
(AGENPARL) – Fri 17 October 2025 Comunicato stampa
L’AOU di Modena protagonista di
Smart Life Festival
Il racconto di tre progetti di umanizzazione delle cure in Neurologia, Neonatologia e nella gestione
dei pazienti con Autismo in Cardiologia e Odontoiatria
Modena, venerdì 17 ottobre 2025 – L’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena protagonista anche quest’anno di Smart Life Festival, la manifestazione che parla di innovazione, di digitale e della nostra vita nella società contemporanea che quest’anno ha come tag-line “Non c’è più internet? Nuove connessioni per l’umanità digitali”.
L’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena parteciperà al festival con un panel dal titolo La cura centrata sulle persone e il supporto delle nuove tecnologie che si svolge sabato 18 ottobre dalle 10,00 alle 12,30 al Teatro San Carlo di Modena, in via San Carlo. Il panel presenterà alla cittadinanza tre progetti di Umanizzazione delle cure di AOU, uno dedicato alle persone con patologie neuromotorie avanzate, uno tratterà la partecipazione dei genitori dei neonati prematuri al percorso di cura e un terzo affronterà l’utilizzo del robot NAO per i pazienti pediatrici e adulti dello spettro autistico in odontoiatria e cardiologia.
“Intervenire a Smart Life Festival –dichiara l’Ing. Luca Baldino – è un’occasione importante perché ci consente di mostrare alla comunità l’impegno dei nostri professionisti a sviluppare continue opportunità di miglioramento della qualità della vita dei nostri pazienti e dei loro sistemi familiari di riferimento. Importante è, inoltre, la partecipazione al Teatro Collegio San Carlo delle Associazioni di Volontariato che attivamente operano nei progetti che presenteremo in quella sede. L’AOU di Modena ha, infatti, intrapreso un percorso che vede l'unione dei saperi professionali sanitari, tecnici e amministrativi e di quelli esperienziali del mondo del volontariato.”
“Affrontare all’interno di Smart Life Festival, – afferma la dottoressa Ilenia Doronzo, Project Manager Umanizzazione delle Cure – il tema delle nuove connessioni in ambito sanitario significa porre attenzione sia alle connessioni umane che a quelle digitali, entrambe indispensabili al fine di mettere l’essere umano al centro della cura e rispondere in maniera globale ai suoi bisogni. Attraverso questo evento raccontiamo tre progetti che si pongono l’obiettivo di garantire il rispetto della volontà della persona, il supporto dato alla famiglia e l’integrazione sociale delle persone con disabilità, anche gravissima, valorizzando il ruolo del Terzo Settore e la multidisciplinarità”.
"La centralità della persona – dichiara Sergio Duretti Responsabile della Transizione Digitale del Comune di Modena – è il tratto distintivo del Festival sin dalla sua prima edizione, 10 anni orsono, a partire dalla scelta di dedicarlo a come le tecnologie possano migliorare la qualità della vita di tutti noi. Ringrazio quindi l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena di aver scelto il Festival per presentare i risultati di un importante lavoro di applicazione di tecnologie avanzate esplorando nuove frontiere dell'umanizzazione delle cure. Inoltre, il coinvolgimento attivo di genitori e famiglie – come nel progetto TTCT – e la sua integrazione con gli strumenti della sanità digitale, è un segno importante della collaborazione attiva tra i diversi attori territoriali impegnati a vari livelli per una buona salute".
“Intervenire in occasione dello Smart Life Festival rappresenta una straordinaria occasione per riflettere e dialogare sull’innovazione e sulle nuove connessioni digitali, ma soprattutto umane, che possono trasformare profondamente la qualità delle cure e della vita delle persone”, commenta Anna Rita Garzia, Direttore Assistenziale AOU Modena.
"Le tecnologie digitali e l’Intelligenza Artificiale (AI) stanno ridefinendo in modo radicale il modo in cui la sanità organizza le proprie strutture e si prende cura delle persone – spiega Elisa Ficarra, vicedirettrice del DIEF e Professoressa di Bioinformatica e Intelligenza Artificiale per la Medicina e la Sanità presso UNIMORE – ponendo al centro la personalizzazione dei trattamenti e l’inclusione. L’AI consente di ottimizzare i servizi sanitari attraverso modelli predittivi e sistemi di supporto alle decisioni cliniche, migliorando l’efficienza e l’accessibilità per i cittadini e indirizzando le terapie verso trattamenti sempre più personalizzati, precisi e, per questo, efficaci. Come vedremo nei progetti presentati, la tecnologia ha inoltre un ruolo abilitante e di supporto, creando un ecosistema empatico e tecnologico orientato ad aumentare la qualità della vita e l’autonomia individuale".
I progetti presentati in mattinata
La Neurologia, diretta dalla prof.ssa Jessica Mandrioli, e la Medicina Riabilitativa, diretta dalla dottoressa Giovanna Fabbri, collaborano con l’AUSL e i servizi territoriali alla realizzazione di un percorso destinato ai pazienti con Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e più in generale per pazienti con gravi patologie neuromotorie che si avvale di sistemi di Comunicazione Aumentata Alternativa (CAA) per supportare l’integrazione sociale delle persone con grave disabilità. L’utilizzo di strumenti di Comunicazione Aumentata Alternativa consente al paziente di comunicare con il mondo che lo circonda e quindi tutela anche il rispetto della sua volontà.
La Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) è un approccio che usa strategie e tecnologie per supportare e integrare la comunicazione di persone con difficoltà a esprimersi verbalmente. Le tecniche di CAA includono l'uso di segni, gesti, immagini (pittogrammi) e dispositivi elettronici avanzati, con l'obiettivo di rendere le persone più autonome, coinvolgerle nel loro ambiente e migliorare le loro interazioni sociali.
“Noi ci occupiamo di persone che hanno gravi disabilità neuromotorie che mantengono, però, le proprie capacità cognitive. Si tratta di pazienti con malattie degenerative come la SLA oppure vittime di traumi, ictus o emorragie cerebrali – ha ricordato la prof.ssa Jessica Mandrioli – questi pazienti non riescono a comunicare senza aiuto perché oltre a non riuscire a parlare, non riescono a utilizzare le mani per far funzionare la tastiera di un computer o di uno smartphone. La tecnologia ci mette a disposizione diversi strumenti che utilizziamo in base al livello di gravità e che possono essere attivati anche da movimenti residui molto limitati a livello degli arti, del capo o a livello oculare. Il logopedista ha un ruolo fondamentale nell’individuare insieme al neurologo lo strumento piu’ adatto al paziente e nell’addestrare il paziente all’utilizzo del device.”.