
In un colpo di scena senza precedenti, il presidente francese Emmanuel Macron ha riconfermato Sébastien Lecornu alla guida del governo venerdì sera, appena pochi giorni dopo aver accettato le sue dimissioni e la dichiarazione che la missione era “terminata” dopo meno di un mese in carica. Questa mossa, definita da alcuni osservatori come una “part deux” per il fedelissimo di Macron, arriva in un contesto di profonda instabilità politica, con l’obiettivo di scongiurare lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e le conseguenti elezioni anticipate.
Nel disperato tentativo di mantenere il controllo a Parigi, Macron ha condotto venerdì una maratona di colloqui al Palazzo dell’Eliseo con leader di vari partiti, escludendo deliberatamente La France Insoumise (LFI) dell’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon e il Rassemblement National (RN) populista di Marine Le Pen. Al centro delle discussioni, un presunto accordo con il Partito Socialista (PS) per evitare la censura di un secondo governo Lecornu, in cambio di un compromesso sulla controversa riforma pensionistica del 2023. Questa misura, che ha elevato l’età pensionabile da 62 a 64 anni sfruttando una scappatoia costituzionale senza voto parlamentare, aveva provocato mesi di proteste violente.
Tuttavia, Olivier Faure, leader del PS, dopo l’incontro con Macron, ha dichiarato che il presidente “non ha fornito risposte chiare” e che, in assenza di una sospensione totale della riforma sulle pensioni, il suo partito procederà immediatamente alla mozione di censura, come riportato da Le Parisien. Un tale accordo con la sinistra potrebbe alienare la base neoliberista di Macron, che vede la riforma come uno dei suoi trionfi principali, temendo un aggravio del debito pubblico francese già in crescita. Il partito Horizon dell’ex Primo Ministro Édouard Philippe, parte della coalizione Ensemble, ha già espresso opposizione a qualsiasi “compromesso sulla riforma delle pensioni”.
Dall’altro lato, Bruno Retailleau, leader dei Républicains (LR) di centro-destra, che lunedì ha contribuito alla caduta del primo governo Lecornu per le troppe nomine di fedelissimi macroniani, ha ribadito che non sosterrà un altro esecutivo del presidente né alcun arretramento sulle pensioni. Macron sembra puntare sul fatto che i Républicains mollino la posizione di Retailleau, considerando il partito dell’establishment meno incline alla censura rispetto ai socialisti. Cedere alla sinistra potrebbe essere l’unica via per approvare il bilancio imminente, con scadenza nei prossimi giorni. Una coalizione tra PS e LR per una mozione di sfiducia farebbe crollare il governo.
Nonostante mercoledì avesse annunciato la fine della sua missione, Lecornu ha accettato venerdì sera: “Accetto – per dovere – la missione affidatami dal Presidente della Repubblica di fare tutto il possibile per fornire alla Francia un bilancio entro la fine dell’anno e di occuparmi dei problemi della vita quotidiana dei nostri concittadini”. Pur aprendo tutte le questioni al dibattito parlamentare, il premier ha sottolineato che, di fronte alla crisi del debito francese e alle sanzioni UE in arrivo, “ripristinare le nostre finanze pubbliche resta una priorità per il nostro futuro e la nostra sovranità: nessuno potrà eludere questa necessità”.
Resta da vedere se il “monaco soldato” Lecornu, noto per la sua disciplina, riuscirà a invertire la rotta in una battaglia di bilancio che ha già abbattuto i suoi due predecessori all’Hôtel Matignon nell’ultimo anno.
Il caos politico persistente a Parigi gioca a favore della favorita per l’Eliseo, Marine Le Pen, e del suo RN, che insiste per lo scioglimento del Parlamento e nuove legislative per sbloccare l’impasse in un’Assemblea profondamente frammentata. “Le manovre continuano, la censura è quindi necessaria e lo scioglimento è più che mai indispensabile”, ha tuonato Le Pen, avvertendo: “Tutti i partiti politici che hanno contribuito a dare a Emmanuel Macron il tempo necessario per attuare questa vergognosa manipolazione saranno chiamati a rispondere alle prossime elezioni”.
La tensione sale, con il governo Lecornu 2.0 che deve navigare tra minacce di censura e l’urgenza di un’austerità imposta dall’Europa. La Francia, intrappolata in un vicolo cieco, attende l’esito di questa partita ad alto rischio.