
(AGENPARL) – Sat 11 October 2025 11 Ottobre 2025
Comunicato Stampa
Focus sulla ricarica dei bacini carsici dell’Appennino Campano all’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale
Aggiornare la mappatura delle aree endoreiche dei bacini carsici con tecnologie avanzate e modelli di ricarica, per poter stimare con un maggior margine di precisione i tempi di ricarica di questi importanti acquiferi – localizzati nei massicci carbonatici dell’Appennino Campano – così da rendere sempre più affidabili i bilanci idrogeologici, studi di fondamentale importanza anche previsionale per calcolare lo stato delle principali fonti di approvvigionamento degli acquedotti della regione.
È stato questo il tema illustrato il 9 ottobre scorso dall’intervento del dottor Guido Leone, con la relazione “Implicazioni geomorfologiche nel processo di ricarica degli acquiferi carsici e nella valutazione del bilancio idrogeologico”, durante il III Focus del Percorso di Partecipazione Pubblica per la redazione e l’aggiornamento del Piano di Gestione delle Acque – IV Ciclo 2027 – 2033 e del Piano di Gestione Rischio Alluvioni – III Ciclo 2022-2027 dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale.
Il focus si inserisce nell’ambito della valutazione del bilancio idrogeologico, attività che l’Autorità sta conducendo a scala di Distretto e a scala di maggiore dettaglio per aree tematiche.
La dottoressa Marina Saggiomo, membro del team individuato dal Segretario Generale – dott.ssa Vera Corbelli – per le attività di Partecipazione Pubblica correlate alla pianificazione di distretto per l’Autorità di Bacino, ha presentato il lavoro del dottor Leone, che è parte di un Gruppo di Ricerca del Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli Studi del Sannio, condotto dai docenti Francesco Fiorillo e Libera Esposito, in collaborazione con il dottor Michele Ginolfi, borsista di ricerca, ricordando l’importanza di questi momenti di approfondimento tematico, che risultano trasversali all’aggiornamento di PGA e PGRA.
Guido Leone ha ricordato che i massicci carbonatici della Campania sono sede di acquiferi carsici che alimentano importanti sorgenti basali, come quella del Torano, sottesa al Massiccio del Matese, e quelle sottese al massiccio dei monti Alburni. Entrambe alimentano fiumi e importanti reti acquedottistiche regionali ed interregionali, atteso che sono caratterizzate da portate medie dell’ordine di diversi metri cubi al secondo, di buona qualità e per questo captate per scopi idropotabili.
Il cambiamento del clima – studiato dal Gruppo di Ricerca – con inverni più miti e siccitosi che diventano sempre più frequenti dagli anni ‘80 del secolo scorso in avanti, si ripercuote sui tempi di ricarica dei bacini carsici, rendendo sempre più necessario approntare bilanci idrici e idrologici calibrati e modelli previsionali sempre più raffinati.
“Per questi acquiferi, le modalità e i volumi di ricarica dipendono non solo dalle specifiche condizioni climatiche e geologiche della regione, ma anche dalle caratteristiche morfologico-carsiche. In particolare, uno degli elementi che distingue i sistemi carsici dagli altri sistemi idrogeologici è la presenza di depressioni topografiche chiuse, che svolgono un ruolo attivo nella ricarica dell’acquifero. Infatti, i settori sommitali dei massicci carbonatici sono occupati da aree endoreiche, ovvero bacini idrografici chiusi che convogliano le acque di origine meteorica verso le depressioni carsiche” – ha spiegato Leone.
“Di fatto, le acque di precipitazione che cadono sulla superficie endoreica non alimentano il deflusso superficiale, ma vengono convogliate in profondità perché assorbite in maniera concentrata attraverso inghiottitoi e doline” – ha ricordato Leone, che ha sottolineato come “La rete carsica di fratture e condotti connette le aree endoreiche con le sorgenti, che rappresentano il recapito finale della circolazione idrica sotterranea.”