(AGENPARL) - Roma, 27 Ottobre 2025(AGENPARL) – Mon 27 October 2025 Gli episodi recenti, dallo sfratto di via Michelino all’occupazione in via Don Minzoni, hanno riportato Bologna al centro del dibattito nazionale sulla casa, rivelando una città che non riesce più a far incontrare domanda e offerta: da una parte ci sono famiglie, lavoratori e studenti che faticano a trovare un’abitazione, dall’altra proprietari che vorrebbero concederla in locazione senza esporsi a rischi e incertezze. Due fragilità che si guardano, separate da una mancanza di fiducia e da un’amministrazione che non riesce a colmare la distanza fra le parti. In questo scenario centinaia di alloggi comunali gestiti da Acer restano vuoti da anni per lavori mai iniziati, e le richieste di assegnazione si accumulano. Alberto Zanni, presidente nazionale di Confabitare, associazione proprietari immobiliari, parla di un’emergenza gestita male e individua nel patrimonio pubblico inutilizzato il primo nodo da affrontare: “Quegli alloggi potrebbero tornare abitati in tempi brevi. Se il Comune volesse davvero intervenire, le possibilità ci sono, basterebbe conoscerle e metterle in pratica. Si potrebbe valutare il principio dell’autorecupero, che consente alle famiglie di ristrutturare gli appartamenti e di detrarre il costo dei lavori dal canone di locazione. È una misura già prevista, sostenibile e concreta, e come questa ce ne sono altre: richiedono volontà, non accuse.” Per Confabitare, la narrazione che oppone proprietari e inquilini è dannosa. “Parliamo di due fragilità che convivono a Bologna – spiega Zanni -. Il Comune deve capire che senza i proprietari non si risolve l’emergenza abitativa e non si ricostruisce fiducia contrapponendo le parti, non si può chiedere collaborazione e poi colpirla con diffidenza, tassazione e slogan che alimentano divisione. Proprietari e inquilini sono due facce della stessa medaglia”. “Quando l’amministrazione si è insediata – continua Zanni – promise diecimila alloggi in dieci anni. L’obiettivo è scritto nel Piano per l’Abitare, ma dopo quattro anni non si è visto nulla. L’Agenzia sociale per la locazione è naufragata, la Fondazione per l’Abitare è rimasta una scatola vuota. Non è una questione ideologica: è un fallimento amministrativo.”
Per Confabitare, la responsabilità politica è evidente: “Clancy, deve prenderne atto e fare un passo indietro. Chiediamo le sue dimissioni da Assessora a Casa, emergenza abitativa, abitare collaborativo e cooperativo, perché in quattro anni non si è prodotto alcun risultato tangibile e Bologna ha bisogno di una guida che tuteli e coinvolga i cittadini, non che li divida.”
Confabitare esprime forte preoccupazione per le tante famiglie che oggi faticano a trovare casa, mentre sullo sfondo resta il peso fiscale che continua a gravare sui proprietari, che spesso hanno investito una vita di lavoro, per acquistare un appartamento. “Non sono speculatori né privilegiati – aggiunge Zanni -, sono parte della città e vivono, come chi cerca casa, la stessa incertezza. È tempo di smettere di cercare colpevoli e cominciare a costruire soluzioni condivise.” Occorrono garanzie sui canoni di locazione, fondi di compensazione per chi subisce danni, incentivi fiscali per chi rimette in circolo alloggi vuoti e un dialogo costante tra pubblico e privato. In questa prospettiva Confabitare ha creato CoopAbitare, la cooperativa di proprietari immobiliari che prende in locazione gli immobili, li subloca a famiglie o lavoratori, garantendo pagamenti regolari, manutenzione costante, una gestione trasparente e una divisione degli utili. “È una forma di fiducia organizzata – osserva Zanni – che redistribuisce il rischio e tiene insieme due esigenze: quella di chi offre casa e quella di chi la trova”.
