(AGENPARL) - Roma, 27 Novembre 2025(AGENPARL) – Thu 27 November 2025 Pensioni, Barbera (PRC): “Aumentare l’età pensionabile significa rubare
anni di vita ai lavoratori”
“Il nuovo rapporto dell’OCSE, rilanciato oggi dai media, indica che in
Italia l’età pensionabile potrebbe salire fino a 70 anni. Si tratta di
un’aggressione frontale ai diritti dei lavoratori, una misura che scarica
sulle persone normali il costo della crisi e delle disuguaglianze, mentre
chi vive di rendita continua a beneficiare dei privilegi del sistema.
È necessario ribadirlo con forza: la pensione è retribuzione differita. È
il salario accumulato nel corso di una vita di lavoro, di contributi
versati, di fatica e di salute consumata. Trattarla come una voce di
bilancio da tagliare significa negare il principio stesso del lavoro
salariato e colpire direttamente milioni di persone.
Aumentare l’età pensionabile significa condannare le persone a lavorare
fino all’ultimo respiro, in un Paese dove l’aspettativa di vita reale —
quella dei lavoratori manuali, dei precari, dei poveri e degli sfruttati —
diminuisce. Significa costruire un sistema in cui molti non arriveranno mai
alla pensione, mentre i grandi gruppi economici continuano a pretendere
ulteriori “riforme” che comprimono diritti, tutele e perfino la possibilità
di vivere una vecchiaia dignitosa.
Questa affermazione non è retorica: studi italiani e internazionali
dimostrano che le differenze sociali, economiche e occupazionali
determinano notevoli disuguaglianze nell’aspettativa di vita e nella salute
alla vecchiaia. Ricerche dell’INPS e dell’Oxford Economic Papers, l’Atlante
delle disuguaglianze di mortalità dell’ISTAT e studi europei dell’INED
(Institut National d’Études Démographiques) mostrano che operai,
lavoratori manuali e precari hanno una mortalità più alta e arrivano meno
frequentemente alla pensione in buona salute, rispetto a chi svolge lavori
meno usuranti. Perfino in paesi con welfare avanzato, come la Danimarca, i
dati confermano che le persone con lavori più pesanti muoiono prima
dell’età pensionabile.
Respingiamo questa barbarie sociale ed esigiamo un modello opposto:
pensioni dignitose e accessibili, un’età di uscita che consenta di vivere
gli anni conquistati con il lavoro, un welfare che protegga chi ha
sostenuto il peso maggiore delle disuguaglianze. Un Paese che costringe i
cittadini a lavorare fino a 70 anni, sapendo che molti non arriveranno alla
pensione in buona salute, è un Paese che ha deciso di rinunciare all’idea
stessa di giustizia sociale”.
Lo dichiara Giovanni Barbera, della Direzione Nazionale di Rifondazione
Comunista.