Sentiero Rilke, che collega Duino a Sistiana:
uno dei percorsi panoramici più suggestivi della regione, dove ancora oggi è
possibile respirare la stessa atmosfera che ispirò il poeta più di un secolo fa.
In esposizione nella Sala il nuovissimo diorama ideato e realizzato da
Aureliano Barnaba sul progetto dedicato al Mitreo, ma che propone in scala,
tutta l’area di Duino, con il Castello, il Sentiero ed altri siti importanti come la
Grotta Fioravante e il Mitreo stesso.
La mostra
La mostra al Magazzino 26 ripercorrerà e amplierà il percorso espositivo
già presentato all’Aeroporto di Trieste – Ronchi dei Legionari, al Castello di
Duino, e a Grado, integrando testi, immagini e documenti storici su pannelli
che raccontano la vita, i luoghi e le opere di Rilke, con un’attenzione speciale al
periodo duinese.
L’allestimento sarà ulteriormente arricchito da: immagini del territorio
duinese e triestino, pannelli dedicati all’idea progettuale della statua di
Rilke dell’artista Giorgio Del Ben, che illustrano la nascita e l’evoluzione
dell’opera, un area dedicata agli Angeli del Rilke e Gli Angeli di Castel
Sant’Angelo immortalati dalla fotografa Linda Simeone, le elegie duinesi e
spazio poi a due importanti iniziative collegate a Duino, i quadri dell’artista
duinese Luisia Comelli in arte Luis, raffiguranti il Castello di Duino, con
quadri realizzati en plein air in occasione di Primavera al Castello, e le poesie
dei vincitori e partecipanti al Premio Internazionale di Poesie Rainer Maria
Rilke giunto alla sua quinta edizione.
Le iniziative collegate
Durante il periodo di apertura della mostra, si svolgeranno anche letture
pubbliche delle poesie di Rilke, coordinate da Christian Sinicco, direttore del
concorso, insieme a Elisa Donzelli e Elisabeth Faller, rappresentanti degli
scrittori carinziani.
Il progetto è coordinato da Massimo Romita, presidente del Gruppo
Ermada, e vedrà la collaborazione con il Castello di Duino per la realizzazione
di visite guidate e percorsi integrati tra mostra, poesia e territorio, con
l’obiettivo di valorizzare la sinergia tra cultura, turismo e memoria storica.
Un territorio che genera poesia
“Siamo particolarmente orgogliosi di ospitare al Magazzino 26 una mostra
di così alto profilo dedicata a Rainer Maria Rilke, figura centrale della poesia
europea e autore che proprio nel nostro territorio trovò una delle sue più
profonde fonti di ispirazione. Celebrare il 150° anniversario della sua nascita
significa anche valorizzare quel legame unico tra Rilke, Duino e Trieste, un
rapporto che continua a parlare alla nostra identità culturale. – Giorgio Rossi
Assessore alla Cultura del Comune di Trieste – Questa iniziativa conferma
inoltre la crescita qualitativa del Magazzino 26, divenuto negli ultimi anni un
polo espositivo capace di accogliere progetti di grande valore storico,
letterario e artistico. Mostre come questa arricchiscono la città e rafforzano il
ruolo di Trieste come crocevia internazionale della cultura e della creatività.”
Questa mostra e le iniziative che la accompagnano intendono riportare
Rilke al centro dell’identità culturale di Duino e di Trieste, città di confine e di
dialogo, crocevia di lingue e sensibilità che il poeta seppe trasformare in
poesia universale – Massimo Romita presidente del Gruppo Ermada Flavio
Vidonis, attraverso il progetto “DuinoBook – Le origini” vorrebbe, assieme ai
suoi collaboratori, continuare a costruire ponti tra letteratura, arte e
comunità, facendo del nostro territorio un luogo di ispirazione e di
accoglienza per la poesia di ieri e di oggi.
Approfondimenti
Rainer Maria Rilke – Cenni biografici
Rainer Maria Rilke (Praga, 4 dicembre 1875 – Valmont, 29 dicembre 1926) è
unanimamente riconosciuto come uno dei più grandi poeti europei del
Novecento. Nato nell’allora Impero Austro-Ungarico, crebbe in un contesto
multiculturale che contribuì in modo decisivo alla sua sensibilità letteraria.
Dopo una giovinezza difficile e studi non sempre lineari, Rilke maturò la
propria vocazione poetica attraverso una vita di viaggi, incontri e spostamenti
continui: Monaco, Berlino, Firenze, Parigi, la Russia, la Scandinavia.
Tra le figure centrali della sua formazione vanno ricordate Lou AndreasSalomé, che ebbe un ruolo cruciale nel suo sviluppo intellettuale, e Auguste
Rodin, il cui rigore artistico influenzò profondamente il modo rilkiano di
“vedere” il mondo.
Autore del Libro d’Ore, del Libro delle Immagini e dei Quaderni di Malte
Laurids Brigge, Rilke cercò sempre una poesia capace di dare voce all’invisibile,
al mistero dell’esistenza, alla metamorfosi come forza essenziale della vita.
L’arrivo a Duino nel 1911, come ospite della principessa Marie von Thurn
und Taxis, rappresentò per lui uno dei momenti più fertili della sua intera
produzione: qui, immerso nel paesaggio del Carso e del Golfo di Trieste,
nacquero i primi versi delle Elegie Duinesi, capolavoro assoluto della
modernità. Rilke trascorse gli ultimi anni in Svizzera, dove morì nel 1926.
