
(AGENPARL) – Tue 14 October 2025 RELAZIONE CNEL SUI SERVIZI PUBBLICI 2025
14 ottobre 2025
NOTA PER LA STAMPA
Presentata oggi a Villa Lubin la Relazione annuale sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini, predisposta dal CNEL e inviata al Parlamento e al Governo ai sensi della legge 936/1986.
SERVIZI PUBBLICI: CNEL, MOLTI PROGRESSI MA PERMANGONO DIVARI E RITARDI
Il quadro dei servizi pubblici in Italia restituisce un’immagine complessa e variegata: proseguono i progressi in atto, che si riscontrano in molti ambiti d’intervento della PA, ma permangono divari territoriali e alcune situazioni di ritardo rispetto agli altri paesi europei. Un quadro che sollecita la Pubblica Amministrazione non tanto a cambiare la direzione intrapresa e l’azione di riforma che si sta portando avanti con continuità, quanto ad accelerare il passo nell’affrontare i nodi ancora irrisolti nell’accesso e nella qualità dei servizi. È quanto evidenzia la Relazione annuale al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini, predisposta dal CNEL e presentata oggi a Villa Lubin, alla presenza del presidente Renato Brunetta, del Ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e del Ragioniere Generale dello Stato Daria Perrotta.
* Istruzione
SERVIZI INFANZIA, INCREMENTO SIA DI SPESA SIA DI OUTPUT
Tra i segnali di miglioramento messi in luce dal CNEL spicca il comparto dei servizi relativi all’istruzione, che quest’anno registra buone performance anche per la rilevante spinta impressa dal PNRR, con una quota di risorse attivate che raggiunge il 90%. Sul fronte dell’infanzia, a fronte di un nuovo record negativo di natalità, il sistema 0-6 ha visto un incremento sia di spesa sia di servizi. La quota di bambini fino a 3 anni che accedono a nidi e servizi integrativi è salita al 38,5% (25,5% nel 2012). Restano tuttavia marcate disparità territoriali. Quanto al personale educativo, la crescita è stata del 17% tra il 2018 e il 2023.
DISPERSIONE SCOLASTICA, PER LA PRIMA VOLTA SOTTO IL 10%
Il declino demografico ha un forte impatto sul sistema dell’istruzione primaria e secondaria, dove tra il 2019 e il 2024 il numero di iscritti è calato di oltre 300 mila unità. Tra i dati positivi quello relativo alla dispersione scolastica, che mostra evidenti segnali di miglioramento: la percentuale di giovani 18-24enni che abbandonano gli studi si è attestata nel 2024 al 9,8%. Per la prima volta il dato è sotto il 10%, un risultato storico soprattutto se raffrontato al 22,9% del 2004. In calo anche i NEET, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, con un tasso sceso al 15,2% (era il 22,1% nel 2019). Si registra, inoltre, un aumento dei diplomati, a ulteriore dimostrazione del progressivo efficientamento del sistema. Si registra la tendenza a un generale aumento del livello di istruzione della popolazione adulta di 25-64enni: la percentuale di 25-64enni con almeno il diploma di secondaria di II grado passa al 66,7% nel 2024, mentre era il 62% nel 2019.
IN CRESCITA LAUREATI E DOTTORANDI
Relativamente al sistema universitario, nella Relazione CNEL si evidenzia come la crescita negli ultimi cinque anni del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) sia pari al 6,3%. La spesa per l’istruzione terziaria è pari allo 0,4% del PIL, contro lo 0,8% della media UE. Nel quinquennio 2019-2023 i laureati sono aumentati del +14,5% (393mila nel 2023). Nel 2023 più di un laureato su tre (36,4%) ha conseguito un titolo in area economica, giuridica e sociale e poco più di uno su quattro (26,1%) in area STEM (ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico). In quest’ultimo caso, quasi due terzi dei laureati sono uomini. Sul fronte della ricerca, il numero di dottorandi è salito a 41mila, con un incremento del 30% in due anni, anche grazie al PNRR. Da segnalare una vera e propria esplosione delle università telematiche, i cui iscritti sono triplicati dal 2018 al 2024, raggiungendo quota 250 mila (20% del totale).
