(AGENPARL) - Roma, 12 Novembre 2025(AGENPARL) – Wed 12 November 2025 Onorevole Marinella Pacifico, già Senatrice della Repubblica
Componente Commissione Esteri, Segretario Comitato Schengen
Presidente UIP Italia-Tunisia.
Roma, 12 novembre 2025
COMUNICATO STAMPA
CECCHETTIN IN COMMISSIONE FEMMINICIDI: L’EDUCAZIONE AFFETTIVA NON È UN PERICOLO, È UNA PROTEZIONE. LA MAGGIORANZA IMBARAZZATA LIMITA IL SUO MESSAGGIO CON IL DDL CONSENSO INFORMATO. PACIFICO: OSCURANTISMO LEGHISTA, PER GIULIA SERVONO LEGGI CHE PROTEGGANO NON CHE CENSURINO.
Ieri, 11 novembre 2025, a due anni dall’omicidio di Giulia Cecchettin, il padre Gino Cecchettin, Presidente della Fondazione Giulia Cecchettin, ha relazionato in Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio. Di seguito il testo integrale del suo intervento, applaudito all’unanimità:
“Non sono un politico, non sono un esperto. Sono semplicemente un padre che ha visto la propria vita cambiare per sempre due anni fa. Ho perso mia figlia, una ragazza piena di vita, curiosa, generosa, capace di vedere il bene anche dove non c’era. Da quel giorno il mio mondo si è fermato, ma non potevo restare fermo anch’io. Non c’è futuro, ti viene tolto anche il futuro – un futuro fatto di abbracci, di ricordi e di giornate che non ci saranno più. Che in qualche modo dovevo riempire e quindi ho scelto di reagire, di dare un senso a quel dolore che rischiava di distruggermi. Così è nata la Fondazione Giulia Cecchettin: non per coltivare la memoria del dolore, ma per trasformarla in impegno, perché se non cambiamo la cultura che genera la violenza, continueremo a piangere altre Giulie, altre famiglie, altre vite spezzate. Oggi la violenza di genere viene spesso raccontata come un’emergenza, ma non lo è. È un fenomeno strutturale, radicato nella nostra cultura, nei linguaggi, nei modelli di relazione, negli stereotipi che continuiamo a tramandare. Non nasce all’improvviso, non è un raptus, cresce lentamente in una società che troppo spesso giustifica, minimizza o resta in silenzio. Non sono qui per chiedere più punizioni o leggi più dure. La giustizia serve, ma arriva sempre dopo. Io sono qui per parlare di ciò che può arrivare prima: la prevenzione e quindi l’educazione. Noi della Fondazione crediamo che l’unica risposta duratura alla violenza sia educare al rispetto, all’empatia, alla libertà reciproca. E questo può avvenire solo nella scuola, il luogo dove si formano le persone, non solo gli studenti. So bene che ci sono paure, resistenze e incomprensioni, ma vi assicuro che l’educazione affettiva non è un pericolo, è una protezione. Non toglie nulla a nessuno, ma aggiunge qualcosa a tutti: consapevolezza, rispetto e umanità. Parlare di educazione affettiva significa insegnare ai ragazzi a conoscere se stessi, a gestire le emozioni, a riconoscere i confini e chiedere e dare consenso. Significa insegnare che l’amore non è possesso, che la forza non è dominio, che il rispetto è la base di ogni relazione. Una scuola che non parla di affettività, di rispetto, di parità è una scuola che lascia soli i ragazzi di fronte a un mondo che grida messaggi distorti. Quando la scuola tace, parlano i social, parlano i modelli tossici, parlano i silenzi degli adulti. Noi abbiamo il dovere di dare ai giovani strumenti per orientarsi, non solo nozioni per studiare. Credo che l’educazione sia l’unica risposta sistematica possibile. Non possiamo delegare ai tribunali ciò che spetta alla scuola, alla famiglia, alle istituzioni culturali. E lì, nelle aule, nei luoghi di formazione, possiamo insegnare ai nostri ragazzi a riconoscere la violenza prima che si trasformi in gesto, prima che diventi tragedia. Il mio impegno e quello della Fondazione nasce dal desiderio di evitare che altri genitori debbano vivere ciò che ho vissuto io, ma anche nella speranza che un giorno non servano più le fondazioni intitolate a ragazze uccise, perché avremmo imparato a riconoscere il valore sacro della libertà di ciascuno, il valore sacro della vita. Non si tratta di ideologia, ma di civiltà. Possiamo cambiare ciò che è stato? No. Ma possiamo cambiare ciò che sarà. Per Giulia e per tutte le Giulie che verranno, vi chiedo di fare una scelta coraggiosa: di credere nell’educazione come prima forma di giustizia, come la vera forma di prevenzione”. Mentre Gino Cecchettin invoca l’educazione come “prima forma di giustizia”, la maggioranza in Parlamento – visibilmente in imbarazzo – limita il senso del suo messaggio con il DDL sul consenso informato in ambito scolastico.
Ieri in Aula alla Camera, mentre il padre ribadiva che “l’educazione serve a partire dalla scuola dell’infanzia” e che “l’educazione affettiva non toglie niente a nessuno” la maggioranza ha bocciato pregiudiziali ed emendamenti, imponendo un testo che vieta tutte le attività di educazione affettiva nelle scuole dell’infanzia e primarie, subordina al consenso parentale esplicito (opt-in) tali attività nelle secondarie, con obbligo di disclosure dettagliata di temi e materiali.
Un “patto educativo” che è censura burocratica, trasformando la prevenzione in eccezione, ignora che l’86,7% delle scuole italiane già promuove queste iniziative con risultati positivi su bullismo e violenza di genere. È la volontà oscurantista della Lega a guidare questa deriva con l’Atto Camera 2271 a firma del Ministro Valditara, che nega l’evidenza scientifica dell’OMS sull’efficacia dell’educazione sessuo-affettiva nella prevenzione della violenza di genere e con l’Atto Camera 2278, a prima firma del leghista Rossano Sasso, che estende il controllo parentale a “identità di genere e affettività”, evocando “indottrinamento LGBT” e “attivisti di estrema sinistra”. Gli emendamenti leghisti, come quello di Giorgia Latini, prima per vietare tout court alle medie e poi ritrattati per l’imbarazzo di Forza Italia, rivelano una strategia ideologica del “non prevenire, ma oscurare”. La Lega preferisce il silenzio alle aule sul consenso, mentre il 96% dei femminicidi avviene in ambito familiare o relazionale, proprio dove l’educazione manca. Questo non è conservatorismo ma oscurantismo puro, un passo indietro che umilia la memoria di Giulia. Chiedo alla maggioranza quanto durerà questo imbarazzo e all’opposizione di continuare a battersi per emendamenti che rendano obbligatoria e universale l’educazione affettiva. Per Giulia non bastano gli applausi in commissione, servono leggi che proteggano non che censurino. Dichiarazione dell’Onorevole Marinella Pacifico, già Senatrice della Repubblica.
