(AGENPARL) - Roma, 2 Dicembre 2025(AGENPARL) – Tue 02 December 2025 **Venator, Nuova Solmine (gruppo Solmar) subentra da inizio gennaio 2026 **
Entro aprile previsto il rientro a lavoro dei circa duecento lavoratori in
/Scritto da Federico Taverniti, martedì 2 dicembre 2025 alle 17:35/
Va verso una soluzione positiva la crisi della Venator, storico
insediamento produttivo di Scarlino (Grosseto), unico in Italia a produrre
biossido di titanio. Dal tavolo che si è concluso oggi pomeriggio al Mimit
a Roma, al quale ha preso parte anche il ministro Adolfo Urso, emerge che
sarà Nuova Solmine (gruppo Solmar) la nuova proprietà. La società ha
infatti firmato un accordo preliminare ma vincolante che prevede il
superamento delle clausole sospensive e la firma dell’accordo per la
cessione definitiva il 29 dicembre 2025. Oltre al salvataggio di tutti i
lavoratori, circa duecento, attualmente in cassa integrazione.
Secondo le intenzioni presentate da Luigi Mansi, presidente di Nuova
Solmine, la ripresa dell’attività produttiva è prevista per il prossimo 2
gennaio, con la riattivazione della prima linea e l’impiego dei primi 134
lavoratori; ad inizio aprile l’attivazione anche della seconda linea con il
rientro a lavoro di tutti i circa duecento dipendenti attualmente in Cig.
Si tratta di un’importante ripresa produttiva del sito, mentre ad oggi
tutti gli stabilimenti produttivi di Venator in Europa sono fermi, anche
per la situazione di procedura concorsuale della casa madre. Sempre secondo
Mansi, Nuova Solmine, oltre alla piena occupazione, sarà attenta alla
ricerca per sviluppare nuovi sistemi per ridurre l’impatto ambientale dei
reflui e alla proposta commerciale: acido solforico, ossido di tirano e
energia elettrica senza co2. La nuova società sarà autonoma e controllata
al 100%, poi dopo un piano triennale di rilancio si fonderà con Nuova
Solmine.
Soddisfazione è stata espressa anzitutto dal presidente Eugenio Giani, che
ha sottolineato “il grande impegno profuso dalla Regione per arrivare ad
una soluzione che fosse in grado di coniugare la ripresa produttiva, la
salvaguardia dell’occupazione e quella ambientale. Abbiamo portato avanti
un dialogo costante con tutti i soggetti coinvolti, riuscendo a ridare una
prospettiva industriale chiara, investimenti importanti e garanzie ad un
territorio ed una comunità che non potevano permettersi di perdere una
realtà così rilevante”. Gli fa eco l’assessore a economia, agricoltura
e turismo Leonardo Marras. “Ritengo decisivo il ruolo che la Regione ha
avuto in questa vicenda: non ci siamo mai arresi all’ipotesi della chiusura
del sito. Abbiamo chiesto e ottenuto supporto al governo che ha affiancato
la nostra azione alla ricerca di acquirenti seriamente interessati. Oggi
finalmente possiamo ritenerci soddisfatti per l’esito. Oltre alla
salvaguardia di occupazione e competenze, viene restituito un futuro a
tutta la comunità maremmana”.
Secondo Valerio Fabiani, consigliere speciale del presidente Giani per
lavoro e crisi aziendali, “è un’operazione importante perché oltre a
salvare un sito produttivo e tutti i posti di lavoro, è maturata nel
territorio ad opera di un’impresa che ha radici profonde in quella porzione
di Toscana. Ma è fondamentale anche perché si prefigura come una vera
operazione industriale volta a ricostruire un’intera filiera produttiva che
è un pezzo fondamentale dell’industria chimica di base italiana”.