(AGENPARL) - Roma, 5 Novembre 2025(AGENPARL) – Wed 05 November 2025 **Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano**
Comunicato del 05/11/2025, ore 13:10
Nota ai media!
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I lavori del plenum vengono trasmessi in diretta sulla homepage http://www.consiglio-bz.org e sul canale YouTube del Consiglio provinciale. Su quest’ultimo è possibile interrompere lo streaming per rivedere i passaggi precedenti, in caso di interesse a specifici interventi. Alla pagina web http://www.consiglio-bz.org/it/filmati-delle-sedute-del-consiglio è disponibile invece, di norma dal giorno successivo alle riprese, una riproduzione strutturata delle stesse, con la possibilità di cercare e selezionare la discussione su un determinato atto e gli interventi dei singoli consiglieri/delle singole consiglieri.
Consiglio
Lavori Consiglio: Donne senza pensione, Monumenti fascisti
Mozioni di Team K e Süd-Tiroler Freiheit.** Nell’ambito della discussione delle proposte dell’opposizione, questa mattina in Consiglio provinciale a Bolzano, Maria Elisabeth Rieder (Team K) ha chiesto questa mattina, con la Donne che in Alto Adige non percepiscono una pensione (presentata dai conss. Rieder, Köllensperger, Ploner F. e Ploner A. il 13/10/2025), di impegnare la Giunta 1. a svolgere, in collaborazione con l’Istituto provinciale di statistica (ASTAT), un’analisi straordinaria per individuare la percentuale di donne di età pari o superiore a 67 anni prive di prestazioni pensionistiche (comprese quelle che non percepiscono l’assegno sociale) e a differenziare tali dati in base allo stato civile, al background migratorio e al lavoro di cura svolto; 2. a presentare i risultati di tale rilevazione e analisi al Consiglio provinciale entro l’anno 2026; 3. a introdurre per le donne in Alto Adige che non hanno una propria pensione e non percepiscono altri sostegni finanziari, una tutela economica di base i cui presupposti d’accesso vanno definiti con chiarezza. La consigliera ha evidenziato che in Alto Adige molte donne, e soprattutto quelle più anziane, non hanno diritto alla pensione. Sebbene queste donne abbiano spesso svolto per decenni un lavoro di cura e domestico non retribuito, educato i figli e assistito i familiari – compiti che hanno rivestito e rivestono ancora una fondamentale importanza sociale – queste attività non vengono riconosciute dal sistema pensionistico oppure lo sono solo in minima parte. Il mancato diritto a una propria pensione di fatto comporta spesso la dipendenza finanziaria dal coniuge o addirittura da sostegni familiari da parte di figli, parenti o amici. In molti casi, nella terza età ciò si traduce in una dipendenza economica e in una mancanza di autonomia, e per le donne coinvolte ciò comporta una grave limitazione delle loro scelte individuali. Non si tratta di far ricevere loro la stessa pensione di donne che invece hanno lavorato, come alcuni obiettano: il problema riguarda donne che sono rimaste a casa in un periodo in cui mancavano i servizi all’infanzia e il part time; a queste condizioni solo poche potevano permettersi di lavorare, e si intende garantire un’indennità per il contributo che hanno dato alla societá con i propri figli, che oggi lavorano e contribuiscono al gettito fiscale e al benessere della provincia.
Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha ricordato che il tema era già stato trattato in aula, e che una sua mozione era stata respinta, cosa che l’aveva toccata tantissimo. Le donne lavorano tanto, anche quando rientrano a casa dal lavoro, e ci sono donne che poi non hanno nulla, o molto poco, in età anziana. La relativa situazione pensionistica è un disastro, e la Provincia, anche se può fare poco, può innanzitutto sensibilizzare sul tema, ma anche intervenire con aumenti come è accaduto durante la discussione di bilancio, e infine pensare alle anziane di domani, perché ci sono giovani donne che stanno percorrendo la stessa strada.
