
(AGENPARL) – Thu 09 October 2025 Astenuti i consiglieri di opposizione. Approvati tutti gli emendamenti
predisposti dall’assessore De Luca e dai consiglieri Betti (Pd) e
Ricci (Avs). In legge anche la clausola valutativa proposta dal
consigliere Pernazza (FI)
(Acs) Perugia, 9 ottobre 2025 – Con 12 favorevoli della maggioranza e
8 astenuti dei consiglieri di minoranza l’Assemblea legislativa
dell’Umbria ha approvato il Disegno di legge di iniziativa della
Giunta regionale concernente ‘‘Misure urgenti per la transizione
energetica e la tutela del paesaggio umbro’. Sì a nuovi emendamenti
(astensione opposizione), dopo quelli già approvati in Commissione,
proposti dall’assessore Thomas De Luca, a cui sono seguiti, con
uguale esito positivo, altri dei consiglieri Cristian Betti (Pd) e
Fabrizio Ricci (Avs). Approvata anche la proposta di Laura Pernazza
(FI) circa la previsione in legge della clausola valutativa, respinte
invece altre sue proposte emendative.
L’obiettivo della legge, come è stato ribadito anche oggi in Aula,
è quello di conciliare l’accelerazione verso l’autonomia energetica
con la salvaguardia del patrimonio paesaggistico e culturale,
rispondendo all’obbligo di individuare le aree idonee e non idonee
all’installazione di impianti a fonti di energia rinnovabile (FER), in
ottemperanza al D.Lgs. 199/2021. Viene promosso un mix energetico
diversificato privilegiando la realizzazione di impianti diffusi, di
piccole e medie dimensioni, prossimi alla domanda, e si riconoscono le
Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) come pilastro del sistema,
dichiarando idonea ogni area ad esse destinate, favorendo
l’autoproduzione e contrastando la povertà energetica. Vengono
definite le aree idonee, che includono le superfici antropizzate e
compromesse, le coperture, le aree edificate, parcheggi, aree
dismesse, discariche e infrastrutture esistenti. I tempi autorizzativi
per queste aree saranno ridotti e il parere paesaggistico non sarà
vincolante, incentivando la rigenerazione delle aree già
antropizzate. Grande attenzione è dedicata all’agrivoltaico, con
requisiti stringenti nelle aree non idonee per garantire benefici alla
biodiversità e all’identità culturale umbra, promuovendo pratiche
sostenibili. La legge impone requisiti rigorosi per minimizzare gli
impatti ambientali e una ripartizione territoriale equa degli
impianti. Sono previste garanzie finanziarie per la dismissione degli
impianti e un programma di compensazioni ambientali e territoriali a
carico dei proponenti, con percentuali significative dei proventi da
destinare ai comuni o alle CER.
Tra le proposte emendative (approvate) dell’assessore De Luca,
quella in cui viene ulteriormente sottolineata la non retroattività e
il periodo di applicazione della legge. La modifica chiarisce che il
disegno di legge è applicabile sull’intero territorio regionale.
L’applicazione delle disposizioni normative, nel rispetto del
principio del “tempus regit actum”, non avrà carattere retroattivo
per quanto concerne i contributi, gli oneri di natura economica o i
criteri di ammissibilità delle richieste che avrebbero potuto, di
fatto, escluderle in via preordinata, violando il legittimo
affidamento del proponente. La legge si applica esclusivamente
nell’ambito dell’iter autorizzativo, nel contesto delle prerogative
assegnate alle autorità procedenti dalle normative nazionali.
Tra gli altri emendamenti anche quello in cui vengono definite le aree
idonee riservate esclusivamente alla risorsa eolica attraverso
specifici criteri volti a minimizzare gli impatti in un territorio in
cui la stessa fonte è disponibile esclusivamente onshore. Il primo
criterio stabilisce una misura massima di scala in 100 metri di
altezza totale dell’impianto al mozzo. Si tratta di una taglia
minima per ridurre in maniera significativa la visibilità dai punti
di interesse panoramico nell’analisi dell’intervisibilità
teorica. Il punto centrale del secondo criterio è invece quello della
bassa visibilità panoramica dai coni visuali la cui immagine è
storicizzata e identifica i luoghi dell’Umbria anche in termini di
notorietà internazionale e attrattività turistica identificati con i
beni vincolati. Il terzo criterio è quello della disponibilità del
vento che deve essere superiore ai 6 m/s, al fine di garantire che la
realizzazione dell’impianto corrisponda all’interesse pubblico
prevalente di realizzazione di energia rinnovabile. Vengono inserite
le aree per cui i Comuni hanno richiesto il riconoscimento
dell’idoneità nella fase di consultazione.
