(AGENPARL) - Roma, 10 Novembre 2025(AGENPARL) – Mon 10 November 2025 *Cnpr forum: “Semplificazione, competitività e sostenibilità fiscale: a che
punto siamo?”*
*Gusmeroli (Lega): “Rottamazione quinques nella legge di Bilancio”*
*Misiani (PD): “Mini-taglio Irpef inferiore al fiscal drag”*
*Lovecchio (FI): “Ridotta aliquota a redditi medio-bassi”*
*Caramiello (M5s): “Pressione fiscale elevata”*
«La rateizzazione lunga delle cartelle esattoriali, conosciuta come
*Rottamazione
quinques*, è finalmente entrata nella Legge di Bilancio. Si tratta di un
provvedimento di grande importanza sociale che offre una concreta
opportunità a milioni di cittadini che, pur avendo dichiarato le imposte,
non sono riusciti a pagarle. La misura prevede una rateizzazione fino a
nove anni con rate di importo uguale e la fine del meccanismo di decadenza
in caso di mancato pagamento di una sola rata. Stiamo inoltre lavorando,
attraverso la manovra e gli emendamenti, per ampliare la platea dei
beneficiari.
Già oggi la misura riguarda un numero molto ampio di contribuenti: tutti
coloro che hanno ricevuto cartelle esattoriali fino al 31 dicembre 2023,
secondo quanto previsto dal progetto di legge della Lega, a mia prima
firma, depositato alla Camera e al Senato. La *Rottamazione *consente di
sanare il passato e, allo stesso tempo, di pagare le imposte correnti,
contribuendo così ad aumentare il gettito fiscale dell’anno in corso. In
questo modo sarà possibile ridurre la pressione fiscale ulteriormente, che
in Italia resta ancora troppo alta, alleggerendo il peso su famiglie e
imprese».
Lo ha annunciato *Alberto Gusmeroli *(Lega), presidente della Commissione
Attività produttive a Montecitorio, nel corso del Cnpr forum
“Semplificazione, competitività e sostenibilità fiscale: a che punto
siamo?”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti
contabili, presieduta da *Luigi Pagliuca*.
Scettico *Antonio Misiani *(Partito Democratico), vicepresidente della
Commissione Bilancio a Palazzo Madama: «Siamo molto lontani da quella
riforma definita “epocale” dal viceministro Leo. La pressione fiscale, che
nel 2022 all’insediamento del governo Meloni era al 41,7% del PIL, nel 2025
è salita al 42,8% e resterà così anche nel 2026. Oggi famiglie e imprese
sopportano un carico fiscale più alto di tre anni fa, nonostante i
tentativi di riduzione delle tasse.
Anche la legge di Bilancio è deludente: prevede solo un mini-taglio
dell’Irpef di due punti sul secondo scaglione, con un impatto di circa 3
miliardi di euro per 13,6 milioni di contribuenti. Un taglio inferiore al
gettito aggiuntivo che lo Stato incassa ogni anno per effetto del fiscal
drag. In sostanza, lo Stato con una mano dà e con l’altra si riprende di
più.
Questo frena la crescita economica, ferma intorno allo 0,5%, troppo bassa
per garantire sviluppo e tenuta dei conti pubblici. Servono politiche più
incisive, anche con un programma stabile di incentivi agli investimenti in
tecnologie innovative. Il governo ha reintrodotto super e
iper-ammortamento, ma con soli 4 miliardi di euro disponibili, mentre
servirebbero molte più risorse per un piano almeno triennale».
Secondo *Giorgio Lovecchio*, parlamentare di Forza Italia della Commissione
Finanze alla Camera: «La riforma del fisco era uno degli impegni assunti
con il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, rappresenta un pilastro della
modernizzazione del Paese. Abbiamo tracciato una prima struttura con la
legge delega e con i decreti attuativi su Irpef, contenzioso e rapporto tra
contribuenti e Pubblica Amministrazione.
