
(AGENPARL) – Tue 07 October 2025 ETICA E FINANZA: IL PRESIDENTE ABI, ANTONIO PATUELLI,
IN DIALOGO CON IL CARDINALE GIANFRANCO RAVASI
Nella Repubblica italiana l’etica è nei principi fondamentali della Costituzione.
Doveri e diritti sono inscindibili.
L’economia e la finanza, se sottratte all’influenza del diritto e della morale, se disgiunte dai principi, portano all’egoismo.
L’etica deve prevalere anche sul diritto: quando un’operazione economica è giuridicamente lecita, se contrasta con l’etica, non deve essere conclusa.
Il minimo dell’etica è la legalità.
L’etica può convincere le persone ad essere più scrupolose di quanto dispongono le norme.
La dimensione morale dell’economia e della finanza consente di cogliere come finalità inscindibili l’efficienza economica e la promozione di sviluppo solidale e sostenibile.
L’economia e la finanza debbono essere fonti di creazione di ricchezze non fini a sé stesse, ma strumenti per l’incremento dello sviluppo, del progresso, dei più alti gradi di civilizzazione.
Creare le condizioni per lo sviluppo e promuovere la difesa dei deboli debbono essere obiettivi convergenti.
La finanza non deve distaccarsi dalle regole e dagli orizzonti dell’economia: non deve essere speculazione senza indirizzi e obiettivi etici.
In economia e finanza tutto ciò che è moralmente corretto, è finalizzato allo sviluppo globale e solidale della persona e della società che si può realizzare solo in una economia di mercato con sensibilità sociali dove l’iniziativa privata goda di uno spazio ampio costituzionalmente garantito, con regole di mercato libero, concorrenziale e vigilato da Autorità indipendenti.
La proprietà privata è tutelata dalla Costituzione con funzioni anche sociali.
La Dottrina sociale della Chiesa riconosce l’importanza della correttezza e trasparenza contabile e la centralità del rispetto della dignità delle persone che costituiscono il patrimonio più prezioso di una azienda; accetta e riconosce la giusta funzione del profitto come primo indicatore del buon andamento dell’azienda e condanna l’usura.
L’Enciclica “Centesimus annus” indica che “l’impresa non può essere considerata solo come una società di capitali; essa è al tempo stesso una comunità di persone”.
La Dottrina sociale della Chiesa critica giustamente “l’egoismo miope e limitato al corto termine” che “alla fine non paga e fa pagare a tutti un prezzo troppo alto”.
L’obiettivo è il progresso del bene comune nel rispetto della dignità umana.
L’economia “ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento; non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica amica della persona”.
Ogni progresso del mondo economico non può considerarsi tale se misurato solo su parametri di quantità nel produrre profitto, ma va commisurato anche alle qualità delle vite che produce e dell’estensione del benessere, non solo materiale, che diffonde.
Il profitto va perseguito – rileva la Dottrina sociale della Chiesa – ma mai “ad ogni costo”, né come elemento totalizzante. Il profitto, “fattore intrinsecamente necessario ad ogni sistema economico” va coniugato con la responsabilità sociale.
Il benessere va valutato con criteri più ampi del Pil, con anche altri parametri quali la sicurezza, la salute, la crescita del “capitale umano”, la qualità della vita sociale e del lavoro.
Guadagno e solidarietà non sono antagonisti in un circuito virtuoso che deve scaturire anche da tutte le potenzialità positive dei mercati. Così come “ogni attività economica non può sostenersi alla lunga se non è vissuta in un clima di sana libertà d’iniziativa”.
“In linea di principio tutte le dotazioni ed i mezzi di cui si avvalgono i mercati per potenziare la loro capacità allocativa, purché non rivolti contro la dignità della persona e non indifferenti al bene comune, sono moralmente ammissibili”, per la Dottrina sociale della Chiesa.
Sono nettamente criticabili gli egoismi e le sopraffazioni nella finanza, gli abusi e i raggiri specie ai danni di controparti meno avvantaggiate.
Anche strumenti finanziari leciti, se commercializzati in asimmetria informativa, approfittando delle lacune cognitive e della debolezza contrattuale altrui, costituiscono violazioni della correttezza e una grave infrazione etica.
Luigi Einaudi scriveva che “una forza morale è il motore nascosto delle grandi opere di pace”.
Il concetto di etica è molto più antico di quello di sostenibilità, anche se appaiono sempre più connessi.
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Alla base dell’economia e della finanza vi è il risparmio che va sempre rispettato quale energia fondamentale per lo sviluppo e l’occupazione.
Gli investimenti del risparmio nell’economia produttiva non producono rendite, ma rendimenti più o meno basati sul rischio.
Occorre distinguere i rendimenti di investimenti a medio e lungo termine, rispetto alle operazioni speculative a brevissimo termine.
Necessita maggior rispetto per i singoli risparmiatori e per i loro investimenti di fronte alle potenzialità e ai rischi delle sempre più nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale.
Per l’intelligenza artificiale occorrono innanzitutto principi etici, trasparenza, responsabilità sociale per la sicurezza e la protezione dei dati. Necessita il controllo umano ed etico degli algoritmi, a tutela di libertà e responsabilità.
Difronte all’intelligenza artificiale occorre innanzitutto spirito critico, come ha detto Papa Leone XIV.
Non deve esserci concorrenza sleale di operatori economici e finanziari non regolamentati: l’esperienza e gli abusi nelle pseudo cripto valute evidenziano l’indispensabile necessità che le tecnologie, anche il Metaverso, non siano estranee alle regole che, come la tassazione, debbono essere uguali per tutti.
La cultura, lo spirito critico, il coraggio razionale e la determinazione sono indispensabili difronte alle sempre nuove sfide che il mondo bancario deve affrontare con lungimiranza, per la sostenibilità nelle complessità, per la maggiore certezza del diritto anche prospettica, per la semplicità delle norme, per la sempre maggiore solidità patrimoniale e di liquidità delle banche, nella concorrenza del pluralismo dei modelli bancari, nella prevenzione delle crisi.
Occorre sempre rifiutare il cinismo, l’avidità, l’economia priva di etica, l’assenza di memoria.
È indispensabile anteporre sempre i principi per una moralità non accomodante.
Antonio Patuelli
Presidente Associazione Bancaria Italiana