CRITICITÀ SUL FRONTE DELLE COMPETENZE E DELLA TRANSIZIONE SCUOLA-LAVORO
Tra le criticità del settore istruzione, il CNEL evidenzia lo scarto che ancora permane nel livello delle competenze degli studenti italiani rispetto alla media OCSE, soprattutto nelle Regioni del Sud. Divari anche nel tasso di occupazione dei laureati italiani a tre anni dal titolo: 74% contro una media UE dell’82%. Le difficoltà di transizione scuola-lavoro restano uno dei punti critici, così come la debolezza dell’orientamento. Si segnala, inoltre, come solo il 9% degli adulti tra i 25 e i 64 anni partecipi ad attività di formazione continua.
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* Sanità
COMPARTO SANITÀ CARATTERIZZATO DA LUCI E OMBRE
Tra i vari comparti – segnala il CNEL nella Relazione sui servizi pubblici – quello dei servizi per “salute e benessere” è emblematico di un quadro caratterizzato da luci e ombre. Continuano a sussistere significative discrepanze su base regionale e anche tra i territori subregionali, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Sono divari che investono la scarsa offerta di servizi e la fragilità infrastrutturale in diverse aree del Paese. Tra i segnali positivi, la speranza di vita che è tornata ai livelli pre-Covid, il calo della mortalità per tumori, l’aumento pur se lieve della spesa pubblica e il rafforzamento dell’organico di infermieri e ostetrici. Migliorano anche le condizioni di salute della popolazione più anziana affetta da patologie croniche, così come quella degli adolescenti sul fronte del benessere mentale.
PERMANE CARENZA MEDICI DI BASE E INFERMIERI
Sul lato delle criticità, si segnala l’aumento delle morti per malattie neurologiche, l’obesità e gli incidenti stradali. I medici di base risultano in diminuzione. Si registra carenza di personale anche nell’area dell’emergenza-urgenza. Il deficit di infermieri rispetto alla media europea supera le 180mila unità. Sempre più giovani professionisti preferiscono intraprendere la strada dell’estero o del privato, una “fuga” che rischia di ricadere sulla tenuta del sistema pubblico nei prossimi anni, in particolar modo nei territori più fragili.
SPESA SANITARIA PRIVATA A QUOTA 25%
Nell’ultimo decennio il fabbisogno sanitario nazionale è cresciuto di circa 24 miliardi, con un incremento medio annuo in termini nominali del +2,0%, equivalente in termini reali al +0,2%. Relativamente al finanziamento pubblico, nel 2023 l’Italia ha registrato una quota di spese sanitarie che si attesta al 74%, contro una media europea pari al 77,3%. Si registra ormai da molti anni una crescente propensione delle famiglie italiane a spendere privatamente per la sanità. La spesa privata ha raggiunto il livello di 42,6 miliardi annui, pari a circa il 25% del totale della spesa sanitaria nazionale.
VISITE ED ESAMI SPECIALISTICI MOSTRANO UNA SENSIBILE RIDUZIONE
La dinamica del ricorso alle visite specialistiche e agli esami specialistici mostra una sensibile riduzione nel corso degli ultimi cinque anni. Dal 2018 al 2023, gli esami specialistici si sono ridotti mediamente del 2%, mentre le visite specialistiche dell’1,7%. Nel 2024 quasi il 10% dei residenti ha rinunciato a visite o esami specialistici, dato in aumento non rispetto al 2023 (+2,4 punti percentuali) e anche rispetto al periodo pre-pandemico (+3,6 punti percentuali). Le principali motivazioni sono state la lunghezza delle liste di attesa (6,8%, +2,3 rispetto al 2023) e la difficoltà di pagare le prestazioni sanitarie (5,3%, +1,1 rispetto al 2023). Quest’ultimo dato è particolarmente significativo, in quanto nel 2024 il 23,9% degli individui (+4 rispetto al 2023) si è fatto carico dell’intero costo dell’ultima prestazione specialistica, senza alcun rimborso da assicurazioni.
