(AGENPARL) - Roma, 5 Dicembre 2025(AGENPARL) – Fri 05 December 2025 Comunicato
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Suolo, seme e vita: perché la Giornata Mondiale del Suolo ha oggi più senso che mai
Suolo, seme e vita: perché la Giornata Internazionale del Suolo ha
oggi più senso che mai
Ogni giorno calpestiamo il suolo, da cui dipendono alberi, ortaggi,
cibo, acqua e vita. Eppure, sotto i nostri piedi si nasconde un universo
complesso e fragile, base concreta di ogni ecosistema e della nostra
stessa sopravvivenza. La Giornata Internazionale del Suolo offre
l’occasione per fermarsi a riflettere su questo mondo nascosto e su
quanto sia urgente prendersene cura, in un contesto globale di crisi
climatica, perdita di biodiversità e insicurezza alimentare, temi
richiamati anche dalle iniziative della FAO e delle reti per l’agroecologia.
Negli ultimi anni, movimenti contadini, reti ecologiste e centri di
ricerca hanno messo al centro il legame tra salute del suolo, diversità
dei semi e diritti delle comunità rurali, mostrando come la cura della
terra sia una questione insieme ecologica, sociale e culturale.
/Leggi anche : *[Video] Rigenerare la materia organica con il pascolo
razionale*
/
Agricoltura agroecologica e salute del suolo
L’agricoltura agroecologica e biologica propone un modello produttivo
che ricolloca la terra al centro della vita, in armonia con i cicli
naturali, invece che come mera risorsa da sfruttare. In diverse regioni
del mondo, fattorie dimostrative e programmi di formazione mostrano come
sia possibile rigenerare i terreni attraverso rotazioni colturali,
compostaggio, controllo naturale dei parassiti, conservazione dell’acqua
e uso di sementi locali.
Studi pluridecennali documentano i risultati misurabili di questi
approcci: le prove del Rodale Institute dimostrano un incremento del 27%
di sostanza organica nei sistemi biologici dopo 30 anni, mentre il
monitoraggio di aziende agroecologiche gestite con metodi di
rigenerazione ha registrato incrementi anche del 26-99%, con alcuni casi
di raddoppio della materia organica del suolo. Concretamente, esperienze
come quella della Navdanya Biodiversity Conservation Farm in India –
fondata nel 1995 e operante come laboratorio vivente di rigenerazione –
hanno dimostrato il passaggio da suoli poveri a suoli con sostanza
organica superiore al 4-6%, attraverso pratiche di agroecologia
integrata. Qui, presso la Bija Vidyapeeth (Earth University),
agricoltori e studenti da tutto il mondo seguono corsi teorico-pratici
dove imparano come l’agroecologia rigenerativi il suolo, preserva la
biodiversità, aumenta i redditi delle famiglie contadine e costruisce
resilienza climatica.
Queste esperienze dimostrano che un suolo vivo, ricco di sostanza
organica e biodiversità, è più fertile, resiliente agli eventi estremi e
capace di sostenere sistemi alimentari più equi e sani. L’agroecologia,
in questo senso, non è solo una tecnica agricola, ma un approccio che
integra dimensione ecologica, economica e culturale delle comunità.
In questo quadro, la questione dei semi diventa centrale: in
agroecologia, i semi climaticamente resilienti non sono prodotti di
laboratorio, ma popolazioni evolutive e varietà locali selezionate nel
tempo da contadini e contadine nei loro ambienti specifici, attraverso
cicli ripetuti di siccità, piogge estreme, suoli diversi e pressioni di
parassiti. La ricerca su breeding partecipativo ed evolutionary
populations mostra che questi sistemi di selezione in campo generano un
ventaglio ricco di caratteri genetici, che rende le colture più
adattabili all’incertezza climatica rispetto ai semi industriali
geneticamente uniformi.
Le esperienze di banche comunitarie del seme – come quelle promosse da
Navdanya, che conservano, moltiplicano e scambiano migliaia di varietà
in grado di resistere a salinità, inondazioni o siccità prolungate –
mostrano come la diversità vivente dei semi possa andare di pari passo
con la sovranità delle comunità rurali e con sistemi alimentari davvero
rigenerativi. Invece di affidarsi a brevetti e input esterni, queste
reti contadine sostengono la fertilità del suolo, l’autonomia dei
piccoli agricoltori e la capacità collettiva di adattarsi alla crisi
climatica.
Il prezzo del modello industriale
Il declino del suolo resta spesso invisibile, ma rappresenta una delle
conseguenze più gravi dell’agricoltura industriale. Nei sistemi
convenzionali, circa il 45% dei suoli minerali europei rientra nelle
classi a basso o molto basso contenuto di carbonio organico (0-2%),
ovvero suoli poveri di sostanza organica, fattore chiave di
vulnerabilità. Nei suoli intensamente coltivati si registra un declino
storico del 30-40% della sostanza organica rispetto alle condizioni
originarie. In particolare, i suoli mediterranei con livelli inferiori
al 2% di carbonio organico sono considerati ad alto rischio di
degradazione e desertificazione secondo la FAO e la Commissione Europea
(JRC).