Secondo Franz Ploner (Team K), cofirmatario, le donne che non percepiscono una pensione sono in una situazione di povertà in età avanzata, e questo riguarda moltissime donne in provincia, nonostante abbiano lavorato per tutta la vita. Una donna su 5 è a rischio povertà, e questa condizione porta anche a isolamento sociale, se non ci si può più permettere nemmeno un caffè con le amiche, ma anche a problemi in termini di salute. La mozione tocca un tasto dolente della società, e va trovata una soluzione.
Andreas Leiter Reber (Freie Fraktion) ha evidenziato l’importanza di avere dei dati su questa situazione che riguarda migliaia di donne. Tuttavia, non vanno trascurati altri gruppi: nel ricco Alto Adige non si è in grado di garantire un sussidio adeguato ad anziani e anziane?. È importante che la situazione di queste donne in situazione di povertà venga rilevata in loco, nei comuni. Nella scorsa legislatura è stata adottata una misura di adeguamento delle pensioni, che riguarda 10.000 persone: i soldi ci sono, ma vanno garantiti i benefici. Le persone bisognose stanno invecchiando, e si è in grande ritardo.
Bernhard Zimmerhofer (Süd-Tiroler Freiheit) ha definito condivisibile la mozione: prima bisogna comprendere i dati del problema, e poi garantire il finanziamento. ci vuole un sistema previdenziale a livello provinciale. tra il 2020 e il 2022 3,5 miliardi sono stati pagati al sistema statale, e con questa base finanziaria si potrebbe trovare una soluzione a queste emergenze.
Un’indagine è legittima, ha detto Sandro Repetto (Partito Democratico), e si tratta anche di un riconoscimento del lavoro femminile. Egli ha ricordato gli interventi per la pensione delle casalinghe, e rilevato che la mozione pare introdurre un discrimine tra donne coniugate e non coniugate, rilevando che ci sono molte coppie che non si sposano per accedere a certi sostegni. È opportuno investire di più in educazione previdenziale, ma anche verificare se considerare la condizione economica della donna non porta il rischio che esse non si vedano più intestato nulla. Ha sostenuto con convinzione il diritto delle donne a una pensione dignitosa, ma senza scorciatoie con effetti distorsivi: va riconosciuto con previdenza complementare il lavoro di cura.
Myriam Atz (Süd-Tiroler Freiheit) ha ringraziato per la mozione, ricordando anche propri documenti sul tema, tra cui una mozione accolta all’unanimità che incaricava la Giunta a confrontarsi con Parlamento per il riconoscimento degli anni dedicati alla cura dei figli. I dati ASTAT dicono che in Alto Adige ci sono 40.000 donne anziane che percepiscono meno di 1.000 €, e un numero molto inferiore di uomini. Circa 900 lavoratrici si licenziano prima del primo anno di vita del figlio: bisogna intervenire per dare alle donne la libera scelta se restare a casa o tornare al lavoro.
Renate Holzeisen (VITA) ha evidenziato che la mozione si rivolge a situazione pregresse e i dati sono essenziali; diversa è la situazione che riguarda donne più giovani, nell’ambito di una situazione generale dove il potere d’acquisto è in forte calo – sono necessari una discussione e un intervento concreto. In Alto Adige si possono adottare determinate misure, anche se non tutto è fattibile, ma il tema deve essere inserito tra le priorità.
Waltraud Deeg (SVP) ha rilevato che il tema emerge molto spesso nei colloqui con la cittadinanza, e riguarda non solo le donne ma anche gli uomini, per esempio in caso di divorzio o separazione. Il termine “lavoro” non va sempre collegato con il reddito: queste donne hanno lavorato, anche a casa, ma il sistema pensionistico non considera il tempo dedicato ai figli, e questo è fatale. La Provincia, in convenzione con la Regione, ha garantito 18.000 € a copertura del periodo dedicato alla cura dei figli, ma non è stata risolta la situazione pregressa: per questo sono importanti i dati per il tempo dedicato ai figli e promosso un fondo integrativo.