INTERVENTI
Letizia Michelini (Pd-presidente Seconda commissione-Relatrice di
maggioranza): “Il provvedimento, in linea con il decreto legislativo
n. 199 del 2021 e con il decreto ministeriale 21 giugno 2024, risponde
all’obbligo per le Regioni di individuare le aree idonee e non
idonee all’installazione di impianti alimentati da fonti energetiche
rinnovabili (FER), con l’obiettivo di coniugare la transizione
energetica con la tutela del paesaggio, delle aree agricole e
forestali e del patrimonio ambientale e culturale dell’Umbria. La
legge si fonda sui principi dell’articolo 9 della Costituzione e
dello Statuto regionale, promuovendo il diritto delle persone a vivere
in un ambiente salubre e sostenibile, e riconoscendo l’ambiente, il
paesaggio e la biodiversità come beni essenziali della collettività.
Intende assicurare il raggiungimento dell’autonomia energetica
regionale entro il 2050; promuovere la pianificazione sostenibile e la
razionalizzazione dell’uso del suolo; sostenere la nascita e la
diffusione delle comunità energetiche rinnovabili; tutelare le
risorse naturali e il paesaggio umbro quale elemento identitario e di
sviluppo sostenibile. Il disegno di legge si compone di 11 articoli,
che disciplinano in modo organico: l’individuazione delle aree
idonee e non idonee, la prevalenza dell’idoneità in casi specifici;
la promozione dei sistemi di accumulo energetico e delle reti
integrate; la definizione dei criteri di mitigazione degli impatti
ambientali e delle compensazioni; gli oneri istruttori e le modalità
di monitoraggio annuale; la clausola di invarianza finanziaria e le
norme finali. La Commissione dopo aver espletato una serie di
audizioni dei soggetti individuati dalla commissione stessa:
associazioni, rappresentanti di categoria e istituzionali, ha
esaminato emendamenti presentati dalla maggioranza: il primo
interviene sull’articolo 1, chiarendo l’applicazione del disegno
di legge ai procedimenti autorizzativi già avviati, limitatamente
agli aspetti valutativi e progettuali, nel rispetto del principio del
tempus regit actum. L’emendamento 2 modifica l’articolo 3,
recependo osservazioni emerse nelle audizioni. Chiarisce che le aree
idonee individuate dal d.lgs. 199/2021 rientrano tra quelle del
disegno di legge; elimina il limite di superficie legato ai fabbisogni
energetici dei membri delle comunità energetiche rinnovabili (CER),
per favorire una partecipazione aperta; e introduce un nuovo comma 4
bis che esclude dal calcolo della SUC e degli indici di copertura le
superfici di impianti realizzati su aree pubbliche o di utilità, se
il Comune è soggetto fondatore della CER, prevedendo anche vasche di
accumulo per l’acqua piovana. L’emendamento relativo alla lettera
u dell’articolo 3, presentato dalla consigliera Pernazza, aveva il
medesimo oggetto di quello proposto dalla maggioranza. I due testi
sono stati quindi fusi in un unico emendamento condiviso, che è stato
approvato all’unanimità. L’emendamento n. 3 aggiunge un comma 2
bis all’articolo 5, stabilendo che per gli impianti delle CER
collocati in aree non idonee, la potenza non possa superare i
fabbisogni energetici dei membri. La Commissione ha riconosciuto
l’importanza del provvedimento come strumento normativo urgente,
necessario a garantire l’allineamento dell’Umbria agli obiettivi
nazionali ed europei di decarbonizzazione e sicurezza energetica, con
una forte attenzione alla specificità territoriale e paesaggistica
regionale. Il disegno di legge rappresenta un atto di responsabilità
politica e istituzionale, che coniuga innovazione tecnologica e tutela
ambientale. Nel sottolinearne il valore strategico, invita
l’Assemblea legislativa ad approvare il provvedimento,
riconoscendolo come fondamento della nuova politica energetica
regionale e come strumento di equilibrio tra sviluppo sostenibile,
tutela del paesaggio e coesione sociale”.
