(AGENPARL) - Roma, 3 Dicembre 2025(AGENPARL) – Wed 03 December 2025 Plurimandato, svolta decisiva
Uilca e Federpromm: “L’abolizione del monomandato è un passaggio storico per la libertà professionale”
(a cura di Manlio Marucci)
Roma 03 dic. 2025 – La richiesta avanzata dall’Antitrust (Autorità garante della concorrenza e del mercato -Agcm) di abolire il monomandato per la figura professionale degli agenti in attività finanziaria, (Bollettino 46/2025 del 1 dicembre) – segna un punto di svolta atteso da anni in un settore in cui la rigidità strutturale ha spesso prevalso sulla logica della concorrenza e sulla tutela effettiva dei risparmiatori. La stessa Autority ha messo in evidenza le criticità che emergono dal testo legislativo nella versione attualmente all’esame del Parlamento per acquisire i prescritti pareri parlamentari sullo Schema di decreto legislativo recante il recepimento della direttiva Ue 2023 /2225 relativa ai contratti di credito ai consumatori” (CCD2).
Tale importante decisione coinvolge direttamente – sostiene il sindacato – anche i consulenti finanziari per l’offerta fuori sede, disciplinati dalla normativa del Testo Unico della Finanza (TUF), art.31 comma 2, anch’esso in discussione in Parlamento per le opportune osservazioni e modifiche presso le Commissioni Riunite Giustizia e Finanze del Senato e della Camera (atto di Governo n.331).
Il vincolo a un’unica mandante ha rappresentato per decenni un limite evidente alla libertà professionale, alla possibilità di offrire una gamma più ampia di strumenti e alla piena maturazione di un mercato moderno, trasparente e realmente orientato al cliente. L’intervento dell’Autorità, maturato dopo analisi approfondite sulle dinamiche del comparto, certifica ciò che molti operatori e rappresentanze sostenevano da tempo: “la pluralità non è un fattore di disordine, ma un elemento di qualità”. Significa permettere agli operatori professionali quali agenti e consulenti di operare con più società di ampliare la scelta, innalzare il livello della consulenza e favorire una competizione sana tra le reti, costrette non più a contare sulla fedeltà contrattuale ma sulla forza dei servizi, della professionalità e dei modelli organizzativi.
Questa posizione non nasce oggi. È l’esito di un percorso lungo, portato avanti da chi, con coerenza e determinazione, ha contestato un impianto normativo ormai datato e non più in linea con gli standard europei. Tra questi attori, Federpromm unitamente a Uilca hanno avuto un ruolo centrale nel denunciare la sproporzione tra vincoli imposti ai consulenti e reali benefici per i risparmiatori, promuovendo una cultura professionale fondata sulla responsabilità e sull’autonomia. Non stupisce, quindi, che Federpromm abbia accolto con soddisfazione la presa di posizione dell’Antitrust, definendola “un’eccellente notizia” e ricordando come “tutta la storia pregressa conferma la linea politica e sindacale portata avanti dalle due Organizzazioni (federpromm e Uilca) e oggi le condizioni oggettive ne convalidano le azioni intraprese. La circostanza per il Parlamento sarà proprio in questa fase inserire il nella modifica dello “Schema di decreto legislativo recante il recepimento della Direttiva Ue 2023/2225 relativa ai contratti di credito ai consumatori” e si spera del TUF”. Una dichiarazione che sintetizza efficacemente l’importanza del momento e mette in luce la responsabilità ora posta in capo alle istituzioni.
Con la revisione del Testo Unico della Finanza, infatti, il Parlamento ha l’opportunità – forse irripetibile – di trasformare un orientamento dell’Antitrust per la figure degli agenti finanziaria ma anche per i consulenti finanziari in una riforma strutturale capace di incidere sul futuro del settore del credito e della finanza.
L’introduzione del plurimandato – afferma in una nota il sindacato – non significherebbe allentare i controlli o ridurre le tutele: significherebbe renderle più coerenti con un mercato in evoluzione, dove la qualità del consiglio conta più dell’appartenenza esclusiva a una rete. I meccanismi di vigilanza resterebbero solidi e invariati, mentre cambierebbe la possibilità per il consulente di scegliere realmente come costruire la propria attività e, soprattutto, per il risparmiatore di ricevere suggerimenti meno condizionati e più vicini ai propri bisogni reali.
L’abolizione del monomandato ridisegnerebbe gli equilibri del settore, obbligando le reti a competere su innovazione, efficienza e formazione e non sulla semplice forza contrattuale. Ma avrebbe anche un impatto culturale: restituirebbe centralità alla figura del consulente come professionista autentico, capace di selezionare prodotti per valore e non per appartenenza. o in conflitto di interesse Per i cittadini, significherebbe un mercato più dinamico, una consulenza più trasparente e un accesso più libero e consapevole agli strumenti finanziari.
L’Antitrust ha acceso una luce su un nodo storico del sistema italiano; le organizzazioni sindacali e professionali come Federpromm e Uilca hanno alimentato nel tempo questa consapevolezza. Ora il compito passa alla politica, chiamata a compiere una scelta che può allineare l’Italia ai modelli più avanzati e, soprattutto, rispondere alle esigenze di un mercato che chiede più libertà e più qualità. Se il Parlamento avrà il coraggio di cogliere questa occasione, il settore della consulenza finanziaria, come quella del credito, potranno finalmente compiere quel salto evolutivo atteso da anni, mettendo al centro competenza, trasparenza e reale tutela del risparmio.
In ultimo finirebbe quel meccanismo contorto del calcio-mercato dei Consulenti Finanziari che le società del settore e le banche si contendono a suon di incentivi e bonus mettendo in crisi coloro che cambiano ripetutamente azienda ogni quattro, cinque anni. I grandi beneficiari sarebbero i clienti e finalmente la concorrenza si sposterebbe sulle competenze effettive e sulla qualità della consulenza e non sui prodotti. Ci si augura – conclude la nota del sindacato – che le grandi lobbies non riescano a boicottare la proposta dell’Agcm. (fine)
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