
Le micro, piccole e medie imprese rappresentano un patrimonio fondamentale del tessuto produttivo nazionale – costituiscono per numerosità circa il 99% della struttura imprenditoriale del Paese – eppure sono diversi gli ostacoli allo sviluppo che ne causano un significativo potenziale inutilizzato. FederTerziario, l’organismo datoriale che associa oltre 90mila aziende sul territorio nazionale, ha analizzato i dati italiani contenuti in un documento della Commissione Europea (Flash Eurobarometer 559) che ha intervistato circa 17mila imprese dei 27 Stati membri. Preoccupanti i numeri che riguardano le pmi nazionali: il 69% (+5% rispetto alla media comunitaria) ha segnato “gli ostacoli normativi o gli oneri amministrativi” come problema principale, seguono i ritardi dei pagamenti (55%, +16% rispetto alla media europea) e quindi l’accesso ai finanziamenti (26%).
Si tratta di temi che FederTerziario, ormai da decenni, rileva e puntualmente inserisce nei propri documenti programmatici, ponendoli, inoltre, come elementi centrali di riflessione nei tavoli istituzionali a cui partecipa. “Abbiamo evidenziato – ha spiegato Nicola Patrizi, presidente dell’organismo datoriale al recente incontro della cabina di regia sul Pnrr – come per le micro e piccole e medie imprese vi sia ancora troppa burocrazia per accedere ai finanziamenti, soprattutto nell’ambito della digitalizzazione. Questo rischia di rallentare o, addirittura, bloccare processi che dovrebbero essere centrali per la competitività delle imprese”.
Proprio la digitalizzazione – secondo quanto registrato nell’ambito dello studio comunitario – viene definita dalle pmi come un’altra importante area problematica per almeno il 14% degli intervistati.
“Di fronte ad una trasformazione così profonda del mondo produttivo – aggiunge Patrizi –, normative e burocrazia devono snellirsi per accompagnare le transizioni tecnologiche, ambientali e sociali. Come FederTerziario agiamo nei tavoli competenti, ma operiamo anche per motivare le PMI nostre associate e formare imprenditori e dipendenti per adottare un approccio strategico e proattivo“.
Altri aspetti di problematicità evidenziati dalle pmi riguardano l’accesso alle competenze, incluse quelle manageriali (10% delle italiane intervistate), ma anche l’internazionalizzazione (9%) e la difficoltà con le innovazioni (9%). Aspetti centrali nell’attuale quadro imprenditoriale che incidono sulla tenuta competitiva del tessuto produttivo nazionale, soprattutto in uno scenario internazionale sempre più complesso.
“La formazione e la formazione continua in azienda – conclude il presidente Patrizi – rappresentano il principale asset strategico per le imprese di piccola dimensione e a tale scopo Federterziario ha avviato collaborazioni con Università, enti di formazione professionale, ITS, e piattaforme online. È necessario, pertanto, grazie anche all’impegno dei Fondi Interprofessionali che da anni dimostrano la capacità di intercettare e soddisfare le esigenze del mercato del lavoro, sperimentare e implementare attività di microlearning e corsi brevi, compatibili con i tempi e le risorse limitate delle PMI, strumenti di formazione on-the-job, mentoring e job rotation, formazione con l’ausilio dell’AI grazie alla collaborazione con player informatici”.