Laura Pernazza (FI- relatore di minoranza): “Nel corso dell’esame
del disegno in Commissione è emerso fin da subito un evidente grado
di confusione nell’iter legislativo, dovuto alle continue modifiche
del testo e alla trasmissione di versioni differenti del
provvedimento. Situazione aggravata dalla presentazione, a meno di
ventiquattro ore e ulteriori aggiornamenti ricevuti a mezz’ora
dall’inizio dall’esame in Aula, di numerosi e sostanziali
emendamenti da parte dell’Assessore De Luca, dei quali non era stato
dato alcun cenno in Commissione, rendendo così impossibile effettuare
i necessari approfondimenti e le opportune valutazioni di merito.
Emendamenti sostanziali che in alcuni passaggi stravolgono la versione
iniziale. Le audizioni delle associazioni di categoria in commissione
sono state convocate su richiesta della minoranza. Approfondimenti e
confronti in Commissione hanno consentito di migliorare parzialmente
il testo. Prendiamo atto come alcuni emendamenti, presentati
dall’Assessore, hanno addirittura soppresso emendamenti della
Commissione e quindi della maggioranza stessa. Particolarmente
rilevante l’emendamento presentato dalla minoranza a mia prima firma
e successivamente presentato dalla maggioranza e approvato
all’unanimità, che ha previsto la soppressione parziale della
lettera u) del comma 1 dell’articolo 3. Questa disposizione, nella
versione originaria, imponeva che, per i progetti a servizio di
Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), fosse presentata ex ante la
documentazione attestante i fabbisogni energetici dei membri.
L’accoglimento di questa proposta ha rappresentato un passaggio di
responsabilità e di collaborazione istituzionale, per il quale va
riconosciuto l’impegno dell’Assessore competente e della
Presidenza della Commissione. L’emendamento approvato consentirà di
favorire la diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili, ma
sarà ora indispensabile accompagnare questa innovazione con strumenti
di supporto adeguati. Per le CER sarà necessario prevedere fondi
dedicati, contributi a fondo perduto, bandi specifici e servizi di
assistenza tecnica, rivolti a Comuni, imprese e cittadini. Come
minoranza abbiamo chiesto in Commissione di valutare l’impatto
effettivo del provvedimento sulle procedure pendenti al momento
dell’entrata in vigore della legge. Abbiamo chiesto di conoscere
quanti e quali procedimenti autorizzativi già avviati presso i Comuni
sarebbero rientrati nell’ambito delle nuove norme, per stimare la
reale portata della legge e le possibili ripercussioni amministrative,
ma nessuna risposta puntuale è stata fornita. In Commissione abbiamo
sottolineato anche la necessità di attendere la piena attuazione
della normativa nazionale in materia di aree idonee e non idonee per
gli impianti a fonti rinnovabili, al fine di evitare contenziosi e di
non dover procedere in seguito a un inevitabile adeguamento della
disciplina regionale. La scelta di legiferare prima della definizione
dei criteri nazionali, previsti per fine mese, come segnalato anche da
Confindustria e da altri soggetti auditi, espone la Regione a
potenziali conflitti di competenza e alla necessità di future
modifiche per conformarsi agli atti statali. Abbiamo inoltre
evidenziato divergenze significative rispetto alle attuali
disposizioni statali in materia di aree idonee e procedimenti
autorizzativi per gli impianti a fonte rinnovabile. Un ulteriore
aspetto fondamentale riguarda la mappatura delle superfici del
territorio regionale, con l’individuazione puntuale delle aree
idonee e non idonee in relazione alla tipologia di fonte energetica e
ai vincoli esistenti. La disponibilità di tale strumento, accessibile
a tutti gli operatori pubblici e privati, rappresenterebbe un mezzo di
orientamento e trasparenza essenziale sia per chi intenda investire
sia per i tecnici comunali e regionali chiamati a istruire le
pratiche. Questo è fondamentale, l’abbiamo più volte segnalato sia
noi che le associazioni di categoria e notiamo che finalmente
l’assessore ha in parte recepito questa necessità negli
emendamenti. Il testo approvato dalla Commissione introduceva misure
di natura retroattiva, tale impostazione rischia di esporre, dopo la
Sardegna, anche la Regione Umbria a rilievi di illegittimità
costituzionale, poiché le Regioni devono attenersi ai principi di
proporzionalità, bilanciamento e compatibilità stabiliti dalle
direttive europee e dalla normativa statale. Prendiamo atto degli
emendamenti presentati in questo senso dall’assessore De Luca che
vista la delicatezza dell’argomento trattato, farebbe bene a
prendersi del tempo per approfondire in commissione. Particolari
perplessità suscita l’articolo 4, che definisce le aree non idonee.
