
(AGENPARL) – Fri 26 September 2025 EXPORT NEI SETTORI A MAGGIORE INCIDENZA DI PMI: MENO 3,5% NEL PRIMO SEMESTRE
Nei primi sei mesi del 2025 persi 118 milioni 585 mila euro rispetto allo stesso periodo del 2024
Bene il legno (+ 16%) e i prodotti alimentari (+ 7.4%), in calo i prodotti metallici (- 9,1%), i mobili (- 7,4%), l’abbigliamento (- 8,2%), il tessile (- 5,3%), gli articoli in pelle (- 1,1%)
Nei primi cinque Paesi importatori, Germania (+ 1%), Francia (- 1,5%), Stati Uniti (- 4,6%), Spagna (- 1%) e Gran Bretagna (+ 1,7%). Crescono gli Emirati Arabi Uniti (41,5%) e la Cina (+ 9%)
Armando Sartori, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: «Servono politiche per incentivare la transizione digitale ed ecologica e bussole per orientare le PMI a nuovi mercati»
Suona il campanello d’allarme per l’export della manifattura nella Marca Trevigiana. Nei nove settori a maggiore incidenza della PMI c’è stata una contrazione del 3,5% nel primo semestre 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una perdita di fatturato di 118 milioni 585 mila euro. Un dato peggiore rispetto alle media veneta, che ha visto un calo dell’1,5%, dato che comunque conferma la regione al terzo posto dell’export nazionale.
«Più della stretta sui dazi dell’amministrazione Trump, incidono le varie crisi internazionali e l’incertezza che generano», commenta Armando Sartori, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana. «Ciò che più preoccupa è la tendenza negativa già iniziata l’anno scorso. Le PMI trevigiane hanno una forte propensione all’export e in questa fase devono essere sostenute. Dalla Regione ci spettiamo una politica industriale che salvaguardi il nostro potenziale imprenditoriale. Dal Governo nazionale è urgente una semplificazione che riduca il peso dei costi burocratici e incentivi all’innovazione che tengano conto del peso delle PMI nell’economia nazionale. L’Unione Europea, infine, deve rivedere i meccanismi spesso farraginosi di regole e lacci, in favore di politiche che favoriscano la transizione digitale ed ecologica delle PMI».
Nella Marca Trevigiana gli unici settori in positivo sono il legno, che galoppa al ritmo del + 16%, per un valore di 123 milioni 837 mila euro esportati in sei mesi, e i prodotti alimentari, + 7,4% e 351 milioni 851 mila euro di export.
Tra i tradizionali settori delle PMI trevigiane, soffrono i prodotti in metallo, – 9,1% con 433 milioni 967 mila euro esportati, seguiti dai mobili (- 7,4%, 862 milioni 347 mila euro), dall’abbigliamento (- 8,2%, 378 milioni 536 mila euro), dal tessile (-5,3%, 124 milioni 356 mila euro) e dagli articoli in pelle, – 1,1%, con 543 milioni 34 mila euro).
Un vero e proprio collasso si è stato registrato nei prodotti della stampa e della riproduzione di supporti registrati, scesi a un fatturato di 18 milioni 848 mila euro: nel 1° semestre 2024 l’export si era assestato a 37 milioni 239 mila euro (- 49,4), mentre nello stesso periodo del 2023 era di 191 milioni 669 mila euro (- 90,2%).
«Il grande malato non sono solo gli Stati Uniti», sottolinea il presidente Armando Sartori, «i numeri confermano contrazioni in mercati tradizionali e aperture interessanti verso altri Paesi. Compito dell’Associazione è quello di orientare le nostre imprese a nuovi mercati emergenti, che compensino le franate di partner storici del “Made in Treviso”».
Guardando ai mercati d’esportazione, nei primi cinque maggiori Paesi importatori, cha da soli valgono il 59% dell’export provinciale per un totale di 3 miliardi 431 milioni 857 mila euro, la contrazione è stata contenuta a – 0,9%, con gli Stati Uniti scesi del 4,6%, seguiti da Francia (- 1,5%) e Spagna (- 1%). Bene l’export verso la Germania, primo importatore del “Made in Treviso”, cresciuto dell’1%, e la Gran Bretagna che, nonostante la Brexit, ha aumentato gli acquisti dalla Marca Trevigiana dell’1,7%
Gli arretramenti maggiori dell’export trevigiano si sono registrati con la Romania (- 13,5%) e con la Svezia (- 13,3%), mentre l’exploit migliore si è registrato con gli Emirati Arabi Uniti (+ 41,5%), con un fatturato esportato di 103 milioni 466 mila euro. In crescita del 9% anche le esportazioni verso la Cina che nei primi sei mesi di quest’anno hanno raggiunto la cifra record di 146 milioni 793 mila euro.