(AGENPARL) - Roma, 7 Novembre 2025(AGENPARL) – Fri 07 November 2025 Cairo e organizzata dalla Missione Archeologica dell’Università del
Salento, missione diretta dalla professoressa Paola Davoli.
Confidando nella pubblicazione, vi inviamo anche due foto.
Cordiali saluti
Paola Ancora
Ufficio Comunicazione istituzionale
Università del Salento
*“SOKNOPAIOU NESOS – IL TEMPIO DI SOBEK E ISIDE NEPHERSES”LA MOSTRA IN
EGITTO E LA RICOSTRUZIONE IN 3D DEL TEMPIO*
Una monumentale sala dei banchetti rituali è l’ultimo tassello della
ricostruzione in 3D del tempio di Sobek e Iside Nepherses che arricchisce
la mostra allestita al Museo Egizio del Cairo e organizzata dalla Missione
Archeologica dell’Università del Salento –diretta dalla professoressa Paola
Davoli – e sotto l’egida di Mohamed Ismail, segretario generale del
Consiglio Supremo delle Antichità, in collaborazione con l’Ambasciata
d’Italia e il Museo del Cairo.
La mostra – inaugurata il 29 ottobre scorso – si intitola appunto
“Soknopaiou Nesos – Il Tempio di Sobek e Iside Nepherses” e sintetizza
oltre vent’anni di scavi (2003–2024) a Soknopaiou Nesos (l’attuale Dime
es-Seba, nel Fayyum) condotti da un team dell’ateneo salentino, guidato
dalla professoressa Davoli, con un focus sull’area sacra del tempio di
Soknopaios, una divinità dalle sembianze di coccodrillo e dalla testa di
falco. Il santuario fiorì tra l’epoca tolemaica e quella romana (III secolo
a.C. – metà del III secolo d.C.) e probabilmente fu un importante centro
religioso già in epoca faraonica. L’esposizione, in particolare, si
concentra su due contesti di particolare importanza che riportano
l’attenzione su monumenti e oggetti rinvenuti in passato e già presenti nel
museo, come il naos, ovvero il mobile in pietra che conteneva la statua del
dio, rinvenuto da Ahmed Bey Kamal nel 1914 e ora ricomposto con parti
recentemente ritrovate. Anche due pannelli lignei raffiguranti divinità
egiziane in stile romano sono stati ricomposti con altre parti già
conservate nel museo e rinvenute alla fine dell’800 e con sezioni ritrovate
invece nel 2017 in una grande sala per banchetti rituali.
I visitatori della mostra – che resterà aperta fino alla fine dell’anno –
potranno scoprire il funzionamento del tempio attraverso una selezione di
reperti che illustrano aspetti della religione, dei rituali, delle
festività e della vita sacerdotale. E potranno ammirare la ricostruzione
della cittadina, del tempio e della sala per i banchetti rituali,
recentemente scoperta.
«È stata una bella sfida poter allestire nel museo i materiali da noi
portati alla luce e conservati nel Magazzino del Supreme Council of
Antiquities del Fayyum. La scoperta di elementi che si ricompongono con
altri trovati in passato e conservati nel museo senza una provenienza certa
– commenta Davoli – consente di capire i contesti di uso dei monumenti e
degli oggetti e permette di ridare vita al tempio e a coloro che
partecipavano al culto. La mostra non ha solo un valore scientifico, ma è
un modo per rendere noti al pubblico internazionale i risultati di un lungo
lavoro sul campo, finanziato per lo più con fondi pubblici e senza il quale
la scienza storica non potrebbe avanzare».
