
(AGENPARL) – Wed 15 October 2025 https://www.aduc.it/articolo/sovranismo+alimentare+sarebbe+cosa+seria+se+non+ci_39976.php
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Il sovranismo alimentare sarebbe una cosa seria, se non ci fosse il Ministero dell’agricoltura,della sovranità alimentare e delle foreste
Il sovranismo alimentare è un indirizzo politico-economico volto ad affermare il diritto dei popoli a definire autonomamente le proprie politiche e strategie di produzione, distribuzione e consumo di cibo, privilegiando la piccola e media produzione locale e sostenibile. Nasce come risposta critica al modello neoliberale di globalizzazione agricola, opponendosi alla sicurezza alimentare intesa come mera disponibilità di cibo indipendentemente da origine e modalità di produzione.
I principi fondamentali del sovranismo alimentare si riassumono nel riconoscimento del diritto dei popoli a un cibo sano e culturalmente appropriato, prodotto con metodi ecologicamente sostenibili. Il movimento sostiene il potenziamento delle economie locali, dell’agricoltura contadina, della pesca artigianale e promuove la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Preso sul serio, il sovranismo alimentare non dovrebbe quindi essere confuso con l’autarchia: esso infatti non punta necessariamente all’isolamento o alla chiusura dei mercati.
Il concetto è stato formulato nel 1996 dal movimento internazionale Via Campesina, sorto in Belgio, e definito nel 2007 nella Dichiarazione di Nyéléni, un villaggio del Mali, in Africa, adottata da 80 paesi. In Italia alla via Campesina aderiscono l’ARI – Associazione Rurale Italiana, l’AIAB – Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica e l’ALPA – Associazione Lavoratori Produttori Agroalimentari.
In molte regioni del mondo, soprattutto dove le condizioni agroclimatiche sono sfavorevoli, esercitare pienamente la sovranità alimentare può non garantire la sicurezza alimentare, cioè l’accesso costante a cibo sufficiente, nutriente e di qualità. La dipendenza da importazioni può quindi essere imprescindibile in certi contesti per evitare carestie o carenze. Un orientamento esclusivo verso la sovranità alimentare può portare a politiche autarchiche o isolate, che indeboliscono la cooperazione internazionale e la specializzazione agricola efficiente, generando sprechi o inefficienze produttive.
La sovranità alimentare, con la sua enfasi su agricoltura locale e piccola scala, non è sufficiente a coprire la domanda alimentare globale, rischiando di far aumentare i prezzi e la povertà alimentare. Il modello agroindustriale, pur con i suoi problemi, garantisce i volumi produttivi necessari a nutrire la popolazione globale che si mantiene costantemente in crescita.
Uno dei punti che richiedono la massima attenzione è il rischio di strumentalizzazione di una cosa seria al fine di imporre politiche nazionaliste o conservatrici che privilegiano interessi particolari o limitano i diritti dei lavoratori migranti nel settore agricolo, distorcendo l’idea originaria di equità e sostenibilità. In Italia succede proprio così.
Il ministero è titolare del Fondo per la sovranità alimentare è istituito con la legge di bilancio 2023, con una dotazione di 25 milioni di euro annui (2023-2026), destinato a sostenere la tutela e valorizzazione del cibo italiano di qualità, la riduzione dei costi di produzione per le imprese agricole, il sostegno alle filiere e la gestione delle crisi di mercato. Mira a garantire la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari, di fatto, con un pugno di spiccioli.
Tra le iniziative più recenti c’è la “Carta dedicata a te” (anno 2025), con 500 milioni di euro destinati all’acquisto di beni alimentari di prima necessità da parte di nuclei familiari in condizioni di difficoltà economica.
Una specie di tessera del pane di antica memoria autarchica.
Gian Luigi Corinto, docente di Geografia e marketing agroalimentare Università di Macerata, collaboratore Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
URL: http://www.aduc.it
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