Questi suoli impoveriti risultano più soggetti a erosione, perdita di
struttura e maggiore vulnerabilità alle siccità. Dati globali indicano
che il 33% dei suoli mondiali è moderatamente o fortemente degradato per
erosione, perdita di sostanza organica, squilibri nutrizionali,
salinizzazione e pressioni antropiche. Nei sistemi convenzionali di
lungo periodo, la sostanza organica tende a restare invariata o a
diminuire leggermente, nonostante il mantenimento delle rese tramite
input esterni.
Al contrario, sistemi colturali diversificati e rigenerativi dimostrano
la capacità di aumentare stabilmente la sostanza organica del suolo.
L’incremento della materia organica migliora la stabilità strutturale,
la capacità di ritenzione idrica, l’attività biologica e la resilienza,
riducendo la vulnerabilità ai processi di degradazione.
*False soluzioni e cibo artificiale*
Di fronte alla crisi climatica e al degrado dei suoli, stanno emergendo
proposte che vengono presentate come soluzioni “innovative”, ma che in
realtà rischiano di rafforzare il modello industriale esistente invece
di trasformarlo. La spinta verso alimenti sintetici e carne artificiale
viene spesso giustificata con la necessità di ridurre le emissioni del
settore zootecnico e il numero di allevamenti intensivi, ma rimane
ancorata a filiere basate su monocolture ad alto input, agrochimici,
lunghe catene globali e sistemi proprietari fondati su brevetti e royalties.
Molti di questi prodotti rappresentano una nuova generazione di cibi
ultra-processati, dipendenti da materie prime coltivate in sistemi
altamente industrializzati e promossi dagli stessi attori che hanno
costruito l’attuale sistema agroalimentare responsabile di perdita di
biodiversità, crisi climatica e malattie legate alla dieta. Invece di
modificare le logiche di fondo – dalle monocolture alla concentrazione
del potere nelle mani di poche imprese – il rischio è quello di
sostituire il cibo reale con “fake food”, indebolendo ulteriormente i
sistemi alimentari locali e la democrazia del cibo.
In questo contesto, il ruolo degli animali non può essere ridotto a un
giudizio uniforme: i profili di impatto di un allevamento intensivo e di
un pascolo estensivo o rigenerativo sono radicalmente diversi.
Esperienze di pascolo rigenerativo e holistic management mostrano che,
se inseriti in sistemi agroecologici ben gestiti, bovini e altri animali
possono contribuire a incrementare la sostanza organica del suolo,
migliorare la struttura dei pascoli e il sequestro di carbonio,
diventando parte della soluzione climatica e non soltanto del problema.
Rigenerare suolo e comunità
La rigenerazione del suolo non riguarda solo le tecniche agronomiche, ma
implica un cambiamento profondo del modello alimentare: passare da
sistemi industriali lineari e dipendenti da input esterni a sistemi
ecologici, locali e circolari, in cui il cibo nasce da relazioni vive
tra suolo, piante, animali e comunità. In questa prospettiva, le
pratiche agroecologiche non sono solo alternative tecniche, ma il cuore
di una trasformazione dei sistemi alimentari che mette al centro la cura
della terra, la sovranità alimentare e la giustizia climatica.
Banche comunitarie del seme, reti di contadini che scambiano varietà
locali, mercati contadini, orti comunitari e programmi di educazione
ecologica sono strumenti concreti con cui molte comunità stanno già
costruendo sistemi alimentari rigenerativi dal basso. Iniziative come
Terrae Vivae di Navdanya International mostrano come la tutela del
suolo, dei semi e della biodiversità possa intrecciarsi con percorsi di
ecoliteracy, coinvolgimento dei giovani e processi partecipativi, dove
le comunità progettano in prima persona le proprie strategie di resilienza.
L’educazione, soprattutto quando avviene nei campi, nei boschi, nei
pascoli e nei contesti urbani e periurbani concreti, permette di
riconoscere il suolo come alleato e non come supporto inerte. Laboratori
sul suolo e sull’agroecologia, percorsi sensoriali, esperienze di
pascolo rigenerativo e osservazione degli ecosistemi locali aiutano a
tradurre il cambio di paradigma in pratiche quotidiane: dalla scelta dei
semi alla gestione dell’acqua, dalla diversificazione colturale
all’organizzazione collettiva del cibo, rigenerando insieme i terreni e
i legami sociali che li abitano.
Un appello per la Giornata Internazionale del Suolo
La Giornata Internazionale del Suolo richiama istituzioni, comunità
locali e cittadini a considerare il suolo come bene comune, da tutelare
attraverso politiche, pratiche agronomiche e scelte di consumo coerenti.
Le campagne internazionali dedicate a questa ricorrenza insistono sul
legame tra suoli sani, sicurezza alimentare, clima e giustizia sociale,
sottolineando come la protezione del suolo sia fondamentale quanto
quella dell’aria e dell’acqua.
Celebrare questa giornata significa quindi sostenere l’agricoltura
rigenerativa, dare spazio ai custodi della terra – piccoli agricoltori,
comunità indigene, reti contadine – e promuovere un uso del territorio
che salvaguardi fertilità, biodiversità e diritti delle generazioni
future. Sono le scelte quotidiane, dalle politiche pubbliche alle
pratiche in campo, a trasformare la consapevolezza in azioni capaci di
restituire un futuro al suolo e, con esso, a chi lo abita.
*Navdanya International*__
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Ufficio stampa Navdanya International: