
(AGENPARL) – Tue 30 September 2025 mensile ufficiale della Polizia di Stato
Anno LXXVII – Copia omaggio – Direzione: Roma, piazza del Viminale, 7
POLIZIAMODERNA
POLIZIA
MODERNA
L’elezione di Leone XIV
Il mondo della fede a Roma
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Pace e sicurezza
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prefazione
2 La sicurezza, strumento di pace
Matteo Piantedosi, Ministro dell’Interno
editoriale
4 A garanzia dell’esercizio della fede
Vittorio Pisani, Capo della Polizia
POLIZIAMODERNA
Edito dal Fondo di Assistenza
per il personale della Polizia di Stato
Direttore Ufficio IV – Comunicazione istituzionale,
Segreteria del Dip. P.S. – Domenico Cerbone
Direttrice responsabile – Annalisa Bucchieri
Direttore editoriale – Pietro Bacci
6 Parole di pace
Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano
8 Accogliere e proteggere
Lamberto Giannini, prefetto di Roma
Fabio Ciciliano, capo Dipartimento Protezione Civile
Diego Parente, capo Segreteria del Dipartimento della ps
Roberto Massucci, questore di Roma
Gianluca Gauzzi Broccoletti, comandante Gendarmeria Vaticana
18 Il giorno in cui il mondo venne a Roma
Editing
Mario Chillé, Danilo Ilari
Grafica, ricerca fotografica e photoediting
Elena Albertoni, Daniele Messa, Aldo Grenga
Segreteria
Piano di distribuzione
Sergio De Paolis
Direzione, Redazione e Amministrazione
http://www.poliziamoderna.it
22 Con Leone XIV
Petar Rajič, Nunzio Apostolico in Italia
Aldo Cazzullo, giornalista e scrittore
24 I riflettori dei media sul Vaticano
a cura di Susanna Carraro e Paola Madonna
Abbonamenti 2025
Ordinario: 24,00 Euro
Sostenitore: 110,00 Euro
Benemerito: 169,00 Euro
Estero: supplemento 30,00 Euro
28 Le storie dietro la grande Storia
Alessandro Gisotti, vice direttore editoriale dei Media Vaticani
30 Negli occhi dei ragazzi
Antonio Fera, giornalista praticante Lumsa
Antonio Avigliano, studente Lumsa
Greta Giglio, studentessa Lumsa
Gabriele Gusso, Riccardo Sciarra e Mattia Rupiani,
membri Associazione Santi Pietro e Paolo
Stampa – A.C.M. SpA – Azienda Commerciale Meridionale
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Per motivi amministrativi i dipendenti della Polizia di
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PREFAZIONE
La sicurezza,
strumento di pace
affermazione della pace postula la cessazione dei conflitti. Ma non basta!
Di certo l’assenza della guerra è il presupposto necessario della pace, ma non è
sufficiente.
Un mondo in cui si perde la cognizione del male, in cui si disprezzano le leggi e la dignità umana cessa di essere un valore è già un mondo senza pace, anche se non espressamente in guerra.
Basta vivere nel timore, per smarrire la pace. Questo perché vivere in pace significa innanzitutto vivere senza preoccupazioni, sine cura.
Pace e sicurezza sono concetti che non è possibile scindere. Non ci si può sentire sicuri in un mondo in guerra, ma una pace autentica e duratura non è realizzabile senza che
sia garantita la sicurezza.
Ecco che allora la sicurezza diventa uno strumento di pace. Non solo la sicurezza internazionale, ma anche la sicurezza interna, vale a dire l’insieme di quelle strategie e di quelle misure che servono a preservare attivamente la società da qualsiasi minaccia e a prevenire ogni turbamento della convivenza civile, in una cornice di regole fatta per garantire l’equilibrio tra la libertà di esprimersi di ciascuno e i diritti degli altri.
Voi poliziotti sapete bene che non c’è pace senza sicurezza. Lo sapete perché, nel vostro quotidiano impegno a presidio delle comunità, sperimentate la gratitudine delle
persone che in voi trovano protezione e sollievo. Pace, appunto.
Durante i giorni del Conclave, dell’elezione e dell’intronizzazione di Papa Leone XIV,
tutto il mondo ha riconosciuto nelle donne e negli uomini delle Forze dell’Ordine il volto
rassicurante degli operatori di pace.
Nella congiuntura internazionale più buia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la
città di Roma ha colto l’occasione di incarnare una prospettiva di speranza: accogliendo
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al soglio pontificio un Papa che della pace immediatamente ha fatto la ragione della sua
missione pastorale, Roma ha onorato la responsabilità di rendere, nei fatti, una testimonianza del suo messaggio.
Non era in gioco solo l’incolumità delle migliaia di persone accorse per salutare il nuovo Pontefice, si trattava di trasmettere un’immagine di gioia incontaminata che restituisse alla comunità cristiana fiducia nelle persone e nel futuro, oltre il baratro della guerra.
Così è stato, nessun pericolo, nessun disordine ha degradato quel convinto anelito di
pace che Leone è stato capace di far risuonare in chiunque fosse, fisicamente o idealmente, in piazza San Pietro.
Tutto questo è stato possibile anche e soprattutto grazie a voi, donne e uomini della
Polizia di Stato: le parole del Papa sono state sorrette e inverate dalla macchina, risoluta e sensibile, della sicurezza italiana che, almeno in quei giorni, nel microcosmo della Capitale, è riuscita a pacificare il mondo intero.
Il Ministro dell’Interno
Prefetto Matteo Piantedosi
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EDITORIALE
A garanzia
dell’esercizio
della fede
a fede religiosa costituisce per ogni essere umano l’espressione di un sentimento
profondo e mai pienamente definito e definibile. Un misto tra spiritualità e comportamento. E questo sentimento trova la sua espressione massima nel momento del
suo esercizio.
Per i responsabili della sicurezza pubblica è una grande soddisfazione professionale,
nonché una gioia umana, aver garantito a migliaia di fedeli e a centinaia di regnanti e autorità di poter esercitare la propria fede cattolica o assicurare la partecipazione istituzionale in occasione dei funerali di Papa Francesco e dell’intronizzazione di Papa Leone XIV.
La sicurezza come garanzia per l’esercizio della fede.
L’esercizio della fede come messaggio di pace.
Penso siano queste le due principali riflessioni che possiamo ripetere a noi stessi, dopo lo svolgimento di eventi che hanno richiamato l’attenzione del mondo intero.
La sicurezza costituisce il presupposto per l’esercizio e la tutela delle libertà e dei diritti fondamentali dell’uomo.
E la libertà religiosa costituisce una delle secolari espressioni della libertà umana.
Per questo motivo non poteva che essere massimo e irreprensibile l’impegno del nostro sistema di sicurezza, per garantire l’esercizio di un sentimento, quello religioso, millenario ed intramontabile.
Ed è stato semplicemente “bello”, così possiamo definirlo, il poter ammirare dal vivo e
in mondovisione le immagini di due eventi che rimarranno nella storia della nostra civiltà.
Così come ha riempito di gioia il cuore dei credenti la partecipazione mondiale di regnanti, autorità e fedeli provenienti da tutti i continenti.
E se ciò è risultato possibile è grazie all’impegno di donne e uomini che hanno scelto come “fede lavorativa” il servizio per la sicurezza del Paese e dei cittadini del mondo.
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A loro va il grazie di tutti noi.
A loro va, in particolare, il mio grazie.
Quale Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, esprimo profonda riconoscenza
per la sinergica collaborazione richiesta e ricevuta dalla Gendarmeria Vaticana, dall’Arma dei Carabinieri, dalla Guardia di Finanza, dal Corpo della Polizia Penitenziaria, dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, dalle Forze Armate, dal Dipartimento della Protezione
Civile, dal Comune di Roma e da tutte le associazioni di volontariato coinvolte.
Alle donne e gli uomini di tali istituzioni il mio sincero ringraziamento per l’impegno e
la dedizione profusi.
È stata una prova fortemente impegnativa: e il nostro sistema nazionale di sicurezza
ha dimostrato ancora una volta di essere all’altezza dei compiti che sono richiesti.
È una prova superata, ma oramai passata e destinata a rimanere semplicemente nel
ricordo storico del nostro quotidiano lavoro al servizio della collettività.
E per il futuro?
Sarà il messaggio di pace di Papa Leone XIV ad orientare il mondo e la comunità internazionale.
Un messaggio di speranza anche per la nostra comunità, perché la pace nella civile
convivenza contribuisce a rendere possibile la sicurezza pubblica.
Il Capo della Polizia
Direttore Generale della Pubblica Sicurezza
Vittorio Pisani
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Parole di pace
CARDINALE PIETRO PAROLIN, Segretario di Stato Vaticano
Pace è la prima parola che Papa Leone XIV ha consegnato alle persone convenute in piazza San Pietro per incontrare il Pontefice appena eletto. Pace invoca il cuore di ogni uomo e
donna. Pace implorano i popoli che soffrono a causa delle troppe guerre che si moltiplicano assurdamente in questi giorni. La pace è come l’ossigeno: la si dà per scontata quando
c’è; se ne sente disperato bisogno quando viene a mancare. E nel nostro tempo è un bene
sempre più raro e prezioso.
Ne è consapevole Papa Leone che l’ha voluta porre al centro del suo ministero, tratteggiandone le caratteristiche: «Disarmata e disarmante, umile e perseverante» (Messaggio Urbi et Orbi, 8 maggio 2025). Disarmata perché non si impone, ma si propone al cuore di ogni persona di buona volontà, disarmandolo da ogni tentativo di rivalsa. «La pace si
costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi» (Discorso di Papa Leone XIV al Corpo Diplomatico, 16 maggio 2025). La pace «impegna
ciascuno di noi, indipendentemente dalla provenienza culturale e dall’appartenenza
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religiosa» (ibid.). Ci invita ad adoperarci per costruirla attivamente, a partire dalle relazioni private, in ogni società e tra i popoli.
In questa prospettiva, si comprende come la pace stia al centro dell’azione della Santa Sede in seno alla comunità internazionale, nel continuo tentativo di costruire ponti fra
persone, popoli e culture, anche attraverso la disponibilità a mediare tra parti in conflitto.
È questo lo scopo anche della diplomazia multilaterale, sorta dopo le guerre mondiali del
secolo scorso, con il preciso intento di alimentare il dialogo tra gli Stati per favorire la sicurezza, la pace e la cooperazione. Purtroppo, negli ultimi tempi si è potuto constatare un
progressivo indebolimento del multilateralismo, con l’evidente e conseguente difficoltà a
ricomporre le tensioni e i contrasti che sorgono nel mondo.
Da parte sua, la Santa Sede segue e accompagna con attenzione tutti gli operatori di
pace. Tra questi vi sono gli uomini e donne della Polizia di Stato, che si adoperano con profonda dedizione e spirito di servizio. A tutti loro, e specialmente a quanti lavorano presso
l’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano, va la sentita gratitudine della Santa
Sede, specialmente per il prezioso e imponente dispiegamento in occasione della Sede Vacante e dell’elezione di Papa Leone e che ora prosegue con altrettanto zelo per garantire la
sicurezza dei pellegrini e il sereno svolgimento delle celebrazioni giubilari.
Il mio personale augurio a tutti i membri della Polizia di Stato, e in generale delle Forze
dell’Ordine, è che con la generosità del loro servizio possano sempre e instancabilmente contribuire ad alimentare nella società una cultura della
pace, premessa indispensabile per il futuro dell’Italia e del mondo intero.
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e proteggere
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I protagonisti
della macchina
della sicurezza
nei giorni che
hanno portato al
Soglio Pontificio
Leone XIV
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LAMBERTO GIANNINI, prefetto di Roma
118 e Vigili del Fuoco. Giovedì 8 maggio, vista
la fumata bianca, oltre 150mila persone sono
giunte nell’arco di un’ora a piazza San Pietro,
senza alcuna criticità, grazie a quanto pianificato in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica (Cposp).
Il giorno successivo, senza conoscere la
data della cerimonia di Intronizzazione, è
stato convocato il Comitato allargato alla
presenza di oltre 40 Enti e Istituzioni, per disporre i servizi della domenica alla preghiera del Regina Coeli. È stato valutato l’afflusso di fedeli per decidere l’attivazione di maxischermi in via della Conciliazione, piazza
Pia e piazza Risorgimento ed evitare affollamenti nell’area di San Pietro. La corretta
previsione ha consentito l’accoglienza di oltre 100mila fedeli.
La cerimonia d’Intronizzazione ha invece
richiesto la massima attenzione per il rilevante numero di personalità: 20 Capi di Stato, 9 Sovrani regnanti e 20 Primi Ministri.
Qui, mentre le Forze di Polizia hanno garantito la sicurezza ravvicinata sia negli spostamenti che durante la cerimonia, le Forze Armate hanno assicurato protezione aerea e
antidrone. La costante collaborazione con la
Santa Sede e l’Ispettorato di PS presso il Vaticano ha garantito la sicurezza della cerimonia cui hanno partecipato oltre
150mila persone.
Valerio Giannetti
Con la scomparsa di Papa Francesco, nel pieno delle celebrazioni dell’Anno Giubilare, è
iniziato un periodo di grandissimo impegno
per la Prefettura di Roma e per tutti i componenti del sistema sicurezza della Capitale, in primis la Questura.
Già durante la pianificazione
delle esequie del Santo Padre,
evento di straordinaria complessità, il pensiero era rivolto all’immediato futuro: il Conclave, l’elezione del nuovo Pontefice e la cerimonia d’Intronizzazione. Eventi che presentano una caratteristica
unica: l’incertezza delle tempistiche.
È stato quindi necessario garantire sin
dall’inizio del Conclave, non solo la sicurezza
dell’evento, ma anche il possibile e improvviso afflusso di fedeli che con la fumata bianca sarebbero accorsi in piazza San Pietro per
“conoscere” il nuovo Pontefice che, dopo l’elezione, si sarebbe affacciato dalla Loggia
delle Benedizioni.
In Comitato, d’intesa con il Questore, sin
dal primo giorno di Conclave sono stati disposti servizi per gestire decine di migliaia
di fedeli, con l’accortezza di schierare i reparti in posizione defilata, pronti a occupare le
proprie postazioni in pochissimi minuti. Parimenti, sono stati organizzati servizi per garantire la safety, con Protezione Civile, Ares
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Massimo Sestini
Valerio
DavideGiannetti
Barbaro
FABIO CICILIANO, capo Dipartimento Protezione Civile
I funerali di Papa Francesco e l’Intronizzazione del nuovo Pontefice Leone XIV sono
stati due momenti che hanno segnato un ulteriore e straordinario passo nel consolidamento del Servizio Nazionale della Protezione Civile come risorsa preziosa sulla
quale il Paese può sempre contare. La norma che ha affidato al Dipartimento il coordinamento delle attività ha consentito di
mettere a sistema una pianificazione unica, integrando le eccezionali competenze
di tutte le strutture impegnate negli innumerevoli aspetti di una gestione così complessa. Donne e uomini delle organizzazioni
di volontariato e di tutte le amministrazioni
coinvolte, tra cui il Ministero dell’Interno, la
Prefettura e la Questura di Roma, le Forze
di Polizia, i Vigili del Fuoco, le Forze Armate, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, le strutture sanitarie e di Protezione Civile della Regione
Lazio e delle altre regioni, Roma Capitale,
le aziende municipali responsabili della gestione dei servizi essenziali, l’ENAC, l’ENAV,
il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, i gestori delle infrastrutture di
trasporto, mobilità e telecomunicazioni, hanno vigilato sulla sicurezza e assistito centinaia di
migliaia di fedeli accorsi a Roma, nonché su
quella delle numerose delegazioni ufficiali
composte da capi di Stato e di Governo provenienti da ogni parte del mondo. È grazie a
queste persone che è stato possibile mettere a punto un efficace sistema di gestione delle innumerevoli complessità che simili eventi comportano, a partire dalla necessità di preparare un efficiente piano sanitario che tenesse conto di un enorme numero
di persone in uno spazio comunque limitato e degli aspetti di sicurezza connessi, fino
al potenziamento del trasporto pubblico e
della gestione di quello privato in un contesto di chiusure stradali e limitazioni del traffico privato. Questa splendida ed efficace
sinergia tra forze dello Stato non solo ha ulteriormente confermato e rafforzato la coesione del Servizio Nazionale della Protezione Civile, ma è stata anche una straordinaria vetrina agli occhi di tutto il mondo
che ha dato lustro al nostro Paese. Di questo voglio ringraziare tutte le donne e gli uomini delle istituzioni e del Servizio Nazionale della Protezione Civile che, con la
loro grande professionalità e infinita disponibilità, lo hanno reso
possibile.
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DIEGO PARENTE, capo Segreteria del Dipartimento della ps
La morte di un Pontefice è un evento estremamente delicato anche sotto il profilo
dell’ordine pubblico, per l’imprescindibile
esigenza di assicurare la massima cornice
di sicurezza allo svolgimento delle
distinte cerimonie religiose delle esequie e di inizio di un nuovo
Pontificato.
Si pone, infatti, la necessità
di approntare, in tempi estremamente ridotti, pianificazioni
in grado di disciplinare la contemporanea presenza di migliaia di fedeli
che affluiscono nella Capitale per “vivere” gli
eventi religiosi e quella dei dignitari dei Paesi esteri che vi giungono per rendere omaggio ai Pontefici.
Di fronte all’impegnativa sfida, che ha posto il nostro Paese in una posizione di grande visibilità a livello mondiale, il sistema sicurezza nazionale ha ancora una volta dato
prova di saper fornire risposte efficienti ed
efficaci, tanto nella fase di governo, quanto in quella di gestione di eventi straordinari svoltisi, peraltro, in concomitanza con le
programmate cerimonie dell’Anno Giubilare.
Sia in occasione dei funerali di Papa Francesco che della Messa di inizio Pontificato
di Leone XIV, si è registrato l’arrivo a Roma
di numerosissime delegazioni di Paesi esteri e organizzazioni internazionali, in gran parte rappresentati da Reali, Capi di Stato e Capi di Governo, in un delicato contesto di crisi
geopolitica e di massima allerta terrorismo.
Per l’ottimale pianificazione dei 163 dispositivi di protezione attuati in occasione
delle esequie, di cui 8 mediante l’impiego dei
Reparti Speciali delle Forze di polizia, e dei
138 assicurati durante l’Intronizzazione, di
cui 6 a protezione di personalità ad altissi-
mo rischio, si è fatto ricorso al consolidato
modello organizzativo, fondato sull’azione di
coordinamento multilivello, che vede la Segreteria del Dipartimento al centro di dinamiche che richiedono il raccordo fra più Ministeri – a partire dagli elementi informativi
forniti dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, cui pervengono le note verbali delle Ambasciate dei Paesi interessati – e una mirata attività di coordinamento delle Forze di polizia chiamate a
garantire, sul campo, i servizi di sicurezza e
tutela delle delegazioni.
Nell’attuazione degli indirizzi del Capo
della Polizia – Direttore generale della pubblica sicurezza si è proceduto, pertanto,
all’individuazione e attribuzione delle misure tutorie, calibrate in base a un’attenta valutazione del livello di esposizione a rischio
di ciascuna personalità, rimettendo agli Uffici territoriali la loro attuazione.
Le fasi più complesse, ovvero l’arrivo di
tutti i dignitari in piazza San Pietro entro l’orario di inizio delle cerimonie e, al termine, il
contestuale deflusso delle personalità, sono state gestite applicando il piano operativo predisposto dalla Questura, che previa individuazione di itinerari cittadini, principali e
alternativi, ha assicurato percorsi riservati e
protetti ai cortei delle delegazioni, consentendo un accesso modulato, celere e sicuro
nell’area di massima sicurezza.
Il potenziale rischio di imprevisti e congestionamenti è stato scongiurato attraverso
l’adozione di misure in grado di contemperare gli spostamenti delle autorità con l’ordinato afflusso di migliaia di pellegrini, limitando
l’impatto dei dispositivi di sicurezza sulla fruibilità delle aree coinvolte, a beneficio della collettività.
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ROBERTO MASSUCCI, questore di Roma
Un’accelerazione operativa scandita dalle campane
di Roma, che annunciavano la morte di Papa Francesco il 21 aprile, ha segnato il cammino della Questura
di Roma, con tutta la responsabilità che il momento
storico richiedeva.
La coesione istituzionale con il Prefetto e i Comandanti Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, con il Sindaco e l’intero sistema Roma, ha incorniciato la funzione tecnico operativa di competenza del Questore, con un impegno ingente
in termini di pianificazione e uno sforzo costante alla ricerca di ogni soluzione a ciò
che potesse rappresentare una criticità.
In costanza di Giubileo, le centinaia di
delegazioni di rango primario giunte a Roma hanno richiesto un impegno unico nella
gestione di relazioni internazionali e nel coordinamento di tutti gli attori coinvolti nella macchina
della sicurezza.
Strategico è stato lo stretto raccordo con la Segreteria del Dipartimento e, soprattutto, la straordinaria professionalità del Centro per la Gestione della sicurezza dei Grandi Eventi, magistralmente governato dal Capo di Gabinetto.
La tensione operativa suscitata dal suono delle campane a morto è stata sciolta dalla voce rassicurante di Papa Leone XIV il 18 maggio, giorno della
messa di inizio Pontificato, accompagnata dalla gio-
ia dei romani accorsi per salutare il nuovo Vescovo
della Capitale.
Forze e Corpi di polizia, Ares 118, Protezione Civile, tutti proiettati in una singolare e condivisa dimensione operativa, eretti a pilastri di quel “ponte” tanto
invocato dal nuovo Pontefice che, idealmente, ha unito la figura di Papa Francesco a quella di Leone XIV,
in una concezione della sicurezza orientata e ispirata
dai sentimenti dell’accoglienza e della umanità, che
hanno abbracciato i fedeli provenienti da tutto il mondo.
Quegli stessi sentimenti hanno fatto sì
che ore di lavoro, affrontate senza soluzione di continuità, in un sovrapporsi incessante di grandi eventi, dalle esequie al
Conclave, fino alla cerimonia d’Intronizzazione, anche combinati con lo svolgimento di
appuntamenti rilevanti sotto il profilo della sicurezza, si traducessero nell’espressione di quello che quotidianamente viene vissuto e interpretato non come
un lavoro o una professione ma come una “missione”.
La dedizione al prossimo, nella tradizione delle
Forze e dei Corpi di polizia, così come degli Enti del
volontariato, continua ad essere la cifra di una straordinaria leva motivazionale che fa delle donne e degli uomini in divisa, senza distinguo alcuno, un unicum
del sistema Paese, gelosi custodi della fiducia riposta
in loro dai cittadini.
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GIANLUCA GAUZZI BROCCOLETTI, comandante Gendarmeria Vaticana
Il mese di maggio 2025 sarà ricordato per due eventi
che hanno dato inizio a un nuovo corso nella storia della Chiesa cattolica e universale.
Era il 7 maggio e i 133 cardinali elettori entravano nella Cappella Sistina in solenne processione: Extra omnes, ha inizio il Conclave per l’elezione del successore di Papa Francesco. Il piccolo Stato Vaticano
si trasforma in una fortezza per accogliere migliaia di
fedeli e garantire la massima riservatezza. All’interno delle mura leonine il piano di sicurezza è attivato
ai più alti livelli. Ogni dettaglio è stato curato per garantire segretezza, sicurezza e rispetto del sacro rito
millenario. In un mondo sempre connesso, il Vaticano
diviene un luogo senza tempo, in attesa della fumata
bianca che arriverà il giorno successivo. Il quarto scrutinio elegge il Cardinale Robert Francis Prevost, Romano Pontefice.
Il 18 maggio il mondo si prepara ad accogliere il
267° Papa della Chiesa cattolica: Leone XIV celebra
la Santa Messa di inizio del suo ministero petrino. Una
giornata memorabile, dalla grande portata spirituale
e simbolica e che ha brillato per un’eccezionale, ulteriore prova di efficienza sotto il profilo della sicurezza dentro e fuori le mura vaticane.
Come per le esequie di Papa Francesco, i numeri
sanno esprimere più delle parole la solidità di un’enor-
me macchina organizzativa: 220 Eminentissimi Cardinali concelebranti, 400 Eccellentissimi Vescovi e Rappresentanti delle diverse confessioni religiose. Sovrani regnanti, Capi
di Stato, Principi ereditari, Capi di Governo, Presidenti, Ministri e Ambasciatori componevano le oltre 140 delegazioni ufficiali presenti.
Lo Stato più piccolo del mondo era pronto a ospitare i Grandi della Terra, la Gendarmeria a garantire la sicurezza delle persone e dei luoghi. Pianificando con anticipo le misure da adottare,
identificando i potenziali rischi e le minacce, 170 gendarmi e 6 squadre dei Vigili del Fuoco sono stati impiegati su tutto il territorio dello Stato. Ogni aspetto è stato curato e pianificato sotto il coordinamento
dell’Ufficio Protocollo della Segreteria di Stato, della Prefettura della Casa Pontificia e della Presidenza
del Governatorato, in collaborazione con il Corpo della Guardia Svizzera Pontificia. Le misure di sicurezza
sono state tra le più importanti adottate negli ultimi
tempi ma nulla sarebbe stato possibile senza lo straordinario servizio delle Forze dell’Ordine italiane e in
particolare l’intesa con gli Organi di Polizia che attuano i servizi di pubblica sicurezza presso il
Vaticano e le Autorità della Santa Sede.
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Il giorno in cui il mondo
venne a Roma
Il 18 maggio a piazza San Pietro 145 delegazioni da ogni angolo
del pianeta sono venute a rendere omaggio a Papa Leone XIV
per la messa di inizio pontificato
AMERICA
Antigua e Barbuda
Honduras
Argentina
Messico
Bahamas
Nicaragua
Barbados
Panama
Bolivia
Paraguay
Brasile
Perù
Canada
Repubblica Dominicana
Saint Kitts e Nevis
Colombia
Saint Vincent e Grenadine
Costa Rica
Saint Lucia
Stati Uniti d’America
Ecuador
Trinidad e Tobago
El Salvador
Uruguay
Guatemala
Venezuela
Haiti
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AFRICA
Algeria
Ghana
Senegal
Burkina Faso
Guinea Equatoriale
Seychelles
Burundi
Kenya
Sudafrica
Camerun
Madagascar
Sudan
Capo verde
Marocco
Sudan del Sud
Mauritius
Tanzania
Costa d’Avorio
Mozambico
Tunisia
Egitto
Namibia
Uganda
eSwatini
Nigeria
Zambia
Gabon
Rep. del Congo
Zimbabwe
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speciale
EUROPA
Albania
Grecia
Principato di Monaco
Andorra
Irlanda
Regno Unito
Austria
Islanda
Repubblica Ceca
Bielorussia
Italia
Romania
Belgio
Lettonia
San Marino
Bosnia ed Erzegovina
Liechtenstein
Serbia
Bulgaria
Lituania
Slovacchia
Cipro
Lussemburgo
Slovenia
Croazia
Malta
Spagna
Danimarca
Montenegro
Svezia
Estonia
Norvegia
Svizzera
Finlandia
Paesi Bassi
Turchia
Francia
Polonia
Ucraina
Germania
Portogallo
Ungheria
OCEANIA
ORGANIZZAZIONI
Australia
Consiglio d’Europa
Ordine di Malta
Nuova Zelanda
PAM (WFP)
Vanuatu
UNHCR
Lega degli Stati Arabi
Unione Europea
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Mongolia
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speciale
Con Leone XIV
PETAR RAJIČ, Nunzio Apostolico in Italia
Nei giorni successivi all’elezione, a Roma si
respirava un intenso entusiasmo per Papa Leone. La gioia per il suo arrivo sulla cattedra di
Pietro, che avrebbe trovato il suo culmine, il
18 maggio, nella Santa Messa di inizio del ministero petrino, ha continuato a permeare, oltre che il cuore di ciascuno, anche i rapporti di
lavoro e il dialogo pubblico. Negli scambi avuti in quel periodo con le Autorità dell’Italia, cui
ho manifestato, tra l’altro, il compiacimento
per la grande capacità di organizzazione e di
sicurezza nel curare la partecipazione di tanta gente ai principali eventi di inizio pontificato, ho percepito la volontà di lavorare insieme, con la Chiesa e con il nuovo Pontefice, per
il bene comune della cara Nazione italiana. Come Rappresentante Pontificio in questo Paese, sono certo che i buoni rapporti tra Italia
e Santa Sede potranno continuare ed essere
anzi approfonditi con il nuovo Pontefice. Anche la Chiesa che è in Italia, conscia del particolare legame che la unisce al Vescovo di Roma, ha da subito manifestato la gioia e la prontezza di ricevere da Papa Leone guida e stimolo nel proprio cammino: ne è stata espressione la significativa udienza concessa dal Papa ai Vescovi italiani, alla quale ho avuto modo
di partecipare.
Al Santo Padre Leone XIV auguriamo un
proficuo ministero come Pastore della Chiesa universale; gli rinnoviamo la nostra disponibilità ad essere servitori e missionari, perché il
messaggio di pace del Vangelo possa diffondersi sempre di più e la Buona Novella sia annunciata a ogni uomo.
Valerio Giannetti
L’8 maggio scorso ero in Nunziatura a svolgere il consueto lavoro d’ufficio, ma tenevo
accesa la televisione sulla diretta da piazza San Pietro. Appena sentita l’esplosione di
gioia della folla per la fumata bianca, con
alcuni collaboratori siamo partiti per
la piazza. Lungo il tragitto, mi ha colpito l’accorrere di famiglie, gruppi e
singoli verso il Vaticano; vi era sicuramente la voglia di essere presenti a un momento storico, già tangibile
nel periodo di lutto per la morte dell’amato Papa Francesco, ma ho letto in questo
precipitarsi della gente in direzione di San
Pietro anche il fascino che la figura del Papa continua a rivestire nel cuore delle persone. Specialmente per i romani e gli italiani,
che erano i più numerosi quel giorno, ma anche per chi proveniva da ogni angolo del pianeta, vi era certamente l’orgoglio di essere,
in qualche modo, “al centro del mondo”, compartecipi di un evento significativo per tutti. Siamo arrivati in piazza San Pietro appena in tempo per ascoltare l’annuncio del nuovo Papa e vederlo comparire sul balcone della Basilica. Come molti altri, anch’io sono stato particolarmente felice di sentire risuonare, fin dalle prime parole di Papa Leone XIV,
l’appello alla pace: tutti sappiamo quanto
sia necessaria nell’odierno contesto regionale e mondiale, e speriamo che l’insistenza del nuovo Pontefice su questa fondamentale dimensione della convivenza tra i popoli
smuova il cuore dei governanti e degli uomini di buona volontà.
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Valerio Giannetti
Roma ha dato una straordinaria dimostrazione di efficienza nella primavera del 2025. Le
forze dell’ordine hanno gestito l’arrivo di decine di capi di Stato e di governo prima per i
funerali di Papa Francesco, poi per l’intronizzazione di Papa Leone. In mezzo, il conclave.
E il Giubileo, che non si è mai interrotto. Una
prova durissima. Eppure l’apparato della sicurezza italiana, a cominciare dai poliziotti,
in stretta collaborazione con la Gendarmeria
vaticana, ha ottenuto il risultato di accogliere tutti, senza discriminare nessuno, e senza
che a nessuno accadesse qualcosa di male.
Un risultato straordinario.
Il resto è storia. Il cordoglio per Francesco, un Papa straordinario. E l’arrivo di Papa Leone XIV. Leone come il migliore amico di San Francesco. Leone come il Papa che
fermò Attila e salvò la cristianità. Leone come Leone XIII: il Papa della Rerum Novarum.
Era il 1891, e il Pontefice tracciò la dottrina
sociale della Chiesa, per fronteggiare la rivoluzione industriale e l’avvento della società
operaia. Per altri versi, il tempo che ci è dato
in sorte è molto simile a quello dei nostri bisnonni. Il grande progresso delle “arti” – come le definisce Leone XIII nella Rerum Novarum – della tecnologia, della scienza ha creato immense ricchezze. Che però non vengono redistribuite, ma finiscono in poche mani, e spesso messe al sicuro nei paradisi fiscali. Per la gran parte della società, il progresso implica maggiore fatica, maggiore
ansia, un peggioramento se non un abbrutimento della qualità della vita. Se allora c’e-
ra la rivoluzione industriale, nel tempo che
ci è dato in sorte – come Leone XIV ha fatto notare fin dal primo giorno del suo pontificato – c’è la rivoluzione digitale e dell’intelligenza artificiale. Se gli operai distruggevano le macchine, in cui vedevano la loro condanna, stavolta sarà il ceto medio a vedere
distrutti i propri lavori: banche, assicurazioni, studi professionali. Impiegati, medici, avvocati, architetti, giornalisti saranno sempre
più sostituiti da ChatGpt o come si chiamerà
tra qualche anno. Resteranno i lavori di cura, i servizi alle persone, che i nostri figli e nipoti rifiutano di fare, lasciandoli volentieri ai migranti. Per questo i flussi migratori sono necessari, e deve nel contempo proseguire
l’azione di contrasto all’immigrazione clandestina, ai moderni mercanti
di esseri umani.
L’intelligenza artificiale non si limita a sostituire l’uomo. Rischia di cancellarlo, come
Papa Prevost ha intuito e paventato. Il combinato disposto tra l’intelligenza artificiale, le biotecnologie, le clonazioni renderà in
teoria possibile l’avvento di creature postumane, cyborg dal corpo meccanico che
avranno come cervello il computer e come
memoria la rete: sapranno molte più cose
di noi, saranno molto più intelligenti di noi;
e non si vede perché dovrebbero obbedirci, anziché darci ordini. Il nuovo Papa ha antevisto tutto questo, e sono certo che saprà
indicarci la direzione giusta per
evitare questi rischi.
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ALDO CAZZULLO, giornalista e scrittore
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speciale
I riflettori dei
media sul Vaticano
a cura di Susanna Carraro e Paola Madonna
Sulla stampa estera il racconto dei giorni
di attesa, speranza e gioia per l’insediamento
del nuovo Pontefice
Il grande addio (26 aprile 2025). Sono attese delegazioni da 130 Paesi, 50 capi di Stato, dieci teste coronate: Roma è al centro dell’attenzione mondiale per le esequie di Papa Francesco e la sua sepoltura nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
Massima sicurezza a Roma (25
aprile 2025). Dalla morte di Papa
Francesco, gli elicotteri pattugliano
il cielo di Roma. L’interdizione di alcune aree dello spazio aereo romano rientra nei preparativi della gigantesca operazione volta a blindare la Capitale, per garantire la fluida
e tranquilla circolazione delle diverse centinaia di migliaia di fedeli che
raggiungeranno la città. Sebbene la
Capitale sia abituata a eventi con
la presenza di folle immense, i funerali del Santo Padre in pieno Anno Giubilare sono una delle più complesse operazioni logistiche mai or-
ganizzate sul territorio. In un clima
di forti tensioni internazionali, l’organizzazione dell’evento, sotto la
guida del ministro dell’Interno Piantedosi, dovrà garantire la sicurezza di circa centotrenta delegazioni, con cinquanta Presidenti e dieci teste coronate,
in arrivo per la giornata di sabato. Il tutto, in mezzo a una
folla di almeno 200mila persone, che si concentreranno
in piazza San Pietro e nelle
strade adiacenti. La presenza nello stesso luogo di Capi
di Stato provenienti da tutto
il mondo, o quasi, e di una folla che si preannuncia estremamente numerosa, crea una
potenziale situazione di crisi.
Con due possibili momenti di
tensione: l’arrivo dei Capi di
Stato a San Pietro e, dopo la
Messa, la processione col feretro di Francesco nelle strade di Roma. In tutti i punti di
accesso alla città la presenza
delle forze dell’ordine è stata particolarmente potenzia-
ta, con dispositivi di sicurezza ultrarafforzati, in particolare negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie.
Per accogliere i circa 500 pullman
previsti, interi viali della città sono stati sgomberati, per consentirne lo stazionamento. Un’ampia area
attorno alla Basilica di San Pietro è
stata chiusa al traffico e per accedere alla zona di massima sicurezza i pedoni dovranno passare sot-
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to metal detector collocati in tutto il perimetro della piazza. Tiratori scelti sorveglieranno la folla
dalle terrazze degli edifici circostanti, e sul terreno saranno operative unità terroristiche e antisabotaggio. Cinquecento operatori, fra medici e infermieri della
protezione civile, saranno pronti
a intervenire, in caso di necessità. In tutta la zona del Vaticano, è
già attiva una no-fly zone, sorvegliata da appositi radar, con elicotteri e aerei da combattimento pronti a decollare, come anche
una nave da guerra, ormeggiata al
largo di Fiumicino, pronta a intervenire. Lo spazio aereo sul Vaticano esclude qualsiasi circolazione di droni, con bazooka anti-drone
che, nel caso di rilevamento di velivoli non autorizzati, riusciranno a interferire sulle onde radio, guidandoli fino a terra. Anche altre zone della
città sono oggetto di particolari misure di sicurezza, come Villa Taverna e dintorni – residenza dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia –
dove risiederà Trump, e tutto il percorso di 6 km del corteo funebre,
dalla Basilica di San Pietro a quella di Santa Maria Maggiore, dove
sarà sepolto il Pontefice. Tutta Roma potrà salutare l’ultimo viaggio di
Francesco, in completa sicurezza.