Il comma 1 prevede che, per le aree individuate come non idonee,
‘sussiste un’altissima probabilità di esito negativo’ del
procedimento autorizzativo. L’inserimento in una legge di un
concetto valutativo e indeterminato è inopportuno, poiché genera
incertezza giuridica e riduce la prevedibilità delle decisioni
amministrative, in contrasto con il principio di certezza del diritto.
Da evidenziare come l’articolo 4, comma 3, includa tra le aree non
idonee anche quelle relative ai beni sottoposti a tutela (Codice dei
beni culturali e del paesaggio). Tra questi rientrano anche gli
immobili vincolati ope legis. Questa categoria è molto ampia e
comprende, ad esempio, beni immobili di proprietà pubblica con più
di settant’anni di età, come ponti, scuole, edifici e manufatti di
varia natura, diffusi su tutto il territorio regionale, anche nei
piccoli borghi e nelle frazioni più periferiche. Per le
caratteristiche stesse dell’Umbria, ricca di patrimonio storico e
architettonico, la presenza di tali beni è estremamente estesa e
capillare. L’applicazione automatica di questo criterio, unita alla
fascia di rispetto che la normativa impone attorno ai beni tutelati,
determinerebbe una drastica estensione delle aree non idonee, con il
rischio di limitare fortemente la possibilità di installazione di
impianti FER anche in contesti privi di reale valore
storico-artistico. Solo attraverso una mappatura precisa e aggiornata
sarà possibile evitare un’applicazione sproporzionata e
indiscriminata della norma, garantendo un adeguato equilibrio tra
tutela del patrimonio e promozione della transizione energetica, in
coerenza con le peculiarità territoriali e culturali dell’Umbria.
Prendiamo atto dell’emendamento presentato dall’Assessore De Luca
che sopprime il comma 5 dell’articolo 3, originariamente finalizzato
a favorire la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili
promosse dai Comuni in qualità di soggetti fondatori. La sua
eliminazione appare ingiustificata e incoerente rispetto agli
obiettivi dichiarati della legge, in quanto indebolisce il ruolo dei
Comuni nella promozione delle CER. Chiediamo chiarimenti in merito
all’iter procedurale adottato dall’Assessore per la definizione
dell’ultimo emendamento, considerato che solo un numero limitato di
Comuni ha potuto trasmettere osservazioni o proposte a causa della
brevità dei tempi concessi. Si rileva inoltre che ANCI Umbria non è
stata informata in Commissione della possibilità di contribuire alla
formazione o all’integrazione di tale elenco, circostanza che limita
la rappresentatività complessiva del lavoro svolto e riduce le
opportunità di un effettivo coinvolgimento degli enti locali. In
coerenza con le osservazioni espresse, è stato inoltre presentato un
subemendamento volto alla soppressione dell’Allegato A introdotto
dagli emendamenti dell’Assessore De Luca, contenente l’elenco
delle particelle catastali individuate come aree idonee. La proposta
nasce dall’esigenza di garantire trasparenza e imparzialità nel
processo di individuazione delle aree, poiché non risulta chiara
l’attività istruttoria che ha portato alla selezione dei terreni
elencati e non è specificato se essi siano di proprietà pubblica o
privata. L’inclusione di particelle di proprietà privata
all’interno di un allegato legislativo rischia infatti di alterare
il valore di mercato dei terreni e di determinare potenziali effetti
speculativi a vantaggio di soggetti privati. Il sub emendamento
proposto mira a tutelare la neutralità amministrativa e a rinviare
alla Giunta, nell’ambito della futura mappatura generale, la
competenza tecnica e aggiornata sulla localizzazione delle aree
idonee. Con gli emendamenti presentati dall’assessore, pur
riconoscendo questo segnale di apertura e disponibilità al confronto,
riteniamo che, alla luce del numero e della complessità degli
emendamenti depositati, sia necessario un approfondimento ulteriore in
Commissione”.
