(AGENPARL) - Roma, 27 Ottobre 2025In occasione del Convegno “Rilancio del Turismo Termale – Il benessere delle acque come risorsa per il futuro”, che si sta svolgendo a Fiuggi presso la Sala Mescita della Fonte Bonifacio VIII, l’Agenparl ha intervistato Paolo Bongioanni, Assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Turismo, Sport e Post-olimpico, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte.
Qual è la priorità strategica della Vostra Regione per il rilancio e lo sviluppo del turismo termale nel prossimo triennio?
«Le politiche regionali per il termalismo in Piemonte hanno pagato scelte sbagliate del passato e un decennio di crisi e ripartenze. Nel 2015 la Regione amministrata dal centrosinistra cede le quote pubbliche della principale stazione termale piemontese, quella di Acqui nel cuore del Monferrato patrimonio Unesco e già celebrata ai tempi dei Romani. L’illusione era che i privati fossero più attratti a investire senza la zavorra della mano pubblica. Non fu così. L’entusiasmo iniziale si affievolì. Gli investimenti promessi non arrivarono, le stagioni di apertura si accorciarono, le presenze turistiche diminuirono. Poi, nel 2020, la pandemia azzera ogni prospettiva: stabilimenti chiusi, personale fermo, un’intera filiera bloccata. Il termalismo piemontese – e quello acquese in particolare – entra in una lunga fase di sospensione. Il cambio di passo arriva nel 2022. La Regione con la maggioranza di centrodestra del governatore Alberto Cirio interviene con fondi dedicati a propiziare la riapertura degli impianti termali di Acqui Terme, Lurisia e Valdieri in provincia di Cuneo. La svolta decisiva nel giugno 2025. Il Consiglio regionale con voto unanime decreta la nascita del Polo termale acquese, una governance condivisa fra Regione Piemonte, Provincia di Alessandria e Comune di Acqui Terme che riporta le terme del Piemonte al centro della regia istituzionale e di una visione finalmente di lungo periodo. La ricchezza delle acque termali ritorna bene collettivo e chiave di sviluppo economico».
Come possono le Regioni collaborare efficacemente con lo Stato (a livello normativo e finanziario) e con i Comuni (a livello di attuazione territoriale) per valorizzare il patrimonio termale nazionale?
«La costante comunicazione della Regione Piemonte con il Governo in generale, e il Ministero del Turismo in particolare, valorizza al massimo il meccanismo di sussidiarietà nella condivisione di indirizzi, risorse, opportunità. Lo stesso vale per il ruolo attivo esercitato in seno alla Conferenza delle Regioni come spazio di confronto e condivisione. Il Piemonte valorizza al massimo il ruolo “bottom-up” offerto dall’iniziativa dei Comuni e li sostiene con bandi che promuovono in ambito turistico gli interventi sia dell’ente locale sia dell’impresa privata che investe sui singoli territori. Tutto questo non potrebbe fare a meno del ruolo di promozione e commercializzazione del prodotto turistico svolto da Consorzi e Atl nei grandi appuntamenti btb e btc, come la Bit o Ttg di Rimini. In questo senso mettere a punto un volano efficace è il presupposto fondante di una politica per il termalismo capace di rispondere al cambiamento dei mercati, delle richieste e della capacità di spesa del turista di oggi».
Quanto è cruciale il coordinamento intersettoriale tra Turismo, Cultura e Salute per lo sviluppo integrato del settore termale, e quali tavoli tecnici o strumenti regionali ne garantiscono l’efficacia?