La nuova legge di bilancio va nella stessa direzione, alleggerendo il
carico fiscale su lavoro e ceto medio e riducendo le aliquote sui redditi
medio-bassi come misura di equità. Restano da completare i capitoli su
semplificazione e riscossione, decisivi per rendere il sistema più
efficiente.
Siamo in linea con gli obiettivi europei di un fisco più leggero, senza
nuove tasse e con un rafforzato contrasto all’evasione. Ma è altrettanto
necessario sostenere le imprese italiane, oggi alle prese con costi elevati
e un quadro normativo instabile.
Non servono bonus, ma certezze e stabilità: un’Ires premiale per chi assume
o investe, il rafforzamento dei crediti d’imposta per la Transizione 4.0 e
dei contratti di sviluppo possono davvero mettere le imprese italiane nelle
condizioni di competere e crescere».
Punta il dito sulla mancata riduzione della pressione fiscale *Alessandro
Caramiello*, deputato del M5s nella Commissione Parlamentare per
l’Attuazione del Federalismo fiscale: «Le previsioni del Governo indicano
per il 2025 un livello di pressione fiscale pari al 42,8% del PIL con una
stabilizzazione nel 2026, una lieve risalita nel 2027 e una successiva
riduzione nel 2028. Bisogna fare un passo indietro e guardare al 2023, anno
in cui la pressione fiscale ha registrato una tendenza al rialzo che,
purtroppo, oggi non è semplice arginare. È importante ricordare che, nel
linguaggio economico, una pressione fiscale così elevata significa che una
parte significativa della ricchezza prodotta dal Paese confluisce nelle
casse dello Stato. In questo contesto, la domanda centrale è se stiamo
realmente compiendo progressi verso una tassazione più leggera per famiglie
e imprese, oppure se ci troviamo di fronte a una lettura dei conti pubblici
che, pur presentando dati formalmente positivi, non si traduce in
un’effettiva riduzione del carico fiscale per chi vive quotidianamente con
redditi medi o modesti. La dinamica, infine, è ulteriormente complicata
dagli effetti del cosiddetto “drenaggio fiscale”, che erode il potere
d’acquisto dei contribuenti e vanifica in parte gli interventi di
alleggerimento tributario annunciati».
Nel corso del dibattito moderato da *Anna Maria Belforte*, il punto di
vista dei professionisti è stato espresso da *Mario Chiappuella*,
commercialista e revisore legale dell’Odcec di Massa Carrara: “Si è fatto
nel corso degli anni un abuso del termine ‘semplificazione’ senza che si
sia mai tradotto in atti concreti. Noi commercialisti continuiamo nel
dialogo con il governo di turno ma aspettiamo segnali concreti
nell’interesse di cittadini, imprese e di noi ‘professionisti. Se vogliamo
garantire competitività alle nostre imprese bisogna intervenire
urgentemente sul piano fiscale assicurando loro anche una certa stabilità e
continuità delle misure, consentendo così la programmazione degli
investimenti e l’innovazione dei processi”. Le conclusioni sono state
affidate a *Paolo Longoni*, consigliere dell’Istituto nazionale Esperti
contabili: «L’Italia non sta raggiungendo gli obiettivi di riduzione della
pressione fiscale né di equità, con una tassazione sproporzionata tra
redditi bassi, medi e alti e differenze legate alle flat tax. Pur
riconoscendo alcuni progressi nel contrasto all’evasione, occorre
evidenziare che i controlli si concentrano sui contribuenti noti, mentre
restano esclusi molti evasori totali. La vera criticità è che pochi pagano
troppo. Non è il sistema tributario in sé a essere complesso, ma il regime
degli adempimenti, che andrebbe semplificato per rendere il fisco più
giusto ed efficiente».
*In allegato la foto dei protagonisti (da sinistra in senso orario Alberto
Gusmeroli, Antonio Misiani, Alessandro Caramiello e Giorgio Lovecchio) *
