(AGENPARL) - Roma, 17 Novembre 2025(AGENPARL) – Mon 17 November 2025 PRESENTATO IL RAPPORTO CNEL SUI SERVIZI SOCIALI TERRITORIALI
In occasione del XXV anniversario della Legge 328/2000
Presentato oggi a Villa Lubin il Rapporto annuale del CNEL sui servizi sociali territoriali, dedicato in particolar modo all’analisi della spesa sostenuta dai Comuni. L’evento è stata anche l’occasione per una riflessione sul quadro normativo dei servizi sociali in Italia, nel XXV anniversario dell’approvazione della Legge quadro n. 328 dell’8 novembre 2000. Nel corso del convegno, inoltre, è stata illustrata la più ampia strategia del CNEL in materia di politiche sociali e in particolare il recente Disegno di legge che modifica e integra la Legge quadro 328/2000.
Principali evidenze del Rapporto
LA SPESA SOCIALE TERRITORIALE HA RAGGIUNTO IL SUO MASSIMO STORICO
La spesa sociale territoriale ha raggiunto il massimo livello nominale storico, attestandosi a 8,9 miliardi di euro, pari allo 0,46% del PIL. Considerando anche la quota dei contributi degli utenti e del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), l’ammontare complessivo sale a 10,9 miliardi, equivalenti allo 0,57% del PIL. Nel periodo 2003-2022, ad eccezione della contrazione legata alla crisi del 2011, la spesa sociale territoriale ha registrato una crescita costante, con un incremento complessivo del +71%, a fronte di un aumento dei prezzi al consumo del +37,1%. Nel quadriennio 2019-2022 la spesa è incrementata del +18%, raggiungendo circa il 16% delle risorse correnti comunali. A fronte di un’implementazione progressiva del Fondo di Solidarietà Comunale (FSC), i dati evidenziano un percorso di rafforzamento strutturale della spesa dei servizi sociali locali, in linea con gli obiettivi di equità e coesione territoriale perseguiti a livello nazionale. Tale tendenza nazionale è confermata anche dai dati di spesa registrati nei bilanci dei Comuni degli anni 2023 e 2024.
PERMANGONO DISOMOGENEITÀ TRA I VARI LIVELLI TERRITORIALI
La spesa sociale territoriale pro-capite, al netto dei contributi dell’utenza e del SSN, ha raggiunto in media 150 euro per abitante. L’analisi condotta a livello di Ambiti Territoriali Sociali (ATS) mette in evidenza, tuttavia, forti disomogeneità, non solo tra le diverse ripartizioni geografiche, ma anche all’interno delle stesse Regioni e dei singoli contesti locali. La distanza tra l’ATS con la spesa pro-capite più elevata e quella con la più bassa supera di oltre tre volte il valore medio nazionale (462 euro). Emergono forti squilibri tra i Comuni capoluogo e quelli di cintura, che evidenziano un potenziale divario centro-periferie, peraltro analogo a quello fra i Comuni di grandi dimensioni e di piccole dimensioni. Il 52% dei “micro-Comuni” si colloca al disotto dei fabbisogni standard.
SEGNALI DI PARZIALE RIEQUILIBRIO NEL DIVARIO NORD-SUD
Nel lungo periodo (2003-2022), l’analisi delle variazioni assolute di spesa per ripartizione geografica evidenzia alcuni segnali di parziale riequilibrio tra i territori. La spesa sociale territoriale è infatti cresciuta in misura più sostenuta nel Sud (+95%) e nelle Isole (+93%), in linea con la media nazionale nel Centro (+71%), mentre ha registrato incrementi più contenuti nel Nord-Est (+62%) e nel Nord-Ovest (+63%). I territori che appaiono maggiormente esposti a rischi strutturali continuano comunque ad essere quelli del Mezzogiorno, dove la crescita della spesa non è ancora sufficiente a compensare i ritardi accumulati, oltre ad alcune aree del Centro e del Nord caratterizzate da declino demografico e stagnazione della spesa sociale. Particolare attenzione andrà riservata agli ambiti di piccola dimensione, spesso collocati in aree periferiche o montane, dove la combinazione tra spopolamento e debolezza organizzativa rischia di compromettere la sostenibilità nel tempo dei servizi sociali. Fondamentale è sostenere la cooperazione intercomunale e accelerare la piena attuazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS).
ESPERIENZE VIRTUOSE ANCHE NEL MEZZOGIORNO
I dati rivelano come il quadro non sia uniformemente negativo per le regioni meridionali. In diversi ambiti funzionali emergono realtà del Sud caratterizzate da livelli di spesa pro-capite o per potenziale utente di riferimento superiori alla media nazionale, a testimonianza di una capacità di intervento e di allocazione delle risorse più efficace di quanto comunemente si ritenga. Nel settore delle adozioni e dell’affido dei minori, ad esempio, a fronte di una media nazionale di spesa per minore residente pari a 10 euro, alcune ATS delle regioni meridionali raggiungono valori superiori a 16 euro. Per quanto riguarda l’assistenza domiciliare alle persone con disabilità, a fronte di una media nazionale di 341 euro pro-capite, molte ATS del Sud destinano risorse superiori ai 600 euro, segnalando un’attenzione particolare verso la domiciliarità. Anche nell’area degli interventi per gli anziani si riscontrano performance sopra la media in alcune realtà del Mezzogiorno. Questi risultati invitano a superare una lettura meramente dicotomica del divario Nord-Sud e a riconoscere la presenza di esperienze territoriali virtuose anche in contesti tradizionalmente considerati più deboli.
GESTIONE DEI SERVIZI CARATTERIZZATA DA MARCATA FRAMMENTAZIONE
La gestione dei servizi resta caratterizzata da una marcata frammentazione. Nella stragrande maggioranza dei casi, la spesa continua infatti a essere gestita dai singoli Comuni, che nel 2022 hanno amministrato in media il 67% del totale. Laddove sono presenti entità associative autonome tra enti locali l’allocazione della spesa sociale risulta più stabile e costante, indipendentemente dalla situazione finanziaria dei singoli bilanci comunali. Ciò suggerisce che tali forme organizzative, dotate di una propria autonomia gestionale e bilancio, siano in grado di garantire una maggiore resilienza del sistema dei servizi sociali territoriali.
In allegato la Nota Stampa integrale