«È proprio questo il punto. La crisi del termalismo piemontese è coincisa con la diversa capacità di gestire e programmare il passaggio dalla concezione puramente sanitaria a una di cura a 360° del proprio corpo e del proprio spirito. L’apertura di resort e strutture con spa private – integrate in un’esperienza totalizzante che spazia dalla qualità della location al paesaggio, dal luxury all’enogastronomia fino alla disponibilità di servizi customizzati – ha segnato un nuovo benchmark di fronte al quale le storiche località termali hanno dovuto resettare i loro paradigmi e modelli di riferimento. Il percorso di Acqui non è isolato. Lurisia, dopo anni di silenzio, ha riaperto nel 2025, ospitando la conferenza internazionale Th.I.Co., che ha rilanciato il Piemonte nel panorama europeo. Le Terme Reali di Valdieri hanno riaperto e annunciano il ritorno a pieno regime nell’estate 2026, con nuovi percorsi terapeutici e un piano di efficientamento energetico delle strutture. L’altro grande stabilimento storico delle Alpi Marittime, Vinadio, resta in attesa di rinascita ma sicuramente la riapertura del vicino Tunnel stradale del Tenda dopo cinque anni ripristina un fondamentale sbocco sulla Riviera e la Costa Azzurra. Il protocollo di promozione turistica congiunta fra Piemonte e Liguria che ho firmato il 9 ottobre al Ttg con il collega ligure Luca Lombardi fornisce la cornice normativa e amministrativa per varare in prospettiva una strategia congiunta anche in questo segmento. Nel Verbano Cusio Ossola si registrano situazioni differenti. Premia, stazione ultima nata nel 2008, continua con regolarità e buoni risultati. Bognanco mantiene in attività il centro benessere ma resta in attesa di un progetto definitivo per rilanciare la parte termale. Ad Agliano – Fons Salutis, in provincia di Asti, prosegue invece la vocazione sanitaria, con cure convenzionate con il Servizio sanitario nazionale che assicurano continuità di servizio. Compito della Regione è fornire gli indirizzi e gli strumenti a propria disposizione per orientare uno sviluppo armonico, sostenibile e competitivo».
Quali sinergie con altri settori chiave (cultura, sport, enogastronomia) state sviluppando per rendere l’offerta dei territori termali più attrattiva e diversificata a livello internazionale?
«Il Piemonte è l’unica Regione in Italia ad avere incardinato in un unico Assessorato le deleghe a Commercio, Agricoltura e Cibo, Turismo e Sport, Caccia e Pesca. Questo permette di abbracciare in un’unica visione di sistema la programmazione e la creazione di sinergie fra comparti che devono assolutamente svilupparsi insieme. Il Piemonte esprime da solo un quarto dei prodotti enogastronomici a denominazione d’origine di tutta Italia. I 60 vini Doc e Docg, la carne di fassona piemontese, il Tartufo bianco d’Alba, il riso vercellese che annovera l’unica Dop d’Europa, i pregiati formaggi, i 345 Pat – Prodotti alimentari tradizionali. Siti Unesco come le Residenze reali sabaude e il paesaggio vitivinicolo di Langhe Roero e Monferrato costituiscono fattori di attrattività assoluta attorno ai quali stanno crescendo a vista d’occhio il turismo outdoor e attento agli stili di vita. Il Piemonte sempre più è teatro di grandi appuntamenti sportivi mondiali come le Atp Finals di tennis, in grado di attrarre turisti da tutto il mondo. Per questo sto ristrutturando in modo radicale la strategia di promozione del territorio attraverso i prodotti turistici andando proprio in direzione dell’integrazione fra tutte queste eccellenze. Il Piemonte deve saper offrire sempre più al turista un’esperienza total leisure, ma modulata e diversificata in funzione dell’evoluzione dei mercati, delle aspettative e della capacità di spesa del turista.».
Qual è il messaggio principale che la Regione intende trasmettere ai cittadini e agli operatori sul valore del turismo termale come risorsa strategica per lo sviluppo economico e sociale del territorio?
«Il messaggio è: le terme sono i luoghi dove oggi si incontrano salute, paesaggio, benessere, cibo sano ed eccellente, storia, cultura, sport, emozioni. Lo stabilimento termale in Piemonte deve diventare l’hub dove ognuno possa trovare il ventaglio più ampio di esperienze a propria disposizione. Per questo ho riattivato dopo dieci anni un bando che mette a disposizione 16 milioni per le imprese ricettive che creino nuovi posti letto, rinnovino e migliorino servizi e strutture, riaprano alberghi chiusi. Sotto questo profilo, riportare al centro l’offerta termale rappresenta una sfida e un traguardo che merita di essere programmato con una progettualità di ampio respiro».