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* Circolarità dell’economia
RIFIUTI, AUMENTA LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Migliorano i servizi relativi alla “circolarità dell’economia”, con la messa in atto di numerosi strumenti operativi, dagli appalti pubblici verdi, alla gestione integrata dei rifiuti, alla creazione di green jobs. In aumento la percentuale di raccolta differenziata, che nel 2023 è stata pari al 66,6% della produzione nazionale, con una crescita di 1,4 punti percentuali rispetto al 2022. Sul piano dell’efficienza nell’uso delle risorse, l’Italia presenta dati superiori alla media europea.
ITALIA TRA I PAESI UE CON MIGLIORI PERFORMANCE IN AMBITO DI ECONOMIA CIRCOLARE
Dalla Relazione CNEL sui servizi della PA emerge come l’Italia si confermi tra i Paesi europei con le migliori performance in ambito di economia circolare, grazie in particolare a una gestione sempre più sostenibile e avanzata della filiera dei rifiuti. Nel 2023, il nostro Paese ha raggiunto un tasso di circolarità delle risorse significativamente superiore alla media dell’UE, consolidando la propria posizione di leader nel panorama europeo in termini di utilizzo efficiente dei materiali. Nel 2022 sono stati generati 3,7 euro di prodotto interno lordo per ogni chilogrammo di materiale consumato, rispetto ai 2,5 euro/kg della media UE.
LA RIPRESA DEL TURISMO RIPORTA IN ALTO GLI IMPATTI AMBIENTALI
Un altro risultato di rilievo riguarda le 331 città italiane, pari a una popolazione totale di circa 7,2 milioni di abitanti, che hanno adottato una strategia del programma “rifiuti zero”, il 70% delle gare pubbliche che include criteri ambientali, per un valore complessivo di oltre 5,2 miliardi di euro. In questo quadro, emergono tuttavia alcune criticità legate alla ripartenza del turismo dopo la pandemia, che ha riportato in alto gli impatti ambientali ad esse collegati, in particolare per quel che riguarda i rifiuti attribuibili al turismo: dai 4,7 kg per abitante del 2020 si è passati a 6,6 kg nel 2021, fino a toccare i 9,3 kg nel 2022.
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* Servizi alle imprese
BENE I SERVIZI ALLE IMPRESE, AUMENTANO GLI STRUMENTI INCENTIVANTI
Andamento positivo nei servizi alle imprese, con una crescita significativa degli strumenti incentivanti nel periodo più recente. L’Italia è così riuscita a posizionarsi al terzo posto in Europa per entità di aiuti, con un impatto importante soprattutto in relazione alle transizioni ecologica e tecnologica. Nel 2023 il nostro Paese ha destinato risorse pari a circa 22 miliardi di euro (12% del totale della spesa complessiva per gli aiuti di Stato nell’UE). Inoltre, grazie al PNRR è stato possibile destinare 57 miliardi di euro a interventi per la competitività e la digitalizzazione del sistema produttivo. L’internazionalizzazione delle imprese e il supporto all’export hanno fatto passi avanti rilevanti, come pure l’impegno per la parità di genere, l’inclusione sociale e la valutazione di impatto.
RICERCA E SVILUPPO, SEGNALI DI RIPRESA DOPO LA CRISI PANDEMICA
I dati disponibili relativi alla spesa in Ricerca e Sviluppo misurata come incidenza sul PIL (anno 2022) evidenziano una contrazione: 1,37% a fronte dell’1,43% dell’anno precedente. La media UE è al 2,27%. Tuttavia, si registra un evidente segnale di ripresa in termini assoluti, con un incremento del +5%, che suggerisce la riattivazione progressiva dei processi di investimento in innovazione, dopo la fase di rallentamento indotta dalla crisi Covid-19. Tale incremento è principalmente imputabile al settore pubblico e alle università, mentre le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, mostrano ancora segnali di difficoltà (-5,3%). Bene le medie e grandi imprese (rispettivamente +1,2% e +6,4%).
