(AGENPARL) - Roma, 5 Novembre 2025(AGENPARL) – Wed 05 November 2025 Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui
Testimonianza dal campo
5 novembre 2025
Sudan: Save the Children, “Non dimenticherò mai i corpi per strada” dice un operatore raccontando l’orrore della fuga da El Fasher
Oltre 260.000 persone, tra cui circa 130.000 bambini, rimangono intrappolate all’interno della città assediata, in condizioni di carestia, con un collasso totale dei servizi sanitari e senza una via d’uscita sicura.
Umran*, 52 anni, lavora in Sudan da 10 anni supportando i programmi di Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, a El Fasher e nel campo di Zamzam, dove le famiglie vivono in condizioni di carestia dall’agosto 2024.
La città è sotto assedio da oltre 500 giorni. Domenica scorsa, i media e fonti locali hanno riferito di gravi atrocità mentre le Forze di Supporto Rapido (RSF) prendevano il pieno controllo della città, dove gli operatori umanitari operano in condizioni di estremo rischio.
Oltre 260.000 persone, tra cui circa 130.000 bambini, rimangono intrappolate al suo interno, in condizioni di carestia, con un collasso totale dei servizi sanitari e senza una via d’uscita sicura.Secondo le Nazioni Unite, circa 26.000 persone sono fuggite da El Fasher. I canali di comunicazione rimangono interrotti, ma resoconti attendibili indicano esecuzioni sommarie di civili che tentano la fuga, nonché attacchi per strada e incursioni casa per casa. Quando i combattimenti hanno travolto El Fasher la scorsa settimana, Umran ha assistito a scene inimmaginabili di violenza e orrore. Dopo la caduta della città, ha camminato per due giorni senza fermarsi – per paura di un’imboscata – insieme ad altre famiglie e ai loro figli che erano riusciti a fuggire. Ora si è unito a un team di Save the Children che supporta le famiglie in fuga da El Fasher verso Tawila.
Testimonianza di Umran*
“Nei giorni precedenti la caduta di El Fasher, la città era vulnerabile ed esposta agli attacchi dei gruppi armati. Cadaveri giacevano per le strade e c’era una grave carenza di cibo, acqua e medicine, che rendeva la vita in città molto difficile. Tanti volevano fuggire, ma le strade erano pericolose. Tutti aspettavano un’occasione per andare via, sperando che la situazione potesse in qualche modo migliorare. Ma quel momento non è mai arrivato.
Quando alla fine sono scoppiati i combattimenti, è stato come se il cielo stesso fosse sul punto di crollare. La gente si è resa conto che doveva fuggire: era tutto caotico e orribile. Il fuoco dell’artiglieria, gli spari e i bombardamenti erano estremamente intensi e la gente terrorizzata.
Ho visto molte persone morire per strada, comprese donne e bambini, a causa di colpi da armi da fuoco casuali e proiettili vaganti.
Ho visto anche bambini correre da soli, molto probabilmente separati dalle famiglie. In questa situazione, nessuno era in grado di offrire supporto perché tutti cercavano di evitare i proiettili provenienti da tutte le direzioni, insieme ai droni che attaccavano dall’alto.
Come operatori umanitari, il nostro istinto è sempre quello di proteggere e aiutare gli altri. Ma in quei momenti, nessuno poteva aiutare nessuno. Correvamo tutti per salvarci la vita, cercando di rimanere un passo avanti ai bombardamenti e agli attacchi dei droni. Il massimo che potevo fare era esortare le famiglie a stare lontane dalle zone pericolose, come le strade aperte al traffico durante i bombardamenti. Non potevamo fare di più.
Da quando sono scappato da lì, credo che l’immagine dei morti lasciati per strada per giorni, senza nessuno che li seppellisse e con i cani che vagavano intorno ai loro corpi, mi rimarrà impressa per sempre.
Le persone in tutto il mondo, se sanno cosa significa conservare un minimo di umanità, devono prestare attenzione a ciò che sta accadendo a El Fasher. È un massacro. Uomini armati stanno usando il potere contro i civili, uccidendo persone senza pietà e persino condividendo video dei loro crimini sui social media. Famiglie stanno morendo di fame e bambini crescono circondati da violenza e paura.
Ai leader mondiali e agli operatori umanitari dico questo: assediare le città, affamare le comunità e uccidere civili senza che nessuno ne renda conto sono crimini contro la nostra coscienza comune. Il popolo sudanese merita sicurezza, dignità e pace. I civili hanno bisogno di un passaggio sicuro e di un accesso umanitario senza ostacoli ora. Il tempo è finito. Non possono aspettare oltre.
* nome modificato per motivi di protezione
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