(AGENPARL) - Roma, 3 Novembre 2025(AGENPARL) – Mon 03 November 2025 *Comunicato stampa del 3 novembre 2025*
*Presentato lo studio finanziato da Confindustria Toscana Nord su rischio
idraulico e collasso arginale: dopo il Serchio, i casi Bisenzio e Agna*
*Lo studio, le sue motivazioni e la metodologia utilizzata*
Finanziare una ricerca per fornire strumenti utili alla mitigazione del
rischio idrogeologico da parte di istituzioni e imprese: è stata questa la
scelta che Confindustria Toscana Nord ha compiuto per dare una risposta
alla devastazione causata dalle alluvioni di due anni fa, esattamente in
questi giorni. Il rischio idraulico è purtroppo fatto che troppo spesso si
sta concretizzando nell’area in cui agisce Confindustria Toscana Nord, come
mostra per esempio quanto accaduto solo pochi giorni fa nell’intera
provincia di Pistoia, soprattutto nella montagna e in Valdinievole.
Affidato alla società *Orisha* dell’ingegner *David Settesoldi* e
coordinato da *Enio Paris*, professore emerito di Idraulica dell’Università
di Firenze e membro del Comitato tecnico-scientifico della Regione Toscana,
lo “*Studio per la valutazione del rischio idraulico da collasso arginale
in alcune zone delle province di Lucca, Pistoia e Prato*” è stato oggi
illustrato in due distinti incontri a imprese e amministrazioni di Prato e
Pistoia, rispettivamente per Bisenzio e Agna. A Lucca, con un focus sul
Serchio nel tratto di Diecimo, lo studio fu anticipato nell’ambito di “Pianeta
Terra Festival” lo scorso ottobre.
Ha aperto i lavori di entrambi gli incontri, nelle sedi pratese e pistoiese
dell’associazione, la presidente di Confindustria Toscana Nord *Fabia
Romagnoli*: “L’alluvione che aveva colpito i nostri territori due anni fa
indusse la nostra associazione a rivolgere subito un appello all’unione e
alla condivisione di ogni buona pratica che potesse lenire i danni; decidemmo
poi di svolgere un ruolo attivo, finanziando la ricerca del professor
Paris. Una ricerca, questa, orientata non tanto a cercare i punti di
potenziale frattura quanto a individuare dove, verificandosi il collasso di
un argine, questo fatto possa produrre i maggiori danni. Oggi diamo seguito
al nostro impegno, mettendo a disposizione delle aziende, della politica,
delle amministrazioni questo lavoro dall’importante fondamento scientifico.
Confidiamo che se ne voglia tener conto e che se ne colgano le indicazioni,
a iniziare da quelle linee guida dell’autorità di distretto Appennino
settentrionale nel cui perimetro si dovranno collocare gli interventi
descritti.”
Il primo aspetto messo in evidenza dallo studio è che l’intero sistema di
rilevato arginale della Toscana si estende per duemila chilometri e risale
a epoche diverse e successive: composizione del suolo e tecniche di
costruzione usate sono quindi varie e non tutte indagabili con sondaggi e
rilievi. Questa impossibilità di monitorare con piena efficacia i rilevati
arginali, unita agli effetti del cambiamento climatico, fa sì che il
sistema possa collassare ovunque e che con le conoscenze attuali l’evento
non sia prevedibile con un sufficiente grado di certezza.
Anche in base a questa constatazione, l’indagine del professor Paris si è
orientata verso l’individuazione dei punti dove un eventuale collasso
arginale potrebbe produrre i maggiori danni; nelle presentazioni di oggi
sono state illustrate le parti dello studio dedicate al fiume Bisenzio
(fino alla confluenza del Fosso Reale) e all’intero corso dell’Agna.
All’incontro erano presenti con proprie relazioni anche *Fabio Martelli*,
responsabile di settore del Genio Civile Valdarno Centrale, con i
funzionari del medesimo ente *Vieri Gonnelli* (a Prato) e *Andrea Salvadori*
(a Pistoia), e *Paolo Masetti*, presidente del Consorzio di Bonifica 3 –
Medio Valdarno (competente per entrambi i fiumi), intervenuto in veste di
presidente ANBI Toscana, l’organo che associa e rappresenta i Consorzi di
Bonifica regionali, enti deputati alla difesa del suolo e della gestione
delle risorse idriche.
*Il Bisenzio*
Il fiume Bisenzio scorre incassato nel fondovalle nel tratto a monte di
Prato; i danni gravi che ci sono stati non sono attribuibili a rotture
degli argini. Diverso invece il discorso a valle della città.
