(AGENPARL) - Roma, 15 Novembre 2025Le prospettive occupazionali per i laureati del 2026 stanno raggiungendo il livello più basso degli ultimi cinque anni, mentre le aziende statunitensi puntano sempre più sull’automazione, sull’intelligenza artificiale e sulla manodopera straniera. Secondo un’analisi del Wall Street Journal basata sui dati della National Association of Colleges and Employers (NACE), i piani di assunzione risultano stagnanti e il mercato del lavoro per i neolaureati appare in netto deterioramento.
Un sondaggio condotto tra 183 aziende tra agosto e settembre mostra che il 51% dei datori di lavoro considera il mercato “scarso” o “discreto”, una valutazione che non si registrava dai periodi critici della pandemia. Solo il 2% ritiene la situazione “eccellente”. Il rallentamento arriva dopo una serie di licenziamenti di massa da parte di grandi colossi come Amazon, UPS e Verizon, quest’ultima impegnata in un piano di tagli fino a 15.000 posti.
Sebbene le previsioni parlino formalmente di un aumento dell’1,6% delle assunzioni dei laureati del 2026, si tratta comunque di un forte ridimensionamento rispetto alle proiezioni viste per la classe del 2025. Storicamente, le assunzioni primaverili risultano inferiori rispetto alle stime autunnali, e i dati confermano un trend già in declino: le opportunità di lavoro a tempo pieno, secondo la piattaforma Handshake, sono scese del 16% su base annua, mentre il numero di candidature per singola posizione è aumentato del 26%. Oltre il 60% dei futuri laureati si dice pessimista sulle proprie prospettive di carriera.
A complicare ulteriormente il quadro è la concorrenza crescente. L’automazione e l’adozione di strumenti di intelligenza artificiale stanno riducendo la domanda di neolaureati, che spesso vengono scavalcati da professionisti a metà carriera licenziati. Secondo l’ex reclutatrice Giavanna Vega, molte aziende “non sanno dove investire” e ritengono che i giovani non possiedano la formazione necessaria. Il tasso di disoccupazione dei neolaureati è salito al 4,8%, il più alto degli ultimi quattro anni.
Sul mercato pesa anche l’arrivo massiccio di laureati stranieri tramite i programmi di visto come H-1B e OPT, che consentono a centinaia di migliaia di studenti internazionali di lavorare negli Stati Uniti in ambiti tradizionalmente destinati ai neolaureati americani. Il Dipartimento di Giustizia, sotto la guida del vice procuratore generale Harmeet Dhillon, si è impegnato a rafforzare i controlli sui visti per contrastare quella che viene descritta come “sostituzione sistemica” dei lavoratori nazionali. Funzionari dell’amministrazione Trump e analisti del settore sottolineano che tali programmi starebbero comprimendo i salari e limitando le opportunità per i giovani americani, in particolare nei settori STEM.
La questione coinvolge anche il sistema universitario: sempre più università pubbliche ammettono studenti internazionali che poi convertono i loro visti in permessi di lavoro, aumentando la pressione sul mercato. Commentatori come Rich Kaye evidenziano come questa pratica possa sottrarre posti a studenti statunitensi nei settori più richiesti.
La frustrazione cresce anche tra i diretti interessati. Neolaureati come Nalin Haley descrivono una situazione critica: “È passato un anno e mezzo e nessuno dei miei amici ha un lavoro”, ha dichiarato, esprimendo un sentimento sempre più diffuso tra le nuove generazioni che faticano a inserirsi in un mercato del lavoro in rapido cambiamento.