Riposa nel cimitero di Raron, sotto una lapide da lui stesso voluta, che richiama
l’idea della vita come continua trasformazione.
Gli Angeli delle Elegie duinesi di Rilke e gli Angeli di Ponte Sant’Angelo
Gli Angeli delle Elegie duinesi di Rilke e gli Angeli di Ponte Sant’Angelo
rivelano due forme complementari di relazione tra visibile e invisibile, due
configurazioni simboliche che, pur provenendo da tradizioni e funzioni diverse,
illuminano la medesima soglia tra umano e trascendente. L’Angelo rilkeano è
una presenza assoluta, tremenda, non consolatoria: una forza straniera che
non si cura degli uomini e che, proprio nel suo Dasein sovrabbondante, misura
la povertà dell’esserci umano. È figura di distanza, non di contatto; appare
come ciò che svela la sproporzione tra il nostro bisogno di senso e la pura
trascendenza. Gli Angeli berniniani del Ponte Sant’Angelo, al contrario, si
offrono come mediazioni visibili: modellati nel marmo, partecipi del pathos
umano, inscritti nel racconto della Passione, accompagnano il pellegrino in un
itinerario ascensionale, trasformando il ponte in un cammino verso il sacro. E
tuttavia, proprio nella loro differenza, queste due angelologie si toccano:
l’angelo rilkeano rappresenta il compito impossibile di «portare il visibile
nell’invisibile», mentre il barocco romano realizza l’operazione inversa,
restituendo all’occhio umano un’immagine incarnata dell’oltre. In entrambi i
casi, l’angelo è figura liminare, segno di un passaggio: nell’uno si manifesta
l’incolmabile distanza dell’assoluto, nell’altro la necessaria ricerca di forme che
rendano quel medesimo assoluto abitabile. Così, sullo sfondo di Castel
Sant’Angelo – luogo di transito, protezione e memoria – le statue berniniane
sembrano intercettare, pur senza saperlo, la tensione rilkiana: il desiderio di
un vedere più profondo, capace di riconoscere nel mondo interpretato la
traccia del tremendo, e insieme la nostalgia di quel legame col reale che Rilke
affida all’occhio umano come compito supremo. In questa dialettica fra
distanza e prossimità, terrore e consolazione, gli angeli di Rilke e quelli del
ponte romano mostrano due vie diverse ma convergenti per pensare
l’invisibile: una che lo teme e lo preserva, l’altra che lo traduce e lo offre allo
sguardo, entrambe necessarie alla nostra fragile esperienza del sacro.
L’artista Giorgio Delben
Giorgio Delben, nato a Trieste nel 1946, scopre fin da bambino la passione
per la pittura. La sua formazione è autonoma, costruita attraverso lo studio
personale di artisti antichi e contemporanei e attraverso sperimentazioni che
spaziano dal classicismo all’impressionismo, dalla pop-art all’astrattismo, fino
al ritratto, ambito che lo affascina particolarmente per la sua carica emotiva.
Nel suo percorso alterna pittura, scultura e creazione di nuovi materiali
espressivi. La sua ricerca è segnata da un continuo interesse per colore, luce,
vibrazioni tonali e forme corporee, e trova esiti anche in opere di fantasia e in
storie surreali. Negli ultimi anni si dedica molto alla scultura, soprattutto a
quella legata al corpo, come nella mostra “Palestra”, dove riflette su vita,
movimento e armonia interiore. Dal 1970 al 2008 partecipa a numerose
mostre personali e collettive; alcune sue opere sono esposte stabilmente in
luoghi pubblici. Il bronzo “Dipendenza” diventa tema di una tesi universitaria.
Nel 2007 pubblica il volume Giorgio Delben – Opere dal 1995 al 2007, oggi
conservato in importanti biblioteche internazionali. Compare anche in
trasmissioni televisive dedicate all’arte. Il suo percorso artistico, ricco e vario,
attraversa tappe significative: dalle prime mostre degli anni ’60 alla
sperimentazione di tecniche innovative, da cicli dedicati al paesaggio triestino
o al colore emotivo, fino alle opere concettuali e simboliche degli anni ’90 e
2000. Tra i lavori più rappresentativi figurano “La piena”, “Scorci di Trieste”,
“Sensazioni”, “Palestra”, “Proiezioni energetiche”, “La goccia cosmica del III
millennio” e diverse sculture dedicate al movimento e al corpo. Ha creato
anche opere effimere come installazioni sulla sabbia e sculture di ghiaccio,
divenute celebri a Cortina. Presente nelle enciclopedie di arte internazionale,
collabora con fotografi italiani e stranieri per esplorare nuove tecniche visive.
Attualmente vive e lavora a Trieste, dove gestisce un laboratorio dedicato al
benessere e alla cura della persona.
LUISIA COMELLI (in arte Luìs)
Nasce a Trieste il 1 agosto 1935 da una famiglia spagnola di nobile origine,
madre friulana e padre triestino, e da più di trent’anni vive e opera a Duino
(Trieste). Si appassiona fin da giovanissima alla pittura a olio, che diventerà la
sua tecnica prediletta, ma, nonostante la spiccata predilezione e attitudine per
il disegno e le materie artistiche, la rigida educazione dei genitori le impedisce
di frequentare il Liceo artistico di Venezia. Supplisce in seguito a tale esigenza,
seguendo negli anni Cinquanta le lezioni private di Carlo Pacifico, maestro