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* Povertà e disuguaglianze
RISCHIO POVERTÀ PER IL 23,1% DELLA POPOLAZIONE, MA POLITICHE SOCIALI IN FORTE TRASFORMAZIONE
Contro una media europea del 21%, la popolazione italiana che vive in condizioni di rischio povertà o esclusione sociale è pari al 23,1%. Una situazione che interessa in particolar modo i disoccupati, i giovani, le donne, le persone a basso livello d’istruzione e gli immigrati. Nel Mezzogiorno la percentuale sale al 39%. In questo contesto, per l’Italia il 2024 ha rappresentato un anno dedicato a profonde riforme che hanno riguardato il sistema delle politiche sociali, configurando nuovi modelli di governance che riconoscono agli Ambiti Territoriali Sociali una significativa centralità. Tra le innovazioni più rilevanti c’è l’Assegno di Inclusione (ADI), che al 31 dicembre 2024 ha coinvolto 758 mila nuclei beneficiari, per un totale di 1,8 milioni di persone, con un importo medio mensile di 620 euro. Il 68% dei nuclei beneficiari si concentra nel Mezzogiorno.
PROSEGUE PERCORSO ATTUATIVO RIFORMA NON AUTOSUFFICIENZA
Prosegue anche il percorso attuativo della riforma relativa alla non autosufficienza, secondo un modello più integrato, capace di connettere servizio sanitario nazionale, INPS e servizi territoriali. E questo a fronte di un processo d’invecchiamento demografico che in Italia è particolarmente accelerato. Gli over 65 sono ormai quasi un quarto della popolazione e fra questi oltre 4 milioni sono non autosufficienti.
PER LA SPESA SOCIALE 587 MILIARDI, PARI AL 59% DELLA SPESA CORRENTE PUBBLICA
La spesa sociale complessiva nel 2024 ha raggiunto i 587 miliardi, pari al 59% della spesa corrente pubblica. Di questi, circa 57 miliardi sono destinati all’assistenza sociale in senso stretto. Permane uno squilibrio a favore di pensioni e trasferimenti rispetto ai servizi territoriali, che continuano ad essere sottofinanziati.
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* Cambiamento climatico
GAS SERRA, CALO COMPLESSIVO DEL 26% DAI LIVELLI DEL 1990
Per quanto riguarda i servizi per la lotta agli effetti negativi del cambiamento climatico, le iniziative messe in campo sono molte e hanno prodotto risultati significativi. Si segnala in particolare il calo delle emissioni nazionali dei gas serra, che diminuiscono nel 2023 del 26% rispetto ai livelli del 1990 (-6.8% rispetto al 2022). Questo andamento è dovuto all’aumento dell’efficienza energetica da fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica nei settori industriali e al passaggio all’uso di combustibili a minor contenuto di carbonio.
MA AUMENTANO LE EMISSIONI DERIVANTI DAI TRASPORTI
Non tutti i settori presentano però una riduzione delle emissioni di gas serra. Infatti, le emissioni prodotte dal settore dei trasporti, che derivano per oltre il 90% dal trasporto stradale, continuano ad aumentare anche nel 2023 e sono oltre il 7% rispetto al 1990. Oltre ai trasporti (28% del totale nazionale), i settori della produzione di energia (21%), residenziale (18%) e dell’industria manufatturiera (13%) sono quelli che contribuiscono ad oltre la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti.
FORTE IMPATTO DEGLI EVENTI METEOROLOGICI AVVERSI
Rilevante anche l’impatto negativo in ambito climatico degli eventi meteorologici avversi, che si sono sensibilmente aggravati, con un aumento sia della frequenza che dell’intensità. Nell’anno 2024 si sono registrati 18 eventi meteorologici avversi per i quali è stata inoltrata ed accolta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri la richiesta, presentata dalle Amministrazioni regionali, della dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale. Inoltre, nell’anno 2024 è stato dichiarato lo stato di emergenza per deficit idrico per tre Regioni italiane.
