(AGENPARL) - Roma, 7 Novembre 2025La fiducia del consumatore nasce dalla trasparenza. Sapere cosa acquistiamo, da dove arriva e come è stato prodotto è oggi una necessità etica, economica e culturale. È il presupposto per difendere il Made in Italy e rafforzare la competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali.
In questo contesto, Meritocrazia Italia ha condotto uno studio approfondito sulle normative europee e nazionali in materia di etichettatura, analizzando le più recenti evoluzioni legislative e le esperienze più avanzate di tracciabilità a livello internazionale.
Il Regolamento (UE) n. 1169/2011 stabilisce le informazioni obbligatorie da fornire al consumatore: ingredienti, allergeni, quantità netta, valori nutrizionali e, in alcuni casi, l’origine dell’alimento. Il principio generale è quello della chiarezza e veridicità delle informazioni, ma l’obbligo di indicare l’origine delle materie prime è previsto solo per specifiche categorie di prodotti – come carne fresca o miele – oppure nei casi in cui la mancanza possa risultare ingannevole.
L’Italia, consapevole del valore strategico della tracciabilità per la propria economia agroalimentare, ha scelto di andare oltre i minimi previsti dal diritto europeo. Con una serie di decreti ministeriali, come quelli relativi alla pasta, al riso, al latte e ai derivati del pomodoro, ha introdotto l’obbligo sperimentale di indicare l’origine delle materie prime in etichetta, prorogato fino al 31 dicembre 2025.
È una scelta che nasce dal desiderio di tutelare il Made in Italy, contrastare le frodi e garantire ai cittadini una scelta realmente consapevole. Tuttavia, questa doppia velocità – con una cornice europea più generale e una normativa italiana più stringente – crea disallineamenti e costi aggiuntivi per molte imprese, soprattutto piccole e medie. È quindi tempo di proporre un modello armonizzato, digitale, trasparente e verificabile.
Tra le esperienze straniere di tracciabilità e trasparenza, si segnalano i progetti Provenance Project nel Regno Unito, che tra il 2015 e il 2017 sperimentarono l’uso di QR code e blockchain per certificare la provenienza dei prodotti ittici e agricoli; il sistema IBM Food Trust, che connette produttori e distributori per tracciare origine, lotto e qualità dei prodotti alimentari; e le iniziative di grandi catene europee, come Carrefour, che già consentono ai consumatori di scansionare un QR e conoscere l’origine precisa di ogni prodotto. Emergono anche gli standard GS1, che regolano a livello internazionale l’identificazione dei prodotti e dei lotti, e i progetti di open data come Open Food Facts, che mostrano come la trasparenza possa essere condivisa e partecipata. A tutto questo si aggiunge il percorso normativo europeo verso il Digital Product Passport, introdotto dal regolamento ESPR, che apre la strada a una digitalizzazione sistematica delle informazioni di prodotto, oggi pensata soprattutto per i beni durevoli ma che presto potrà essere estesa anche agli alimenti.
Da questa analisi emerge un dato chiaro: gli strumenti tecnologici per una tracciabilità completa esistono già, ma manca un modello unificato, chiaro e certificato che renda le informazioni immediatamente leggibili e verificabili dal consumatore.
Da qui nasce la proposta di Meritocrazia Italia per un sistema di etichettatura evoluto: il ‘Provenance Ribbon’.
Il Provenance Ribbon è concepito come un nastro informativo standard, presente su ogni confezione e collegato digitalmente a un registro pubblico. Per ogni lotto di produzione, il Ribbon mostrerebbe tre dati chiave: la provenienza delle materie prime, espressa in percentuale di origine italiana o estera; il luogo della trasformazione o del confezionamento; e un indice sintetico di autenticità italiana, calcolato secondo criteri oggettivi come l’origine delle materie prime, la localizzazione della lavorazione, le certificazioni DOP/IGP e le verifiche indipendenti.
Ogni Ribbon sarebbe verificabile tramite un QR code certificato, collegato a una banca dati nazionale gestita da autorità pubbliche e interoperabile con gli standard GS1 e con i futuri passaporti digitali europei. A differenza di altri progetti pilota già sperimentati nel mondo, il Provenance Ribbon non si limita a introdurre un’innovazione tecnologica, ma si propone come una vera innovazione di sistema: un modello unico di trasparenza, semplificazione e valorizzazione del Made in Italy.
Lo studio condotto conferma che l’idea non risulta ancora formalmente adottata in nessun Paese dell’Unione Europea con questa denominazione o struttura, ma unisce in modo originale tecnologie già validate e principi normativi esistenti.
Un progetto pilota nazionale, avviato su alcune filiere simbolo come l’olio extravergine d’oliva, la pasta di grano duro e i formaggi DOP, potrebbe testarne l’efficacia in dodici mesi, con costi contenuti e ricadute economiche e reputazionali significative.
Meritocrazia Italia propone dunque un passo verso un’Italia più trasparente e competitiva, attraverso un programma concreto di azioni: estendere e uniformare
– l’indicazione d’origine con criteri chiari e proporzionati;
– avviare il progetto pilota del Provenance Ribbon;
– creare un registro pubblico digitale dei lotti integrato con gli standard internazionali;
– definire un indice ufficiale di autenticità;
– sostenere le PMI con strumenti gratuiti di adeguamento e formazione;
– promuovere campagne di informazione per educare i cittadini a leggere e comprendere le nuove etichette.
Stop war.
