
(AGENPARL) – Thu 25 September 2025 FORUM “RISORSA MARE” 2025: AL VIA LA TERZA EDIZIONE
Il terzo “libro blu” rafforza le ambizioni tracciate nel «Libro Verde Made in Italy 2030»per l’Economia del Mare
TEHA GROUP ANALIZZA IL CONTRIBUTO DELLE “INDUSTRIE DEL MARE”ALL’ATTRATTIVITÀ-PAESE IN CHIAVE ECONOMICA E GEOPOLITICA
Nel 2023, l’Economia del Mare ha generato 217 miliardi di Euro (oltre l’11% del PIL): se fosse una Regione, l’Economia del Mare sarebbe al 3° posto in Italia dietro solo Lombardia e Lazio
L’industria armatoriale italiana è tra le più importanti al mondo e la cantieristica è un’eccellenza del Made in Italy riconosciuta a livello internazionale e con un grande contributo all’innovazione
La subacquea è un settore innovativo in cui l’Italia si può affermare come leader, con conseguenti impatti su difesa, energia, turismo e infrastrutture strategiche. In questa edizione, TEHA ha ricostruito per la prima volta in Italia la filiera estesa di questo settore (2,3 miliardi di Euro di Valore Aggiunto al 2023)
L’Italia è il primo hub crocieristico d’Europa (13,4 milioni di crocieristi per un Valore Aggiunto di circa 15 miliardi di Euro) e può, inoltre, contare su un vasto patrimonio di bandiere blu, Isole minori e 1.000 siti archeologici subacquei
Civitavecchia, 25-26 settembre 2025 – Inizia oggi la terza edizione del Forum “Risorsa Mare”, realizzato da TEHA Group in collaborazione con il Ministro per le Politiche del mare e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per approfondire le direzioni da seguire per rafforzare il contributo del mare e degli asset collegati a questa risorsa per lo sviluppo del Paese.
Al 2023, in Italia, secondo il XIII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare di Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne – Unioncamere – OsserMare, l’Economia del Mare genera un Valore Aggiunto diretto di 77 miliardi di Euro. Considerando il moltiplicatore economico di 1,8 il contributo complessivo del settore all’economia arriva a 217 miliardi di Euro. Il 32,5% del Valore Aggiunto diretto nazionale (25 miliardi di Euro) è generato nelle 8 Regioni del Sud Italia, con la Sicilia protagonista.
In questa edizione è stato confermato l’approccio metodologico utilizzato nelle prime due edizioni, al fine di valorizzare la Risorsa Mare dal punto di vista ambientale, logistico ed economico, puntando su una sempre maggiore convergenza tra le politiche pubbliche e gli investimenti del privato.
Oltre al monitoraggio dei progressi di tutte le aree di attività e una review degli asset strategici, d’accordo con il Ministro per le Politiche del mare e con i Partner dell’iniziativa, il Libro Blu di questa edizione si focalizza sul contributo delle «Industrie del Mare» all’attrattività-Paese in chiave economica e geopolitica: industria marittima, subacquea e turismo costiero. L’obiettivo è di rafforzare le ambizioni tracciate per l’Economia del Mare nel “Libro Verde Made in Italy 2030”, presentato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy a ottobre 2024, dove è stata individuata come nuovo dominio economico assieme alla Space Economy.
“La crescente centralità del mare nelle Politiche economiche se da un lato premia gli sforzi degli imprenditori dall’altro impone la necessità di far fronte a sfide di grande portata. Dalla conquista della dimensione subacquea alla transizione energetica. Risorsa mare diventa così un cantiere di idee per noi legislatori” – Nello Musumeci, Ministro per le Politiche del mare.