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* Le performance territoriali
SU OBIETTIVI AGENDA 2030 NON CI SONO PASSI AVANTI SIGNIFICATIVI
Dalla valutazione sull’andamento delle politiche pubbliche territoriali rispetto ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 non emergono passi avanti significativi. Alcuni risultati appaiono validi per tutte le Regioni: un miglioramento per economia circolare (Goal 12) e un peggioramento per fame (G1), acqua e servizi igienico sanitari (G6), vita sulla terra (G15) e istituzioni (G16). Si conferma – evidenzia il CNEL – la dicotomia tra Nord e Sud, con le regioni del Mezzogiorno che presentano valori inferiori alla media italiana per diversi obiettivi, da un minimo di nove a un massimo di tredici. Mentre nel Centro-Nord in media sono due per regione i Goal che mostrano un valore inferiore alla media nazionale.
CRITICITÀ SU DIMENSIONE AMBIENTALE, SEGNALI POSITIVI SUI NEET
Rispetto agli obiettivi di Agenda 2030 le criticità principali si riscontrano nella dimensione ambientale. Molte Regioni si stanno allontanando da obiettivi quali l’efficienza delle reti di distribuzione dell’acqua potabile, i consumi finali di energia e la riduzione del consumo di suolo. Anche sul versante sociale persistono alcune difficoltà, per esempio rispetto al riequilibrio del rapporto tra i tassi di occupazione delle donne con figli in età prescolare e delle donne senza figli. Lo stesso accade per il dimezzamento del gap occupazionale di genere. Tra i progressi più significativi si registrano invece quelli relativi agli obiettivi sui NEET e sulla copertura da rete Gigabit.
SERVIZI COMUNALI, INCREMENTO SPESA MA RISULTATI NON UNIFORMI
Anche le analisi sulle performance dei servizi comunali mostrano un quadro variegato, segnato da progressi e al tempo stesso da persistenti divari territoriali. Positivo è l’incremento della spesa complessiva, ma non sempre vi è stato un corrispondente aumento dei livelli di servizio. In particolare, i servizi di raccolta e gestione dei rifiuti evidenziano ampie differenze tra Nord e Sud, con migliori performance in termini di efficienza e qualità nelle regioni settentrionali. Anche per i servizi sociali e per la prima infanzia le disparità restano significative: l’offerta di nidi comunali è più diffusa e accessibile al Centro-Nord, mentre nel Mezzogiorno si registra ancora una forte carenza. Nel complesso, i servizi inerenti alla polizia locale e all’amministrazione generale mantengono livelli di efficienza più stabili, con una spesa controllata e risultati relativamente omogenei sul territorio.
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* Il processo di ammodernamento della PA
LA VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DEI SERVIZI PUBBLICI COME PILASTRO FONDAMENTALE PER GUIDARE L’AZIONE DELLA PA
Il CNEL sottolinea la rinnovata consapevolezza nella pubblica amministrazione circa l’importanza di una valutazione rigorosa e organica della qualità dei servizi pubblici, nella duplice prospettiva del miglioramento della soddisfazione degli utenti e dell’allocazione ottimale delle risorse disponibili. L’obiettivo è un sistema capace di coniugare efficienza ed equità, anche attraverso la definizione di indicatori ed obiettivi tangibili e quantificabili, per rispondere alle esigenze mutevoli di una società in continua evoluzione. La valutazione della qualità dei servizi pubblici si pone come un pilastro fondamentale per guidare le decisioni strategiche e operative della PA e assicurare che l’azione pubblica sia sempre più allineata con le aspettative e i bisogni dei cittadini e delle imprese.
CONSISTENZA PERSONALE PA CRESCE IN MODO SIGNIFICATIVO, AUMENTA ANCHE FORMAZIONE E DIGITALIZZAZIONE
Nel corso del 2024 la consistenza del personale della PA è cresciuta in modo significativo, accompagnata da un rilevante investimento nelle attività di formazione indirizzate ai dipendenti pubblici. Sul piano della digitalizzazione i dati mostrano un’amministrazione pubblica sempre più attenta e coinvolta dai processi di innovazione, con un aumento delle infrastrutture digitali operative e delle piattaforme nazionali in uso e con riscontri concreti anche in merito all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Un lungo e sistematico lavoro di semplificazione e irrobustimento della macchina amministrativa – sottolinea il CNEL – che sta producendo maggiore efficienza e rafforza la capacità di gestione delle politiche pubbliche.
N.B. In allegato la Nota Stampa integrale