
(AGENPARL) – Thu 23 October 2025 Nilo Arcudi (TP-UC) interroga l’assessore Simona Meloni che
risponde: “La Giunta regionale monitorerà i lavori in corso nel
Governo e faremo la nostra parte, soprattutto in interlocuzione,
quando saremo chiamati ad esprimere il nostro punto di vista nella
conferenza Stato-Regioni”
(Acs) Perugia, 23 ottobre 2025 – Nel question time odierno, il
consigliere regionale Nilo Arcudi (TP-UC) ha interrogato l’assessore
Simona Meloni per sapere “quale è la posizione della Regione Umbria
sul ddl 1412, in discussione presso il Senato della Repubblica, in
particolare per quanto riguarda: la definizione restrittiva e
recintabile di ‘tartufaia controllata’; la riserva esclusiva su
ampie superfici di territorio, nonché di quello pubblico;
l’equiparazione del tartufo a prodotto agricolo coltivato, con
conseguenti aperture a importazioni indiscriminate e soprattutto non
controllabili”.
“Il Disegno di Legge numero 1412 – ha spiegato Arcudi in Aula –
introduce un articolato normativo più stringente per la libera cerca
e la raccolta del tartufo in ambiente naturale da parte dei tartufai,
nonché risulta essere particolarmente sbilanciato per la gestione
delle tartufaie naturali controllate e per quelle coltivate, con
agevolazioni estese ad eccessivi periodi temporali. Il testo attuale,
così come emendato e integrato, introduce misure che, come
evidenziano molte associazioni di categoria, tra le quali il C.A.T. la
F.N.A.T.I (Federazione Nazionale Associazione Tartufai Italiana) e
l’A.T.I. (Associazione Tartufai Italiani), pongono limiti
significativi all’attività di libera cerca, trasformando immense
estensioni di intere aree tartufigene in luoghi riservati e,
soprattutto, con l’evidente crescita sproporzionata di recinzioni
limitanti la libera fruizione della natura e del territorio e
costituenti gravi impedimenti alla circolazione. Tali pessime
previsioni risultano essere incompatibili con la tradizione umbra
della libera cerca del tartufo, soprattutto in considerazione che dal
2021, la Cerca e la Cavatura del Tartufo in Italia sono state iscritte
nella lista UNESCO del Patrimonio culturale immateriale, e pertanto
l’attività in parola è e dovrebbe essere tutelata dalla Legge 20
febbraio 2006, n. 77. Stando all’analisi del testo, romperebbe un
equilibrio sociale, faticosamente aggiunto nel corso degli anni
trascorsi e più volte sancito come principio cardine dalle sentenze
pronunciate in merito dalla Corte Costituzionale in giudizi di
legittimità costituzionale, determinando pertanto una pericolosa
deriva, con esclusivi vantaggi per proprietari terrieri e presunti
latifondisti, e l’evidente discapito per l’intera collettività di
coloro che esercitano l’attività di liberi tartufai. Infatti,
l’introduzione di limiti alla libera cerca rappresenterebbe un
pericoloso rischio economico, sociale e culturale per molti operatori
umbri, spesso basati su piccole economie familiari, oltreché per
l’immediata riduzione/impedimento di poter accedere ad un bene
naturale collettivo, quale è da ricondursi il tartufo naturale. Il
modello che verrebbe introdotto con il ddl 1412 di tartufaia
controllata, in mancanza di reali tecniche colturali e di risultati
produttivi certi, diventa di fatto lo strumento per pochi di
riservarsi estese superfici demaniali e naturali, autorizzati da
procedure che non garantiscono oggettivamente la reale tutela
ambientale”.
L’assessore Meloni ha risposto: “Sono d’accordo con lei che il
Ddl licenziato dalla Lega al Governo ha creato un certo fermento.
Questa materia è molto discussa in questo periodo, perché è una
materia che comprende sia aspetti ambientali, per i quali la
competenza primaria spetta allo Stato, che le attività agricole e
forestali. La giunta regionale ovviamente monitorerà i lavori in
corso nel Governo e faremo la nostra parte, soprattutto in
interlocuzione, quando saremo chiamati ad esprimere il nostro punto di
vista nella conferenza Stato-Regioni. Però dobbiamo precisare che
comunque la proposta non prevede la recinzione delle tartufaie
controllate, che sono e saranno comunque delimitate da tabelle, ma
solo delle tartufaie coltivate. Ora, per quanto invece attiene la
riserva esclusiva delle raccolte su ampie superfici di territorio, non
si condivide il testo del DDL. Ricordo anche che la libera cerca
attiene a quanto dichiarato patrimonio immateriale dell’Unesco.
Quindi, per quanto riguarda anche le comparazioni del tartufo a
prodotto agricolo coltivato, il tartufo che proviene dalle tartufaie
coltivate è già considerato prodotto agricolo, provenendo da
impianti appositamente realizzati per la produzione. La legge
regionale regolamenta anche la parte dei tartufi, cercando di
mantenere un equilibrio fra il diritto alla libera cerca e anche le
aspettative dei proprietari conduttori a cui è consentito di
riservarsi la raccolta, fermo restando il rispetto dei limiti di
estensione delle singole tartufaie. Quindi oggi le problematiche
principali derivanti dall’applicazione delle norme regionali in
materia di tartufi, riguardano l’equilibrio tra le aree lasciate alla
libera raccolta e il riconoscimento di tartufaie controllate. È mia
intenzione, come già avevo fatto nella precedente legislatura,
riavviare un confronto con le diverse parti interessate. Ben sapendo
che poi spetterà alla politica fare la giusta sintesi tra le diverse
posizioni, avendo come obiettivo imprescindibile, la tutela e la
valorizzazione di uno dei principali prodotti di eccellenza della
nostra terra, che caratterizza proprio l’immagine della nostra regione
e che abbiamo messo come uno dei punti di forza della precedente ma
anche dell’attuale promozione del territorio dell’Umbria. Lavoriamo
anche sui fondi del PSR, sulle filiere per rafforzarla e naturalmente
anche però per mantenere il diritto, come lei giustamente diceva,
alla libera cerca. Noi nella conferenza Stato-Regioni continueremo a
portare le nostre posizioni ma, ripeto, la nostra è una legge che è
ancora molto equilibrata. Potremmo anche lavorare per migliorarla”.
Nella replica finale, Arcudi ha fatto rilevare che “nella nostra
regione la nuova normativa incide in maniera significativa. L’area
dell’Altotevere è la seconda in Italia come presenza di cercatori
di tartufo, una tradizione storica, quindi non possiamo trascurare i
nostri punti di forza, come il tartufo e l’olio. Il problema dei
fondi chiusi deve essere valutato, così come eventuali aggiustamenti
della legge. Sarebbe utile un tavolo di confronto con le associazioni
per affrontare al meglio questo tema”. PG
link alla notizia: http://consiglio.regione.umbria.it/node/81079
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