(AGENPARL) - Roma, 7 Novembre 2025(AGENPARL) – Fri 07 November 2025 Lectio Magistralis di Antonio Patuelli, Presidente Associazione Bancaria Italiana – Università di Pisa
Magnifico Rettore, Autorità Accademiche, Civili e Militari, Signore e Signori,
ringrazio vivamente per l’alto onore conferitomi dall’Università di Pisa, una delle più antiche e prestigiose d’Italia e d’Europa.
Mi emoziona ulteriormente che questo alto onore mi venga conferito esattamente mezzo secolo dopo la Laurea in Giurisprudenza che ho conseguito al termine degli studi in Giurisprudenza all’Università di Firenze.
Magnifico Rettore, Autorità, Signore e Signori,
le banche in Italia non sono un sistema, un complesso di elementi organico e funzionalmente unitario: non lo erano nell’Ottocento, quando in gran parte nacquero (dopo le razzie napoleoniche soprattutto dei Monti di Pietà) e crebbero in modi diversi nei vari Stati italiani antecedenti all’Unità d’Italia.
Dopo il 1861 l’Autorità di Vigilanza sulle banche in Italia non fu specifica, ma interna ai Governi, in particolare nel Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio.
La Banca d’Italia nacque con legge Giolitti del 1893, non come unico Istituto di emissione. Soltanto nel Novecento la Banca d’Italia, con forti competenze culturali e metodologiche, acquisì la piena Vigilanza sulle banche.
Da metà degli anni Venti del Novecento, anche con nazionalizzazioni conseguenti a gravi crisi, il molto eterogeneo mondo bancario italiano venne trasformato in un “sistema”, con rigidezze frutto dei tempi. Poi i disastri della seconda guerra mondiale impoverirono assai gravemente l’Italia e nel dopoguerra rimase parte dell’impalcatura giuridica e finanziaria sulle banche in Italia, sostanzialmente quasi inalterata fino agli anni Ottanta del Novecento, quando iniziarono le spinte europee alle liberalizzazioni bancarie che, in pochissimi anni, portarono in Italia alla legge Amato-Carli del 1990 di trasformazioni dei Monti di Pietà e delle variegate Casse di Risparmio in Società per Azioni, distinte da Fondazioni, e al fondamentale Testo Unico Bancario, entrato in vigore dal 1994, che rappresenta il pilastro fondamentale (sempre da allora aggiornato) delle norme innanzitutto di diritto bancario italiano. Dopo l’emanazione del Testo Unico Bancario, che ha sostituito la vecchia Legge bancaria del 1936, si sono sviluppate anche imponenti e rapide privatizzazioni della parte pubblica del mondo bancario, favorendo la nascita di Gruppi di maggiori dimensioni.
La Legge Ciampi del 1999 ha, poi, riformato le Fondazioni di origine bancaria, con conseguenze anche sulle partecipazioni bancarie.
In questo nuovo secolo vi è stata soprattutto in Italia anche l’ampia apertura al capitale straniero che ha colmato anche talune debolezze del capitalismo italiano, rendendo ulteriormente competitivo e concorrenziale il mercato bancario in Italia.
Non deve sorprendere la presenza significativa di capitali di altre parti d’Europa nelle proprietà di banche italiane: già a fine Ottocento, con capitali non italiani, erano nate e cresciute importanti banche in Italia.
Nel 1915 l’illustre economista Francesco Saverio Nitti pubblicò il fondamentale libro sul “Capitale straniero in Italia”, protagonista in grandi investimenti innanzitutto per servizi pubblici e infrastrutture.
Nei due primi decenni di questo secolo le riforme del diritto societario italiano sono proseguite con quella delle Banche Popolari, che ne ha trasformato le principali in Società per Azioni, favorendone le scalate, possibili prima con Offerte pubbliche di acquisto condizionate alla trasformazione in spa. Anche le antiche Casse Rurali e Artigiane, poi cresciute come Banche di Credito Cooperativo, sono state protagoniste di una riforma che le ha portate a raggrupparsi in due Gruppi bancari cooperativi, oltre alle Raiffeisen dell’Alto Adige.
Insomma, per spinte europee e per continue riforme nazionali, per la forte apertura e concorrenzialità del mercato bancario italiano, anche colpito da una decina di crisi in questo nuovo secolo, il mondo bancario italiano si è profondamente trasformato, più di quanto è avvenuto nel resto d’Europa.
Il mercato, nel pluralismo delle diversità qualitative e quantitative, è stato anch’esso determinante nel selezionare le banche più solide, come aveva profetizzato Luigi Einaudi fin dagli anni Trenta del Novecento, quando le banche in Italia erano tremila, mentre oggi i gruppi bancari e le banche indipendenti in Italia sono un centinaio.
Nemmeno quello bancario europeo è un “sistema”.