L’ass. Rosmarie Pamer, riferendosi al rilevamento dei dati che è importante, ha chiarito cosa si sta già facendo. La povertà in età anziana è un problema molto grave, lo Stato ha una grande responsabilità e il sistema basato sui contributi è un problema per le donne: lei spera che venga modificato. Ci sono prestazioni di sostegno per chi percepisce la pensione minima, e a novembre ci saranno 3.000 pagamenti: una misura importante; inoltre è stata annunciata una modifica dei criteri. Il sostegno si può però dare solo a chi ha già una posizione pensionistica, pertanto bisogna adattare la legge considerando anche le donne che non percepiscono alcuna pensione e che effettivamente hanno bisogno. Il punto 3. non può essere accolto, perché una prestazione economica di base esiste già. In merito all’importo ISEE, se ne discuterá, anche sulla base dei dati ASTAT. Rieder ha replicato che è importante rilevare i dati per verificare quali misure adottare, e esortato a essere molto chiari riguardo ai criteri, invitato a cercare delle varianti per dare un riconoscimento alle donne non registrate all’INPS che non possono ricevere nulla. Si è rammaricata del rigetto del punto 3, dicendosi però disposta a modificarlo. Non si può parlare di bilancio record senza riuscire a trovare una soluzione per queste donne in povertá in età anziana. Ha quindi stralciato al punto 3. le parole “tutela economica di base” sostituendole con “sostegno economico”, chiedendo votazione per parti separate e nominale. Dopo un breve confronto tra Kompatscher e Rieder sul riferimento nella legge in vigore a chi già percepisce una pensione, il presidente della Provincia ha detto che si intende modificare questo aspetto, ma va sempre considerato l‘ISEE, e Rieder ha chiarito che nel punto 3. prevedeva la definizione con chiarezza dei presupposti. La mozione è stata votata per parti separate, e sono stati approvati il punto 1. (33 sì, unanimità) e il punto 2. (33 sì, unanimità). Respinte le premesse e il punto 3.
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha quindi presentato il I monumenti fascisti non sono memoriali – il Monumento alla cosiddetta Vittoria va messo in un museo! (presentato dai conss. Knoll, Atz, Rabensteiner e Zimmerhofer il 14/10/2025), con cui chiedeva che il Consiglio provinciale 1. condannasse l’esibizione di simboli e messaggi fascisti e constatasse che dal cosiddetto Monumento alla Vittoria di Bolzano promana ancora oggi un messaggio ideologico che esalta i crimini del fascismo e offende i Sudtirolesi; 2. prendesse le distanze da qualsiasi tentativo di banalizzare la forza simbolica del cosiddetto Monumento alla Vittoria, presentandolo come monumento culturale “defascistizzato” o come presunto memoriale per la pace, poiché esso non soddisfa in alcun modo i criteri necessari a tale interpretazione; 3. invitasse il Parlamento e il Governo italiani a sospendere ogni progetto di restauro del cosiddetto Monumento alla Vittoria; 4. invitasse il Parlamento e il Governo italiani a procedere alla rimozione del cosiddetto Monumento alla Vittoria e a destinare parti di esso a un Museo di storia contemporanea, dove la sua vicenda venisse presentata al pubblico in modo scientificamente fondato e privo di condizionamenti ideologici; 5. invitasse il Ministero della Difesa italiano e il Corpo degli Alpini a rinunciare a celebrazioni e parate davanti a monumenti e simboli del fascismo; 6. invitasse il Parlamento e il Governo italiani a rimuovere la statua di Cesare situata nel cortile del Comando truppe alpine di Bolzano – il cui basamento è fiancheggiato da fasci littori – nonché tutti gli altri monumenti di epoca fascista di proprietà dello Stato italiano presenti in Sudtirolo, destinandone alcuni o parte di essi, se opportuno, a un Museo di storia contemporanea; 7. invitasse il Parlamento e il Governo italiani a garantire che l’esaltazione e la relativizzazione del fascismo – ad esempio sotto forma di saluto romano, vendita di oggetti di culto fascisti (come il “Vino Mussolini”), esposizione di simboli fascisti (ad esempio la fiamma tricolore), diffusione di messaggi fascisti o uso di denominazioni ispirate al fascismo – siano vietate e perseguite in modo coerente e rigoroso. Knoll ha evidenziato che dalla sua inaugurazione, il 12 luglio 1928, il monumento – eretto per celebrare la vittoria dell’Italia nella Prima guerra mondiale – è rimasto invariato: nonostante le ripetute dichiarazioni di carattere politico e scientifico, non si può parlare di una sua “neutralizzazione ideologica”, poiché manca il presupposto fondamentale; una neutralizzazione ideologica si può considerare tale solo quando un monumento di questo tipo venga smantellato in modo irreversibile e ridotto nelle sue singole parti – come avvenuto, ad esempio, per il “Reichsparteitagsgelände”, ovvero il raduno del Partito Nazionalsocialista a Norimberga. Neppure il centro di documentazione istituito nel 2014 al di sotto del cosiddetto Monumento alla Vittoria contribuisce a tale neutralizzazione. In superficie, infatti – a eccezione dell’anello luminoso installato su una delle colonne, che con una scritta in movimento indica l’allestimento permanente nel piano sotterraneo – tutto è rimasto com’era. Ieri, ha aggiunto Knoll, c’è stata addirittura la deposizione di una corona ai piedi del Monumento.
Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha rilevato che nella mozione si mescolano molte cose, da una parte la Giunta con partecipazione post fascista, dall’altra la storia provinciale. Considerando la storia, è importante titrare delle linee di demarcazione, ma i monumenti possono essere considerati anche in modo diverso e musealizzati; problematico è il rilievo di Mussolini negli uffici della Finanza a Bolzano. Importante è la descrizione di questi monumenti, in forma di museo, e non per renderli meta di marce: la Provincia ha fatto questo, optando per un museo, e il monumento alla Vittoria è una testimonianza che non va negata.
Bernhard Zimmerhofer (Süd-tiroler Freiheit), cofirmatario, ha detto che a fronte della risposta che i monumenti sono storia e vanno conservati lui chiede come mai allora i monumenti franchisti in Spagna, quelli di Lenin e Stalin in Russia, quelli colonialisti in Inghilterra sono stati rimossi, qui invece tutto viene rivalutato, e si collabora con partiti che li vogliono conservare. I relitti vanno sistemati in un museo: a Fortezza di potrebbe creare un museo di storia contemporanea.
Myriam Atz (Süd-Tiroler Freiheit), cofirmataria, ha ricordato la votazione del 2002 sul nome Piazza della Pace, che ha dimostrato l’atteggiamento verso la questione, con il prevalere della volontà di sottomissione.
Paul Köllensperger (Team K) ha evidenziato che il monumento alla Vittoria ora è un memoriale, ma è stato neutralizzato troppo poco: dovrebbe essere maggiormente storicizzato. Esso però c’è, e la strada della storicizzazione è stata percorsa. Lui sarebbe per un’ulteriore storicizzazione, ma non per una rimozione, che causerebbe ulteriore divisione. Si è detto d’accordo col punto 1.
Zeno Oberkofler (Gruppo verde) ha evidenziato che ci sono due vie: una come quella proposta da Süd-Tiroler Freiheit e una come quella scelta da Provincia e Comune di Bolzano. Iniziative e cambiamenti sono possibili, ma va ricordato che il concetto storico era stato ideato da storici rinomati. Una visita al monumento aiuta anche gli insegnanti delle scuole a introdurre ai propri alunni la storia locale e la riflessione sui crimini perpetrati verso la popolazione locale: lui con la propria classe aveva fatto questa esperienza. Ha poi ricordato il sen. Bertoldi, che accompagnava gli studenti in queste visite e in quell’occasione parlava dei crimini del facsismo in Europa.
La discussione riprenderà alle 14.30. **MC**
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