Roma stupisce (28 aprile 2025). La
Capitale ha superato la prova. Sarebbe ingiusto iniziare il racconto, dai funerali di Francesco al Conclave che ne
dovrà eleggere il successore, senza
sottolineare come una città – definita caotica e ingovernabile – si sia trasformata in capitale del mondo in po-
chissimi giorni, senza crollare. Si merita un ottimo voto. La città ha vinto
la sfida; i Romani lo sanno e ne parlano con orgoglio. Il Vaticano certamente sa organizzare eventi importanti
e come accogliere migliaia di persone in piazza San Pietro. La domenica di Pasqua, Francesco
ha avuto ancora la forza di ricevere il vicepresidente statunitense Vance, affacciarsi
da una delle finestre del Palazzo Apostolico, impartire la
benedizione Urbi et orbi e fare un giro della piazza a bordo della papamobile: è stato il
suo commovente addio. E una
settimana dopo già si sono celebrati i suoi funerali. In cinque
giorni Roma ha dovuto prepararsi in tutta fretta per essere
il centro del mondo, Roma, caput mundi, la sua più profonda
e millenaria passione. Ci sono
riusciti i vertici tutti, la Santa Sede, il Comune, il Governo italiano, con la saggia complicità dei romani, credenti e
non, appassionati e stoici, soprattutto ironici. Il giorno della morte
di Francesco, il 21 aprile, si compivano i 2.778 anni dalla fondazione della città. Tutti hanno lavorato
bene e il sindaco Gualtieri ha di che
essere orgoglioso: la fama di città caotica e ingovernabile in questi giorni è stata dimenticata. Tornerà, il caos romano torna sempre,
ma intanto la città si è stupita di sé
stessa. Il “metodo giubileo” ha funzionato, quell’insieme di dispositivi e misure predisposti per la celebrazione del Giubileo cattolico del
2025, il Giubileo della Speranza,
che quest’anno attrae milioni di visitatori in più in una città già divorata dal turismo. Spettava allo Stato italiano garantire la sicurezza di un
evento ad alto rischio e tutto è andato ottimamente. Sono stati impiegati più di 4.500 agenti di polizia, 1.500
militari, alcuni dei quali dotati di armi
in grado di intercettare droni, decine
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di tiratori scelti posizionati sui tetti, mille agenti dei servizi d’intelligence, in coordinamento con cinquecento agenti di pubblica sicurezza stranieri, che accompagnavano le delegazioni più importanti, tremila volontari
della Protezione Civile, duemila guardie urbane, centinaia di Vigili del Fuoco e centinaia di volontari della Croce
Rossa. Un grande sforzo umano ma
anche un forte dispiegamento tecnologico: un aereo spia (Gulfstream
Caew) con un sistema radar in grado
di esaminare e analizzare con l’intelligenza artificiale qualsiasi oggetto
in movimento nel raggio di 370 chilometri, droni da ricognizione e sorveglianza, due caccia Eurofighter, diversi elicotteri e tre navi da guerra schierati nel Mar Tirreno. L’Italia dispone
di due agenzie di intelligence, a livello esterno e a livello interno, coordinate da un terzo servizio, oltre all’unità antiterrorismo dei Carabinieri e
alla divisione investigativa speciale
della Polizia. Sino ad oggi, non è stata vittima di gravi attacchi islamici.
L’ultima bomba che ha sconvolto gli
Italiani è esplosa il 27 maggio 1993
nei pressi della Galleria degli Uffizi a
Firenze, collocata dalla mafia siciliana nel tentativo di intimidire lo Stato, in un momento di forte tensioni
fra i partiti. Roma ha superato la prova delle esequie, e ora si accinge a vivere una settimana colma di mistero,
la settimana prima del Conclave, che
nemmeno l’aereo spia Caew sarebbe in grado di decifrare. Solo lo Spirito Santo saprà cosa sta succedendo.
La stampa va a caccia di cardinali (3
maggio 2025). In tutta Roma in cerca di indizi sul Conclave.
(7 maggio 2025) I cardinali si riuniscono per eleggere il nuovo Papa: sono 133 e provengono da oltre 70 Paesi. Saranno confinati in Vaticano, tagliati fuori dal mondo esterno fino a
quando non faranno la loro scelta.
Il conclave con la maggiore blindatura (7 maggio
2025). Questa
volta non basterà chiudere
i cardinali nella Cappella Sistina e nemmeno il giuramento prestato da
tutti coloro che
hanno accesso diretto o indiretto ai cardinali; le 650
telecamere di
sorveglianza
e l’imponente
presenza degli agenti della Gendarmeria della Città del Vaticano e della
Guardia Svizzera Pontificia, armati
di tutto punto, contribuiranno a loro volta a proiettare un senso di accerchiamento totale. La novità principale di questo conclave è la cybersicurezza e la schermatura digitale volta ad evitare contatti, interferenze o intrusioni dal mondo esterno. I conclavi del XXI secolo avevano affrontato sfide tecnologiche
crescenti, ma nessuna come quella che inizierà domani, tra progres-
si dell’intelligenza artificiale, droni,
satelliti, attacchi informatici, disinformazione e assedio dei social media. Sarà vietato l’uso dei telefoni
cellulari per tutto il periodo del conclave e se qualcuno tentasse di usare dispositivi occultati sarà inutile