
IMMENSE 2025, la Giornata nazionale del cibo pubblico promossa da ANIR Confindustria, si è svolta a Roma presso Palazzo Wedekind nel contesto dell’80° anniversario della FAO. L’evento ha offerto un’occasione di confronto e approfondimento sul ruolo della ristorazione collettiva, presentata non solo come servizio essenziale, ma anche come infrastruttura sociale capace di promuovere coesione, sviluppo e benessere a livello nazionale.
La giornata ha visto susseguirsi focus table e panel con istituzioni, imprese e stakeholder della filiera, affrontando temi quali equità alimentare, qualità dei servizi, sostenibilità e innovazione industriale, nonché la necessità di un mercato regolato e trasparente e della revisione dei prezzi nei servizi collettivi. L’evento ha confermato la centralità del cibo pubblico come strumento concreto di crescita sociale, educativa e culturale nel Paese, consolidando il dialogo tra politica, istituzioni e imprese.
L’Agenparl ha intervistato Antonella Inverno, Responsabile politiche infanzia e adolescenza di Save The Children.
«Oggi le mense scolastiche potrebbero rappresentare uno strumento concreto per contrastare le disuguaglianze educative che colpiscono il nostro Paese. Solo poco più di un bambino su due può accedere al servizio di mensa scolastica, e questa cifra non restituisce pienamente le profondità delle disuguaglianze presenti in Italia.
Le regioni del Sud sono quelle con i tassi di accesso più bassi rispetto al resto del Paese. Perché non si interviene su questo? Innanzitutto per una questione di risorse: è necessario recuperare maggiori fondi per finanziare un servizio che è essenziale, mentre oggi viene considerato ancora un servizio a domanda individuale.
Esiste però anche una questione culturale: in molti territori si pensa che non ci sia sufficiente domanda per questo servizio, senza considerare che un’offerta attiva potrebbe a sua volta generare la domanda.
La mensa scolastica, quindi, non solo potrebbe contribuire a ridurre le disuguaglianze educative, ma potrebbe anche favorire l’occupazione femminile, che in troppi territori continua a registrare tassi preoccupanti.»