(AGENPARL) - Roma, 13 Novembre 2025(AGENPARL) – Thu 13 November 2025 *COMUNICATO STAMPA*
*Taxi in protesta all’Assemblea Anci: la presenza di Uber fa infuriare la
categoria *
*Presidio a Bologna con tassisti arrivati da tutta Italia. Uritaxi: “Le
istituzioni parlano di mobilità pubblica e poi invitano chi ha creato
problemi ovunque nel mondo”*
Firenze, 13 novembre 2025 – Questa mattina, davanti alla sede della 42esima
assemblea annuale Anci, si è svolto un presidio dei tassisti italiani per
protestare contro la presenza di Uber tra i partner ufficiali dell’evento.
La protesta nasce dalla scelta dell’Anci di accogliere come partner una
piattaforma che, secondo la categoria, rappresenta un modello aziendale in
contrasto con i principi di legalità, trasparenza e tutela dell’utenza che
caratterizzano il servizio taxi regolamentato. Nel corso del presidio sono
stati distribuiti materiali che ricordano le principali inchieste
internazionali e le criticità attribuite negli anni a Uber in diversi
Paesi, dall’evasione fiscale alle violazioni della privacy, fino alle
questioni legate alla sicurezza dei passeggeri e alle discriminazioni
algoritmiche.
«Siamo a Bologna – afferma Claudio Giudici, presidente di Uritaxi e del
consorzio Taxi Move – per affermare un principio semplice: non si può
parlare di mobilità pubblica e di servizi ai cittadini dando allo stesso
tempo spazio a chi, in mezzo mondo, è stato al centro di scandali e
comportamenti contrari alle regole. I tassisti italiani lavorano ogni
giorno dentro un sistema chiaro, controllato, con tariffe regolamentate e
responsabilità precise verso l’utenza. È difficile accettare che le
istituzioni locali decidano di legittimare un modello che ha prodotto
precarietà, opacità e problemi gravi per i cittadini».
«Il nostro – aggiunge Giudici – non è solo un mestiere, è un servizio
pubblico. Garantiamo trasparenza, sicurezza, accessibilità per le persone
fragili e continuità anche nei momenti difficili. C*i stupisce vedere
l’Anci aprire le porte a realtà che non hanno mai garantito le stesse
tutele. Chiediamo che le istituzioni riconsiderino questa scelta e tornino
a confrontarsi con chi il servizio di mobilità urbana lo svolge davvero e
con responsabilità*».
