(AGENPARL) - Roma, 29 Ottobre 2025(AGENPARL) – Wed 29 October 2025 *Clip per le TV con intervista: https://email.mddr.greenpeace.org/c/eJxEz71uKyEQQOGnge4iGIZdU0xxi6zSpEiV0mJ3xhhp_wQklvL0kdPkBY7Ox3S7OJhBC7lxcCOEEaOWLZX12k7h8l2OXSjNflgCjMus0G4tD2A24ZKYq7RmStd3Cp7RLuKtBRyBgW8YITkf0QlHjLoQWAjOQrQXFzCaRVzgJANy9IzBPdvM1eQqsp-SFjFHzXqle-9nU_6_gknB9BDTVwVT__eIx9v7y6v_yLpSFU6_twptyrKfqa5GPvUf41qYnkAPupP-IvgJAAD__9ZsTbo
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FINANZIARIA, ATTIVISTI DI GREENPEACE PRESENTANO IL CONTO DELLA CRISI
CLIMATICA: «CHI È RESPONSABILE DEVE PAGARE»
tutto il mondo e nel mezzo della discussione sulla prossima legge di
bilancio varata dal governo Meloni, con *una azione a Roma in **Piazza di
Spagna* attiviste e attivisti di Greenpeace Italia hanno presentato il
conto della crisi climatica al governo e alle aziende fossili. Gli
attivisti hanno *srotolato un enorme scontrino con un lungo elenco di
eventi climatici estremi verificatisi negli ultimi 10 anni*, dall’accordo
di Parigi a oggi, e una stima dei costi che la collettività sta già pagando
e pagherà. Il totale del conto presentato supera la cifra di 5.000 miliardi
di euro, pari al danno economico associato a sei delle più grandi aziende
dei combustibili fossili al mondo dalle ricerche di Greenpeace.
Secondo la nuova analisi pubblicata da Greenpeace Italia
sul costo sociale del carbonio (SCC), infatti, le emissioni di anidride
carbonica (CO₂) di sei grandi compagnie petrolifere e del gas (ExxonMobil,
Chevron, Shell, BP, TotalEnergies ed ENI) nel periodo 2016-25 sarebbero in
grado di causare circa *5.070 miliardi di euro di danni economici*. La
cifra stima i danni economici considerando gli impatti sulla salute e sulla
sicurezza alimentare, i rischi legati all’innalzamento del livello del mare
e degli eventi climatici estremi per tutto il periodo in cui la CO₂ resterà
in atmosfera. Secondo l’analisi, eseguita da scienziati indipendenti, i
danni associabili alle sole emissioni di ENI ammonterebbero a 460 miliardi
di euro.
«È ora di cambiare le regole del gioco: *i governi devono far pagare i
grandi inquinatori *e utilizzare i ricavi per supportare seriamente la
transizione energetica e la sicurezza del territorio in cui viviamo», *dichiara
Simona Abbate di Greenpeace Italia*. «I leader mondiali hanno
un’opportunità storica durante i due appuntamenti internazionali di
novembre – la COP30 e i negoziati della Convention Fiscale Globale delle
Nazioni Unite – per colmare il divario finanziario per il clima tassando le
aziende fossili. Al governo italiano chiediamo di farsi portavoce di questa
istanza di giustizia *introducendo nella legge finanziaria una tassa* per
tutte quelle società che fanno profitti a danno delle persone, a partire
dalle aziende del petrolio e del gas e da quelle delle armi».
Nello scontrino sono riportati, a titolo di esempio, 200 eventi climatici
estremi e i loro costi. Fra questi ci sono anche eventi italiani, come
l’alluvione in Emilia-Romagna del 2023, insieme a eventi estremi che hanno
colpito intere comunità in tutto il mondo. L’impatto del cambiamento
climatico nel nostro Paese è confermato dal nuovo rapporto Lancet Countdown
on Health and Climate Change 2025: nel 2024 gli italiani sono stati esposti
in media a 46 giorni di ondate di calore che hanno causato una perdita di
364 milioni di ore di lavoro potenziali, un record di 15 ore per persona. E
sono le storie delle persone colpite a essere al centro dell’appello
internazionale “Polluters Pay Pact”
che chiede ai governi di far pagare ai grandi inquinatori il costo della
crisi climatica che causano, attraverso una tassazione sui loro profitti.
«8 italiani su 10 sono concordi
nell’aumentare le tasse alle aziende del settore fossile per coprire i
danni al clima, dato che sono ben noti i profitti record che queste stesse
aziende continuano a generare. La tassa sui profitti delle compagnie
inquinanti, che non deve ricadere sulle bollette già elevate dei
consumatori, rappresenta non solo uno strumento finanziario essenziale, ma
anche un forte segnale politico: l’era dei combustibili fossili deve finire
e la transizione verso le fonti rinnovabili e un’economia decarbonizzata,
che tuteli la vita delle persone, deve essere accelerata con ogni mezzo
possibile, anche fiscale», conclude Abbate.
La richiesta di tassare le grandi aziende inquinanti sarà al centro della
partecipazione di Greenpeace Italia al prossimo Climate Pride
, la mobilitazione nazionale per
il clima che si terrà per le strade di Roma il 15 novembre nei giorni della
COP30 di Belém.
*Leggi il commento di ENI all’analisi di Greenpeace qui
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*Leggi l’analisi di Greenpeace qui
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