“Nella prima edizione, insieme al Ministro Nello Musumeci e ai Partner, abbiamo dato vita a una piattaforma in grado di indirizzare gli investimenti pubblici-privati nelle filiere più promettenti dell’Economia del Mare. Con questo terzo Forum, Risorsa Mare si conferma sempre più come il momento annuale di rendicontazione dell’avanzamento delle indicazioni contenute nel Piano del Mare, di stimolo alla collaborazione tra gli operatori del settore e di individuazione di linee di sviluppo strategiche da perseguire. Risorsa Mare è anche un momento per ricordare agli operatori pubblici e privati del settore quanto la collaborazione e la comunicazione contino in un settore così complesso e influenzato da tanti fattori (il cambiamento climatico, i conflitti, la competizione esercitata da altri Paesi industriali come il nostro) che vanno studiati e approcciati all’interno di un quadro unico per il settore. L’industria marittima, la subacquea e il turismo costiero sostenibile sono le tre filiere strategiche che abbiamo deciso – insieme al Ministro e ai Partner – di approfondire in questa edizione del Libro Blu e in cui l’Italia sta dimostrando di poter e voler competere, ma le sfide sono tante e pubblico e privato devono procedere insieme.” – Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti e TEHA Group.
IL VALORE DELLE INDUSTRIE DEL MARE PER IL SISTEMA ITALIA
L’industria armatoriale riporta diversi e trasversali punti di forza, posizionandosi 2° in UE-27 per numero di navi, 1° in UE-27 per short-sea shipping e 1° al mondo per valore di mercato della flotta traghetti, sostenendo nel complesso oltre 100.000 occupati. Tuttavia, nell’ultimo decennio si è registrata una perdita di iscrizioni al Registro Navale di oltre 200 unità (-15,1%). Questi risultati hanno rafforzato l’urgenza della necessità di semplificazione della governance che, a novembre 2024, ha portato al primo Disegno di Legge per la valorizzazione della Risorsa Mare. L’Italia è inoltre ai vertici mondiali nella cantieristica navale nel segmento ad alta complessità tecnologica, con una quota di mercato del 51% nei Superyacht e del 40% nelle navi da crociera. La cantieristica italiana deve giocare un ruolo industriale strategico nel quadro delle nuove politiche di difesa comune europea, che oggi manca di integrazione e cooperazione.
Oggi solo poco più di 1/4 dei fondali marini sono conosciuti, evidenziando la necessità di investire nella Dimensione Subacquea, che nel prossimo decennio si stima valere oltre 400 miliardi di Euro a livello globale. In questa edizione, TEHA ha stimato per la prima volta in Italia il valore della filiera della subacquea, pari a circa 2 miliardi di Euro. Lo sviluppo della subacquea (anche in termini di tecnologie per la sicurezza) è centrale per la resilienza delle infrastrutture strategiche sia digitali (il 99% delle telecomunicazioni viaggia tramite dorsali marine) che energetiche. Inoltre, sott’acqua si stima che vi sia una quantità di materiali strategici 20 volte superiore a quella presente sulla terraferma. L’istituzione – nel dicembre 2023 – del Polo Nazionale della Subacquea pone l’Italia in una posizione di vantaggio, ma occorre identificare con chiarezza le tecnologie su cui puntare per assumere un ruolo di leadership sul medio termine.
L’Italia è il 1° Paese in Europa per numero di crocieristi (13,4 milioni nel 2023, con un Valore Aggiunto generato nel complesso di circa 15 miliardi di Euro), ma il nostro Paese è solo 6° per numero di porti turistici, che spesso riportano criticità di varia natura (carenza di servizi, difformità fiscali, …) e richiedono maggiori investimenti e policy di intervento a livello centrale. La maggiore valorizzazione dei porti consentirebbe anche la nascita di un modello di sviluppo delle 67 Isole minori più armonico, nonché una migliore destinazione d’uso per i 1.000 siti archeologici subacquei mappati, che oggi fanno registrare solamente circa 250 presenze annuali ciascuno.