L’Unione bancaria europea, nata nel novembre 2014 nell’area dell’Euro, ha portato innanzitutto alla stretta collaborazione fra le Banche Centrali nazionali divenute “Sistema Europeo di Banche Centrali” e coagulate nella Banca Centrale Europea. Ciò è stato indispensabile per realizzare la Vigilanza unica sulle banche e l’emanazione delle norme connesse.
L’Unione bancaria europea è basata innanzitutto sulle diversità e sulla forte concorrenza fra le banche, pur nella perdurante e contraddittoria sopravvivenza innanzitutto di diritti societari, tributari, penali dell’economia diversi fra loro, il che complica la piena parità concorrenziale bancaria, la più snella operatività dei gruppi bancari paneuropei e le possibili aggregazioni. Quindi l’Unione bancaria europea non ha creato un “sistema” organico, ma un’area, tuttora incompleta, di parità concorrenziale in un mercato unico vigilato dalla BCE-Sistema europeo di Banche Centrali nazionali.
Viviamo in un periodo di gravissimi conflitti che colpiscono innanzitutto per gli aspetti umanitari.
Poi vi sono le preoccupazioni per le ricadute sull’economia e sulla fiducia internazionale, gli elevati costi dell’energia per imprese e famiglie italiane, i commerci appesantiti dai nuovi dazi, le nuove incertezze fra le due sponde dell’Atlantico, le rischiose alterazioni dei rapporti di cambio fra il Dollaro e l’Euro: le banche sono i più sensibili anelli di connessione fra i fattori dell’economia.
L’Unione Europea ha di fronte nuove complessità e necessita di nuove regole istituzionali e di nuovi obiettivi di integrazione.
Un salto di qualità necessita anche il MES che deve essere trasformato in organismo della UE, con le stesse regole di trasparenza della BCE verso il Parlamento Europeo e con finalità coerenti alle nuove sfide.
Le regole di Basilea 3+, prudenziali per le banche, a lungo negoziate e concordate fra le Banche Centrali d’Occidente, non stanno entrando in vigore contemporaneamente in USA e vi subiscono differenti applicazioni che alterano la concorrenza.
Obiettivo strategico delle banche è ora contribuire ad evitare una nuova recessione e favorire la solida ripresa dell’economia e dell’occupazione.
Occorre innanzitutto favorire più cospicui e stabili investimenti produttivi del risparmio e degli utili delle imprese. Necessita incoraggiare la patrimonializzazione e gli investimenti, innanzitutto tecnologici.
Finché non vi saranno gli indispensabili codici europei di diritto bancario, finanziario, tributario e penale dell’economia, occorre che le politiche nazionali garantiscano un equo quadro competitivo nell’Unione europea.
Occorre far progredire l’Unione bancaria europea, bloccata per un decennio da discussioni sulla garanzia europea sui depositi (ora è dei Fondi interbancari nazionali) e su limiti alla detenzione del debito pubblico da parte delle banche.
L’Unione bancaria europea deve diventare rapidamente anche Unione delle regole societarie, del mercato, del risparmio e degli investimenti.
Concordo col Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta: “la semplificazione deve iniziare dall’armonizzazione normativa tra gli Stati membri, evitando che gli operatori attivi su più mercati debbano confrontarsi con regole diverse”.
Occorre ridurre gli adempimenti burocratici per gli obiettivi di sostenibilità che debbono essere perseguiti senza scaricare sulle banche compiti impropri.
Le maggiori sensibilità ambientali, sociali e di govenance rappresentano prioritarie strategie da perseguire giorno per giorno, per una società più giusta, non accrescendo la già eccessiva burocratizzazione.
L’Euro si sta ben diffondendo nei mercati internazionali anche di fronte alle pseudo criptovalute che, in carenza di regole e di controlli, sono destabilizzanti.
Le banche nell’Europa dell’Euro operano con tassi della BCE che sono più bassi di tutti quelli dell’Italia unita e sono circa la metà di quelli di USA e Gran Bretagna, e molto inferiori a quelli dei Paesi UE non appartenenti all’Euro. Ciò rende meno costose le emissioni del debito pubblico, favorisce gli investimenti di famiglie e imprese e costringe le banche ad operare con inferiori margini di interesse.
I tassi non sono l’unico fattore produttivo di concorrenza fra le economie: occorre un fisco più amico innanzitutto per i risparmiatori di medio e lungo periodo ed una sempre maggiore lotta all’evasione fiscale.
Le banche in Italia hanno subìto profonde crisi che hanno colpito diverse tipologie societarie e dimensionali.
La ripresa delle banche in Italia, elemento fondamentale di stabilità e sviluppo, sotto la Vigilanza della Banca d’Italia e della BCE, è maturata prima della fine della lunga fase dei tassi a zero della BCE ed è dipesa da grandi ricapitalizzazioni, svalutazioni di crediti deteriorati, riorganizzazioni anche con i costruttivi comportamenti delle Organizzazioni Sindacali bancarie, grandi investimenti in sempre più nuove tecnologie (nel 2024 oltre sei miliardi di Euro) che le banche effettuano in concorrenza anche con gli operatori non bancari.
