(AGENPARL) - Roma, 14 Novembre 2025Ogni anno, quando si avvicina la Giornata Internazionale della Donna, sento riaffiorare con più forza il senso del mio ruolo come direttrice della Cattedra delle Donne ONU. Non è solo una responsabilità istituzionale: è un impegno quotidiano, una promessa che rinnovo ogni volta che incontro una ragazza che lotta per affermare la propria voce, una donna che resiste, una storia che ancora chiede giustizia.
La parità di genere, lo sappiamo, non è una formula astratta né un obiettivo lontano. È qualcosa che riguarda le nostre relazioni, le nostre economie, i nostri spazi di libertà. Parità significa rendere possibile ciò che troppo a lungo è stato considerato eccezione, significa aprire porte che per secoli sono rimaste chiuse, significa soprattutto cambiare il modo in cui guardiamo il mondo — e il modo in cui il mondo guarda le donne.
Nella Cattedra delle Donne ONU questo processo prende forma ogni giorno: attraverso la ricerca, la formazione, i progetti internazionali, ma anche attraverso la cura delle storie. Perché le storie hanno un potere che nessun dato statistico possiede: entrano nella coscienza. Ed è proprio da questa consapevolezza che è nato uno dei percorsi più intensi e simbolici di quest’anno: la pubblicazione della raccolta internazionale di poesie dedicata a Sara.
Sara è un nome, ma è anche un ponte. È la giovane donna che sogna un futuro diverso, è la bambina che cresce tra paure e possibilità, è l’adulta che non vuole più tacere. A lei — e in lei a tutte — abbiamo dedicato una silloge poetica che attraversa paesi, lingue e culture. Autrici di ogni parte del mondo hanno offerto versi che parlano di resistenza, di dolore, di rinascita. Alcune hanno scritto apertamente, altre hanno scelto l’anonimato per proteggersi. Tutte, però, hanno donato un frammento di verità.
La pubblicazione di questa raccolta è, per noi, molto più che un evento culturale. È un atto politico. È una forma di denuncia che utilizza la poesia come strumento di resilienza e di libertà. Ogni poesia dedicata a Sara racconta una ferita, una domanda, un sogno. Racconta che la condizione delle donne non è omogenea, ma è universale nella sua richiesta di dignità.
E mentre sfoglio queste pagine — pagine che arrivano dall’Africa, dall’America Latina, dall’Europa, dal Medio Oriente, dall’Asia — penso a quanto sia potente il linguaggio quando diventa luogo d’incontro. Penso a quanto sia urgente ascoltare le parole che nascono dall’esperienza vissuta, non solo dalle analisi teoriche.
Nella Giornata Internazionale della Donna, questa silloge diventa un simbolo di ciò che vogliamo essere: un ponte tra mondi diversi, una casa per le voci che non vogliono più essere messe a tacere, un impegno concreto per un futuro più giusto. Perché la parità non si raggiunge solo cambiando le leggi, ma cambiando la narrazione. E la narrazione cambia quando riconosciamo la forza delle nostre storie.
Dedicare a Sara una raccolta internazionale significa riconoscere che ogni donna, ovunque nel mondo, merita un nome che non venga cancellato, un volto che non venga voltato, una voce che non venga soffocata. È un invito a ricordare, ma anche a costruire. È un modo per dire che non basta parlare di diritti: dobbiamo renderli vivi, incarnati, condivisi.
E allora, in questa giornata che celebra il coraggio delle donne di ieri e di oggi, porto con me la certezza che la poesia — proprio la poesia — può aprire strade che la politica da sola non riesce a percorrere. Può guarire, può denunciare, può trasformare.
E può, soprattutto, dare un futuro a ogni Sara del mondo.
Lo dichiara Antonietta Micali, direttrice della Cattedra delle Donne ONU
