(AGENPARL) - Roma, 25 Novembre 2025(AGENPARL) – Tue 25 November 2025 DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA MICHELE EMILIANO ALLA 38^ ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE PROVINCE ITALIANE
Signor Presidente della Repubblica,
Presidente Gandolfi,
autorità civili e militari,
gentili ospiti,
è con particolare emozione che rivolgo a tutti voi il più sentito benvenuto in Puglia.
Signor Presidente Mattarella, ben ritrovato in questo meraviglioso Teatro. Conservo ancora nitido il ricordo del 3 febbraio 2017, il giorno della rinascita di questo luogo straordinario, restaurato e finalmente restituito ai cittadini dopo anni di attesa. In quell’occasione, come in tutti i momenti davvero importanti per la nostra comunità, Lei c’era. Non ci ha mai fatto mancare la Sua presenza, il Suo sostegno, il Suo incoraggiamento, il Suo ruolo di guida che incarna i valori della Repubblica.
E di questo, a nome di tutte le pugliesi e di tutti i pugliesi, La ringrazio sentitamente.
Siamo felici che l’UPI abbia scelto di celebrare proprio qui, per la prima volta a Lecce, la sua Assemblea annuale, in uno dei teatri pugliesi di maggiore pregio architettonico. È per noi un’occasione importante: per mostrare ai presidenti delle province italiane la bellezza e le peculiarità del nostro territorio; per stringere nuovi legami; per riflettere sui grandi temi del presente; per aprire i nostri orizzonti alle molteplici realtà che attraversano il Paese.
La leale collaborazione, che deve sempre caratterizzare l’operato delle istituzioni nel perseguimento del bene comune, trova in questa giornata una delle sue espressioni più alte. La mia esperienza istituzionale, maturata negli ultimi vent’anni, mi ha insegnato che è proprio nella collaborazione tra i diversi livelli di governo — capace di superare differenze politiche e interessi particolari — che risiede la forza del nostro Paese. Conoscersi, confrontarsi, ragionare insieme: è così che si fanno crescere non solo le nostre città, le nostre province e le nostre regioni, ma l’Italia intera. Ed è facendo delle specificità dei territori una risorsa e non un motivo di divisione che si alimenta l’inesauribile ricchezza del nostro Paese.
In questo quadro si inserisce il tema fondamentale della solidarietà tra i territori. Una solidarietà che non è un gesto generoso, ma un pilastro costituzionale; una condizione indispensabile affinché l’autonomia sia un fattore di sviluppo condiviso e non di disuguaglianza.
È in questo spirito che affronto il tema, oggi tornato di stretta attualità, dell’autonomia differenziata. La Regione Puglia, e mi auguro tutte le altre regioni italiane, vigilerà con attenzione affinché il Governo non riproponga atti o comportamenti che possano violare i principi di uguaglianza dei cittadini e di unità della Repubblica.
La Puglia ha fatto molto affinché l’autonomia differenziata prevista dall’articolo 116, comma 3, della Costituzione non fosse attuata nel modo prospettato dalla legge n. 86 del 2024. Sin da subito ci è parso evidente che quella proposta fosse costruita su una visione competitiva dell’assetto regionale, che avrebbe messo le regioni l’una contro l’altra nell’accaparramento di risorse già insufficienti.
Con il ricorso alla Corte costituzionale abbiamo cercato di smantellare quel disegno, e riteniamo di aver ottenuto un risultato chiaro e importantissimo. La Consulta, con la sentenza n. 192 del 2024, ha infatti scolpito nella pietra quattro principi fondamentali:
Le devoluzioni devono riguardare funzioni specifiche, non intere materie.
Ogni trasferimento che incida su diritti civili e sociali richiede la preventiva determinazione dei LEP, i livelli essenziali delle prestazioni da garantire ovunque.
Le forme particolari di autonomia devono rispettare sussidiarietà, eguaglianza e unità nazionale.
