(AGENPARL) - Roma, 22 Novembre 2025(AGENPARL) – Sat 22 November 2025 Inaugurato l’open day delle scuole. La mamma di Francesco Scerbo, morto 30 anni fa: “Mai più bullismo”
Inaugurato l’open day di tutte le scuole del territorio al palazzetto dello sport “Giulio Rinaldi” e ricordato a 30 anni esatti dalla sua scomparsa Francesco Scerbo, il ragazzo vittima di bullismo. Toccanti le parole di Renata, la mamma, che impossibilitata a partecipare ha mandato un messaggio vocale e affidato a una lettera il suo intervento.
A leggerla è stata Barbara Donati, nipote di Renata Ludovici e cugina di Francesco: “Oggi ricordiamo Francesco – e con lui voglio ricordare anche le tante vittime di bullismo che purtroppo ancora dobbiamo elencare, l’ultimo come saprete un ragazzo di Latina – ha detto fra l’altro – Per questo vi chiedo di fare una promessa: non permetteremo mai più che un ragazzo sia lasciato solo”. Presente all’incontro anche Daniele Franco, altro cugino di Francesco.
Ad aprire la manifestazione è stata l’assessore all’istruzione, Alessandra Ciotti: “Questa giornata nasce per far conoscere quello che fanno le scuole del nostro territorio – ha detto – è una volontà precisa dell’amministrazione ribadire che gli istituti non sono semplici edifici, ma un ponte tra generazioni e che nelle scuole si costruisce il domani. La manifestazione sarà annuale, ringrazio tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita”.
Il sindaco, Aurelio Lo Fazio, ha aggiunto: “Oggi vogliamo mettere a fattor comune istruzione e cultura, scuole diverse senza alcuna competizione tra loro, ma con la possibilità di far conoscere le competenze che sviluppano e come contribuiscono alla crescita sociale dei nostri ragazzi. Un altro messaggio – ha proseguito – è quello di imparare a stare insieme e questo è possibile solo attraverso la cultura del rispetto, dell’altro e delle regole. Cultura che accresce la legalità e istruzione che diventa un antidoto al bullismo, del quale oggi ricordiamo a 30 anni dalla sua scomparsa Francesco Scerbo”
Subito dopo una delegazione del Comune, i familiari e alcuni cittadini si sono ritrovati lungo il binario della stazione di Villa Claudia, dove una lapide ricorda Francesco, deponendo un mazzo di fiori.
L’open day riapre alle 15 e prosegue fino a questa sera alle 18
Sulla pagina facebook del Comune i video dell’inaugurazione e dell’omaggio floreale alla stazione di Villa Claudia.
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Anzio, 22 novembre 2025
Il messaggio della mamma di Francesco
Carissimi studenti, studentesse, docenti, amministratori e cittadini di Anzio, in particolare di Villa Claudia.
Trent’anni fa – ed era il 22 novembre 1995 – la mia vita e quella di mio marito Fulvio si spezzò, proprio nella stazione di Villa Claudia, insieme a quella di nostro figlio. Francesco aveva 14 anni. Era il nostro unico figlio. Tornava da scuola con il treno come sempre, e un coetaneo – che da tempo lo assillava – con un gesto di bullismo portato all’estremo, lo fece cadere sotto il convoglio in movimento.
Gli aveva chiesto un ‘batti il cinque’ dal finestrino quando Francesco era già’ sceso sul marciapiede, la mano afferrata e tenuta mentre il treno ripartiva e mio figlio, costretto a correre, chiedeva di lasciarlo. Ma lo ha lasciato solo quando i piedi di Francesco sono entrati nel vuoto tra il marciapiede e il treno che prendeva sempre più velocità e non c’è stato più nulla da fare. Varie persone hanno visto, nessuno è intervenuto.
La vita di Francesco si è interrotta così, tragicamente, lasciando un vuoto che nessuna parola o giustizia può colmare.
Quel giorno, la tragedia portò alla luce il grande dolore e una profonda verità: il bullismo non è un semplice scontro tra ragazzi. È un gesto di violenza che prospera nel silenzio e nell’indifferenza. Trent’anni fa eravamo tutti impreparati. Le istituzioni, la scuola e noi genitori, ci muovevamo in un vuoto normativo e culturale. Non sapevamo come chiamare quel fenomeno, né come affrontarlo.