“Qui l’intensità abitativa e la densità degli insediamenti industriali è
sostanzialmente equivalente fra le due sponde del fiume, anche se cambia
tipologia via via che dall’area a sud della città di Prato (più intessuta
di opifici industriali) il fiume scorre verso valle (dove sono maggiormente
presenti anche le abitazioni) – afferma *Enio **Paris *-. In sostanza
tuttavia alcune criticità arginali rilevate sia nel fiume principale che
nel reticolo secondario, la prossimità dell’area autostradale Firenze-Mare
e di altre importanti infrastrutture viarie rendono complicato attuare gli
interventi necessari, alcuni dei quali già in corso di realizzazione e
progettazione. Ma solo una loro totale realizzazione metterà in sicurezza
quella porzione del Bisenzio, le vite umane, le case e le aziende”.
*L’Agna*
Quanto al fiume Agna, lo studio ha individuato nella sinistra, quindi dal
lato di Montemurlo, la parte esposta a maggior rischio, sia per la
morfologia del territorio che per le caratteristiche di costruzione e per
la vetustà degli argini esistenti. Tuttavia non si può ignorare che nel
2023 è stata la sponda destra, quella sul lato di Montale, a rompersi
generando danni ingenti. “E’ positivo che esista già un progetto regionale
di riprofilatura degli argini – aggiunge *Enio **Paris *-. Ma bisogna anche
essere consapevoli che l’operazione totale richiederà tempi lunghi, non
meno di dieci anni, e fondi ad oggi non disponibili; in attesa che il
progetto si compia nella sua interezza, lo studio indica misure provvisorie
da assumere in caso di alluvione”.
*Le misure consigliate alle imprese, a integrazione di quanto previsto nei
piani di sicurezza aziendali*
Lo studio indica ed elenca attività che dovranno connotare gli enti e le
imprese durante lo svolgimento di interventi di emergenza o programmati,
che vanno dall’*attività di monitoraggio dell’area* (controlli visivi, rilievi
e ispezioni tese alla verifica della integrità strutturale e alla ricerca
di tane e di eventuali danneggiamenti nel rilevato arginale), di
*manutenzione* (rimozione di vegetazione infestante, o comunque capace
di causare
ostacoli e erosioni localizzate, il ripristino di parti danneggiate, il
contrasto al degrado), fino a veri e propri *interventi di autoprotezione*,
diversi a seconda del livello di pericolo occorso. Questo significa dotarsi
di un sistema in grado di dare tempestivo allarme, dalla predisposizione e
messa in sicurezza di impianti elettrici e a gas, alla protezione dei
locali sensibili con paratie o sacchi di sabbia, sollevamento a livelli
superiori di attrezzature e materiali suscettibili di danni, installazione
di porte a tenuta stagna e finestre antiallagamento e di dispositivi di non
ritorno sulle condutture di scarico, fino ad arrivare, nei casi più
pericolosi, allo spegnimento di sistemi elettrici e a gas e alla messa in
atto di piani di evacuazione contenuti nel piano di emergenza precedentemente
redatto.
*I commenti di Fabia Romagnoli e Giacomo Salvi*
“Il quadro d’insieme che emerge è particolarmente complesso – commenta la
presidente *Romagnoli *-. Parliamo di corsi d’acqua che sono potenziali
portatori di nuovi eventi catastrofali. Nel caso dell’Agna, se dal lato di
Montemurlo i danni potrebbero essere più estesi, dal lato di Montale, già
duramente colpito dall’alluvione del 2023, c’è il rischio che la forza
dell’acqua produca disastri di particolare intensità, tenuto conto anche
della viabilità che costeggia l’argine destro. Una situazione quindi che è
auspicabile venga tenuta in considerazione nella sua interezza, in vista
della programmazione degli interventi. Analogo ragionamento vale anche per
il Bisenzio, dove addirittura l’intero corso del fiume può considerarsi a
rischio, a cominciare dalla vallata dove rilevati arginali non ci sono ma
sappiamo bene quale disastro sia accaduto due anni fa. In pianura,
ugualmente, la zona industriale di Campi Bisenzio è stata colpita
dall’alluvione e merita la massima attenzione. Dal punto di vista di
Confindustria Toscana Nord non rileva che ci si trovi in stato di emergenza
o di ricostruzione, purché vi sia una figura commissariale in grado di
agire con rapidità ed efficacia per mettere in sicurezza il territorio.”
E’ stato il consigliere delegato alle infrastrutture di Confindustria
Toscana Nord, *Giacomo Salvi*, a chiudere le due sessioni di incontri.
“Parlare di infrastrutture significa, prima ancora che darsene di nuove,
mettere in sicurezza quelle che già abbiamo e con esse il territorio. Oggi
crediamo di aver dimostrato che, pur lunga, una strada esiste e va percorsa
con convinzione e tenacia”.
In allegato:
– *Foto dell’incontro a Prato: inizio dei lavori con la presidente Fabia
Romagnoli e il direttore Luca Rossi; un’immagine dell’incontro*
– *Foto dell’incontro a Pistoia: saluto della presidente Romagnoli
all’inizio dei lavori; il delegato alle infrastrutture Giacomo Salvi e il
professor Enio Paris*
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