L’autonomia non può essere attuata senza un sistema di perequazione efficace, perché il fondo perequativo non è una concessione discrezionale ma un obbligo costituzionale radicato nel principio di solidarietà.
Oggi, però, constatiamo che i tentativi di aggirare questi limiti si stanno manifestando su vari livelli.
Primo: il disegno di legge delega sui LEP, presentato dal Governo. Esso si fonda sul lavoro meramente ricognitivo del Comitato tecnico-scientifico, confondendo un’attività istruttoria con il compito politico e innovativo che la legge dovrebbe svolgere. Così facendo, si cristallizza l’esistente, senza colmare ciò che manca e che serve per costruire un regionalismo differenziato solidale, giusto e inclusivo.
Secondo: alcuni articoli del disegno di legge di bilancio che, di fatto, salvano i LEP già esistenti e ne determinano il fabbisogno sulla base della spesa storica. Così si rischia di congelare le differenze esistenti tra regioni in settori decisivi come sanità, servizi sociali e istruzione, contraddicendo lo spirito e la lettera della sentenza della Corte.
Terzo: le recenti pre-intese con alcune regioni di cui hanno dato di recente notizia gli organi di stampa. Si tratta di atti privi di valore giuridico, perché la Corte non distingue tra materie LEP e non LEP: non esistono dunque funzioni immediatamente trasferibili. Nessuna intesa potrà essere approvata senza la preventiva definizione dei LEP e delle risorse per garantirli. E, se ciò avvenisse, dopo il passaggio dal Parlamento quelle leggi potranno essere impugnate dinanzi alla Corte costituzionale.
In questa complessa vicenda, la Puglia ha voluto assumersi per prima la responsabilità di difendere i valori fondanti della nostra Costituzione e, con essi, il modello di regionalismo cooperativo immaginato dai Padri costituenti. Un regionalismo che non divide, ma unisce; che non contrappone i territori, ma li mette in relazione; che non alimenta competizioni dannose, ma coltiva la collaborazione come principio essenziale per garantire diritti uguali a tutti i cittadini, ovunque essi vivano. È a quella visione, lungimirante, equilibrata e profondamente democratica, che la Puglia si è ispirata nel suo impegno, convinta che solo restando fedeli allo spirito della Costituzione si possa costruire un’Italia più giusta.
Signor Presidente,
signore e signori,
consentitemi, in conclusione, una riflessione più personale. Per me non c’era modo più solenne di salutare tutti voi, tutte le cittadine e i cittadini pugliesi, che farlo oggi, alla presenza del Presidente Sergio Mattarella.
All’indomani delle elezioni regionali che hanno sancito la vittoria di un nuovo Presidente, si chiude per me un ciclo di dieci anni alla guida della Regione Puglia. Ho cercato di dare tutto ciò che avevo: abbiamo lavorato per realizzare il nostro programma di governo senza mai discostarci dalla strada che i pugliesi ci avevano indicato all’inizio del mandato. Probabilmente avremmo potuto fare ancora di più e meglio, ma una cosa posso dirla con sincerità: abbiamo lavorato con dedizione, con senso del dovere, con spirito di servizio verso le persone e verso la comunità.
Spero di aver lasciato tracce concrete di miglioramento nella vita quotidiana dei pugliesi, e soprattutto un seme di speranza per un Sud capace di evolversi, di andare a testa alta, di sprigionare la sua energia migliore, la sua autenticità, la sua creatività.
Ho cercato, ogni giorno, di coltivare il lato più bello della politica: quella che non esclude ma accoglie; quella che supera gli egoismi e i conflitti; quella che prova — con azioni e con parole — a rendere la nostra comunità più coesa e solidale. Una storia vissuta insieme ai pugliesi e alle pugliesi che sono i veri protagonisti dell’evoluzione e della crescita di questa regione.
Per tutto questo, sono profondamente grato e riconoscente. E vi assicuro che porterò questi anni, questo tratto di strada vissuto insieme, per sempre nel mio cuore.
