
Da anni sentiamo parlare, nel nostro Paese, dell’impellenza di una Riforma della legge elettorale, preannunciata già da sei anni orsono come corollario della riduzione del numero dei parlamentari, decisa con la legge costituzionale del 2019 e confermata dal referendum del 20 e 21 settembre 2020, nell’ottica di garantire che il diritto di voto dei cittadini si traducesse in corretta divisione dei seggi parlamentari.
Eppure, a oggi, ogni discussione al riguardo appare scomparsa dai riflettori, arenata nei meandri delle logiche di palazzo e di partito, che ne determinano le sorti, anche sotto l’aspetto della semplice accelerazione o decelerazione del dibattito pubblico.
In questa perenne corsa a ostacoli, infatti, l’obiettivo di portata non sembra affatto quello di far vincere il Paese, dotandolo di un sistema di voto adeguato alle esigenze collettive, ma, piuttosto, quello di consentire l’autoconservazione della quota di consenso dei partiti in campo, con simultaneo ostacolo alla crescita dello schieramento opponente.
E così, la vita democratica viene messa a dura prova, perché, in fin dei conti, l’impulso riformista della legge elettorale non risponde a quella che dovrebbe essere l’esigenza prioritaria, ovvero di costruire una regola condivisa, spinta verso il massimo grado possibile di neutralità, ma appare invece ancorato alle valutazioni di convenienza della maggioranza di turno o, peggio, alla sistematica preclusione di una possibile vittoria di parte avversa
Il problema è endogeno e ha portato, negli anni, a far registrare un astensionismo record in ogni tornata elettorale, sintomo che non si tratta solo di una questione di disaffezione alla vita politica, ma è il naturale effetto del mancato coinvolgimento effettivo del popolo (paradossalmente auspicato dai pochi che dirigono le sorti del Paese).
Poche persone, infatti, decidono per tutti, scegliendo chi candidare e dove farlo, oltre ogni considerazione per i principi di territorialità, rappresentatività, rappresentanza e consenso di base. Ed è questo il grave vulnus di rappresentatività che inficia l’attuale sistema elettorale, che da un lato invia sui territori candidati completamente slegati dall’ambito locale e dall’altro non dà ai cittadini la possibilità di votarli, con inevitabile limitazione del potere di una scelta che, di fatto, non prevedendo preferenze, porta alla nomina dei parlamentari, piazzati nelle postazioni vincenti dalle segreterie dei partiti, e non scelti dai cittadini elettori.
Il Popolo è, dunque, chiamato a una finta partecipazione democratica, ancora una volta senza poter effettivamente scegliere, siccome relegato in un ruolo subalterno e non determinante delle sorti dei singoli e della Comunità.
Appare invece urgente e necessario stimolare la partecipazione della cittadinanza, facendo sì che la scelta dei cittadini non venga falsata da una serie di fattori preponderanti: quali il trasformismo al quale il nuovo modello partitico ha abituato, l’incoerenza valoriale, il continuo sommerso tradimento di idee ed ideali, in un affastellarsi scomposto di false notizie, dichiarazioni e smentite, alleanze e disunioni.
Nell’auspicio di garantire i diritti e gli interessi di tutti coloro (milioni di italiani) che non si sentono tutelati e ascoltati, Meritocrazia Italia porta avanti la propria proposta di riforma elettorale per un effettivo ritorno alla rappresentatività ed alla possibilità di scelta.
Il nostro è il tentativo di dare voce al corpo elettorale, restituendo la prerogativa di scegliere., affinché si giunga a un sistema elettorale a base integralmente proporzionale, con voto di preferenza plurimo, senza liste bloccate, con divieto di presentazione del candidato in più collegi a pena di inammissibilità della candidatura e della lista, con soglia di sbarramento fissata al 5% in coalizione ed al 2% per la singola lista e con premio di maggioranza scalare all’esito del computo di voto, in favore del partito o coalizione che ha raggiunto una determinata soglia proporzionale di rappresentatività.
L’obiettivo è quello di garantire un’adeguata rappresentatività degli elettori nonostante il taglio dei seggi parlamentari, in uno ad un meccanismo di stabilità di governo per la lista di maggioranza, ma favorendo la ricostruzione del rapporto tra parlamentare e territorio, riconsegnando ai cittadini la possibilità di scegliere quale partito votare e la facoltà di sancire la propria preferenza anche per i candidati, senza imposizioni o blocchi calati dall’alto.
Il Congresso Nazionale del 23, 24 e 25 ottobre 2025 sarà, dunque, l’occasione per presentare il testo della nostra proposta di riforma, perché in questo contesto di disorientamento generale appare sempre più di fondamentale importanza la spinta di una cittadinanza attiva che sappia ingenerare una ripartenza dal basso della politica e della partecipazione alla vita pubblica e Meritocrazia Italia, come sempre, è pronta a fare la propria parte.
Stop war.