L’accresciuta solidità delle banche è indispensabile per garantirne la stabilità prospettica, per sempre nuovi investimenti innanzitutto tecnologici per la maggior tutela dei dati e per la lotta alle tante tipologie di illeciti e di truffe, per l’applicazione dell’intelligenza artificiale, per le nuove criticità dei mercati, per finanziare imprese e famiglie e per affrontare stagnazioni, recessioni, deterioramenti dei crediti, crisi finanziarie e di debiti sovrani e ogni criticità, a cominciare dai rischiosi e nuovi possibili problemi di liquidità.
Di fronte all’intelligenza artificiale occorre innanzitutto spirito critico, come ha detto Papa Leone XIV.
L’intelligenza artificiale deve aiutare le persone, non sostituirle.
Il regolamento DORA della UE, per la resilienza digitale del settore finanziario, sta rafforzando la sorveglianza sui fornitori dei servizi tecnologici, la gestione dei rischi aziendali e la resistenza agli attacchi. Ma DORA non è l’obiettivo massimo che le banche debbono raggiungere per la gestione dei rischi informatici, ma quello minimo obbligatorio per la prevenzione di ogni violazione della riservatezza dei dati.
Con MiCAR le Autorità europee scoraggiano le molto rischiose cripto attività speculative.
La sicurezza tecnologica non è un punto d’arrivo, ma un processo continuo e infinito.
Di fronte ai rischi innanzitutto di illegalità e riciclaggio delle pseudo cripto valute e dei cripto-derivati, devono essere esaminati i progetti, pubblici e privati, di nuovi circuiti europei di pagamenti che rappresentino processi di resilienza, competitività e sovranità monetaria europea, che devono essere sviluppati in stretta applicazione delle normative antiriciclaggio (sulle quali le banche collaborano strettamente con le Autorità) e che non devono penalizzare l’indispensabile solidità di liquidità delle banche.
Intanto, come certifica Banca d’Italia, con continue innovazioni e alta concorrenza, calano sempre più i costi dei pagamenti elettronici per gli utenti, e in Italia sono fra i più bassi d’Europa.
E’ indispensabile contribuire alla responsabile crescita della democrazia economica con l’azionariato diffuso, con sempre più responsabili rapporti con i consumatori e innanzitutto con più educazione finanziaria, privata e pubblica, finalmente riconosciuta dalla legge come parte integrante dell’educazione civica nelle scuole italiane.
Le banche hanno elevate sensibilità sociali che si manifestano innanzitutto nei momenti di calamità naturali dove sono sempre in prima fila per sostenere le popolazioni e le imprese colpite.
Le banche sono all’avanguardia negli equilibri e nelle opportunità professionali dei generi: nel 2024 la presenza femminile nei Consigli di amministrazione delle società quotate del settore finanziario è stata circa del 44%.
Le banche hanno rilevanti sensibilità sociali dirette ed indirette (tramite le Fondazioni di origine bancaria) per la giustizia sociale, dinanzi alle disuguaglianze e alle nuove povertà.
Ogni giorno le banche sostengono le innovazioni, la ricerca scientifica, la crescita dei giovani, il lavoro femminile e i progetti sulle infrastrutture di ogni tipo, accompagnano le imprese che vogliono crescere e le famiglie a costruire il futuro.
Le banche, sempre in concorrenza fra loro, debbono essere sempre indipendenti e costruttive verso lo sviluppo sostenibile, impegnate innanzitutto per l’etica che emana dai principi della Costituzione della Repubblica, per concorrere, come prescrive l’articolo 4, al progresso materiale e spirituale della società.
Oggi serve urgentemente anche un nuovo costituzionalismo digitale europeo per definire doveri e diritti di ciascuno di fronte alle nuove potenzialità e ai rischi per le libertà.
I Banchieri che hanno concorso alla ricostruzione dell’Italia ottant’anni fa erano mossi da alti ideali di libertà, da convinzioni profonde per un mercato ben regolato con piena democrazia economica, frutto di costituzionalismo e di bilanciamento di doveri e diritti, nella certezza del diritto, senza eccessi burocratici, nel perseguimento costante dei principi etici, con forte senso di responsabilità, per un’etica anche superiore alle disposizioni di legge, per la crescita morale, economica, civile e sociale.
L’intransigenza morale è una premessa indispensabile nel far banca, seguendo anche l’indimenticabile esempio degli studenti universitari di Pisa e della Toscana e dei loro professori che, nel 1848, spinti da alti ideali, perfino combatterono a Curtatone e Montanara come volontari per la libertà nella prima guerra d’Indipendenza.
Antonio Patuelli
Presidente Associazione Bancaria Italiana
Pisa, 7 novembre 2025