Io e mio marito per dodici anni abbiamo lottato nei tribunali. Abbiamo ottenuto una parziale condanna, ma la sentenza parlava di un reato di violenza privata.
Come spesso accade, la legge non è bastata a lenire il dolore o a fare piena chiarezza.
Fu lì che capimmo: il bullismo non si può risolvere solo con atti giudiziari. È prima di tutto la solitudine dei nostri ragazzi, una richiesta di aiuto, anche se inconsapevole. Per questo, nel 2008, abbiamo fondato l’associazione “Il Rifugio di Francesco” ad Arezzo dove ci eravamo trasferiti. Volevamo trasformare la nostra ferita in un faro, creare un luogo dove i ragazzi potessero sentirsi al sicuro e imparare a esprimersi senza ricorrere alla violenza.
Abbiamo portato nelle scuole, in collaborazione con psicologi e professionisti, progetti basati sull’ascolto e sui linguaggi a loro più vicini: il disegno, la musica, ma soprattutto il Teatro Sociale. Attraverso progetti come “Bulli Vittime e spett-attori”, abbiamo visto la trasformazione: ragazzi come Ethan, Matteo, Giacomo, si sono aperti, hanno discusso le loro paure e le loro difficoltà, diventando poi soci attivi. Il gruppo teatrale che hanno formato portava gli spettatori a non essere solo passivi, ma “spett-attori”, chiamati a riflettere e intervenire.
Il messaggio era: nessuno nasce bullo, lo si diventa per vari fattori che possono essere compresi e prevenuti. Per farlo, serve un gioco di squadra tra famiglia, scuola e istituzioni. Trent’anni dopo, guardiamo la scuola con occhi diversi. Lo Stato ha compreso che non può esserci silenzio. Il quadro normativo è cambiato in modo significativo, colmando quel vuoto che pesò sulla tragedia di Francesco:
* Con la Legge n. 71 del 2017, in particolare sul cyberbullismo, è stata definita una cornice chiara per tutte le scuole.
* Oggi in ogni istituto è obbligatorio un Referente per il bullismo e il cyberbullismo, un docente formato per coordinare gli interventi di prevenzione e intervenire in caso di segnalazioni, con l’obbligo di informare tempestivamente le famiglie. Non è un’opzione, ma un dovere istituzionale.
* Il Referente lavora spesso con un Team Antibullismo, che elabora i Piani di Intervento.
Questi strumenti sono conquiste importanti e tante scuole lavorano in questo senso, come so avendo girato con le proposte del Rifugio di Francesco in molte regioni italiane. Anche ad Anzio e Nettuno.
Ma ancora si deve fare molto perché il bullismo si è trasformato e spesso si sposta on line. Secondo dati ISTAT, oggi un ragazzo su cinque tra gli 11 e i 17 anni è vittima di episodi di bullismo o cyberbullismo. Fenomeno che coinvolge in particolare le ragazze. A voi, cari studenti e studentesse, lascio il messaggio più importante, quello per cui la vita di Francesco è una testimonianza: Il vostro coraggio non sta nel restare indifferenti, ma nel parlare. Non siete soli.
* Se siete vittime: Avete il diritto di essere ascoltati. Rivolgetevi al vostro Referente, a un professore, a un genitore. La forza non è subire in silenzio, ma chiedere aiuto.
* Se siete testimoni: Non siate mai osservatori passivi. Intervenite in difesa di chi è più debole, anche con un gesto o una parola o avvertendo gli adulti. È l’atto di civiltà più grande che potete compiere. Non abbiate paura!
Trent’anni fa, la vita di mio figlio si è spenta per l’indifferenza e la violenza.
Ringrazio il Sindaco e l’ Amministrazione Comunale di Anzio per questa giornata e per avermi coinvolta anche se non mi è stato possibile essere presente. Oggi ricordiamo Francesco – e con lui voglio ricordare anche le tante vittime di bullismo che purtroppo ancora dobbiamo elencare, l’ultimo come saprete un ragazzo di Latina. Per questo vi chiedo di fare una promessa: non permetteremo mai più che un ragazzo sia lasciato solo.
Questo è il modo in cui Francesco continua a vivere tra noi.