Cristian Betti (capogruppo Pd): “Il tema è importantissimo e
delicatissimo, è nelle riflessioni di tutto il mondo ed anche noi
siamo chiamati ad affrontare con estrema attenzione e rigore la
transizione energetica e tutto ciò che ruota intorno alle FER e tutto
quanto consegue. L’Umbria ha affrontato la vicenda e le questioni
legate alla transizione nel modo giusto e per questo ringrazio
l’Assessore De Luca che ben prima che l’atto iniziasse l’iter in
Commissione ha iniziato ad affrontare questa riforma di avanguardia
nazionale. Lo ha fatto dando luogo ad un’ampia partecipazione dal
basso, in ogni territorio, ascoltando comitati, associazioni,
associazioni di categoria, sindacati, sindaci, invitati quest’ultimi
in più occasioni a presentare suggerimenti per l’individuazione di
aree. Questo è un lavoro che va avanti da inizio legislatura. Un
percorso particolarmente partecipato anche all’interno di Palazzo
Cesaroni attraverso l’iter dell’atto in Commissione, dove
l’astensione dei commissari di opposizione è un riconoscimento per
il lavoro svolto dall’Assessore e dalla stessa Presidente della
Commissione. Le richieste arrivate soprattutto dai sindaci e dalle
associazioni di categoria fanno capire che non è più possibile
tergiversare sulla materia. La richiesta di aiuto dei sindaci era di
fare presto per dare copertura dove non c’è, che servisse a
garantire la connessione e contemperare le esigenze fra lo sviluppo
delle fonti di energia rinnovabile e quelle di tutelare una regione
delicata come la nostra. Non potevamo permetterci di attendere la
normativa nazionale. Nella legge sono stati inseriti molti emendamenti
provenienti dalla fase di partecipazione. Voteremo convintamente a
favore di questa legge”.
Stefano Lisci (Pd): “Gli emendamenti proposti oggi dall’Assessore
sono la logica conseguenza di quanto approfondito in commissione.
Abbiamo ascoltato molti sindaci. Dalle audizioni è emersa la
necessità urgente di una regolamentazione per la tutela del
territorio. Quando si parla dei bene dei cittadini e della tutela
ambientale non c’è nulla di male se si collabora. Ci sono
territori, come quello dello Spoletino e Valnerina dove i cittadini
sono preoccupati perché aspettare ancora per dotarsi di una legge
può significare dare la possibilità di presentare ancora più
richieste per l’installazione di impianti. Questa legge La legge
deve essere adottata dalla Regione nel più breve tempo perché
strumento importante per i territori e per i Comuni”.
Luca Simonetti (M5S): “I cambiamenti al testo della legge sono la
dimostrazione che i contributi arrivati durante la partecipazione
hanno trovato spazio. Mi stupisce la relazione di minoranza, visto il
clima di grande collaborazione che c’è stato in Commissione. E per
la prima volta ci dotiamo di una legge organica sulla pianificazione
delle fonti rinnovabili. Una legge che dà stabilità, regole certe e
una visione chiara. Non più improvvisazioni, non più zone d’ombra.
Questo sarà uno strumento operativo per chi dovrà decidere su come
affrontare la questione energetica senza intaccare il territorio. Le
nuove regole individuano con precisione le aree idonee e quelle già
compromesse, come aree industriali, cave dismesse, discariche,
parcheggi e coperture edilizie. E tutelano al tempo stesso il
passaggio e la nostra identità. Difendere le montagne e le colline
significa preservare l’equilibrio tra sviluppo e tutela, rinnovazione
e tradizione proteggendo le comunità che vivono su quei territori. È
un messaggio chiaro di sviluppo ma con regole e benefici per tutti gli