Il Libro Blu evidenzia infine come in un Paese interamente sul mare e «di mare» come l’Italia che voglia rafforzare la sua leadership in questo settore non si può che partire dai propri porti, che da Nord a Sud rappresentano le porte di ingresso marittime al Paese, non solo per le persone ma anche e soprattutto per le merci. Nei porti, settori come la cantieristica navale e le attività subacquee possono trovare terreno fertile di sviluppo: oltre il 30% degli spazi portuali italiani risulta oggi sottoutilizzato, offrendo significative opportunità di riconversione e sviluppo, in particolare al Sud. Inoltre, sull’infrastrutturazione dei porti si gioca anche l’importante partita della decarbonizzazione del trasporto marittimo, dal cold ironing all’utilizzo di carburanti alternativi (es. metanolo e idrogeno) che richiedono stoccaggi portuali dedicati. Non per ultimo, i porti si configurano spesso come «vetrina del sistema-Paese» presso un pubblico ampio di turisti e visitatori: investire in intermodalità e collegamenti ferro-mare e con gli aeroporti, riqualificazione ambientale e innovazione tecnologia – puntando su una crescente managerializzazione della classe dirigente – rappresenta una via privilegiata per renderli uno strumento di politica industriale del Paese.
LE PRINCIPALI SFIDE PER L’ECONOMIA DEL MARE E LE PROPOSTE DI TEHA GROUP
Gli stress test legati allo scenario internazionale per l’Economia del Mare sono rappresentati dalle criticità geopolitiche che interessano i traffici marittimi, in particolare nel Mar Rosso, e le politiche dell’Amministrazione Trump, intenzionata a rilanciare la Maritime Economy degli USA. Anche per far fronte a queste sfide, nel Libro Blu sono identificati dei cantieri da attenzionare e delle proposte per supportare l’ulteriore sviluppo dell’Economia del Mare italiana.
Sostenere la competitività internazionale dei player dell’industria armatoriale e il valore strategico delle flotte
Il primo indirizzo di carattere generale concerne la necessità di un miglioramento del quadro normativo che disciplina ambiente, salute e competitività, ma anche quello per l’accesso e la fruizione di incentivi fiscali destinati agli armatori, affinché siano realmente stimolati ad acquistare navi prodotte in Europa (Italia), contribuendo al rafforzamento della cantieristica nazionale e alla leadership tecnologica nella transizione energetica e digitale. Inoltre, il Libro Blu individua la transizione energetica e le competenze come i due “pilastri” su cui va basata la strategia di sostegno al settore.
In particolare, il comparto non è in grado di sostenere autonomamente i costi derivanti dall’applicazione del regolamento FuelEU e del Sistema di Scambio delle Emissioni (ETS): l’onere finanziario imposto agli operatori non consente, infatti, di garantire il necessario rinnovo delle flotte, e il contributo istituzionale già proposto (credito d’imposta del 30%) non si è dimostrato sufficiente a supportare il settore.
Sul fronte delle competenze, invece, è indispensabile rendere i «mestieri del mare» attrattivi, mediante percorsi scolastici dedicati alla creazione di competenze tecniche in linea con le esigenze delle imprese: in questo senso, la revisione del modello ITS e di alcuni percorsi accademici dovrebbe avvenire di concerto con il sistema armatoriale e dell’industria del mare, valorizzando anche le nuove competenze digitali, green e logistiche, e rafforzando i partenariati tra scuole, università e imprese.
Delineare un piano di politica industriale per sostenere la reindustrializzazione navale nazionale e mitigare gli effetti delle normative europee green
Il Libro Blu propone il Sud Italia come il luogo ideale per creare dei «Poli della cantieristica» del futuro, a rafforzamento della leadership industriale del Paese nel mondo: in tal senso, si potrebbero sfruttare le sinergie con la produzione industriale per la difesa e il sostegno pubblico fornito per la produzione di tecnologie a doppio uso garantendo che una parte del piano «Readiness 2030» trovi attuazione industriale nel nostro Paese, per quanto riguarda i segmenti collegati a subacquea (che necessita di un piano strategico nazionale) e mare.
Le dinamiche da attenzionare nel dispiegamento di questa strategia di reindustrializzazione restano tuttavia molteplici, e riguardano le crisi geopolitiche che spingono gli armatori a investire in navi a lungo raggio di maggiore qualità e sicurezza; i driver tecnologici e di propulsione collegati alla transizione ecologica; l’andamento della domanda nei segmenti di lusso e militare; l’accesso alle competenze medie, indispensabili nel settore della costruzione di navi.
Il primato italiano da rafforzare nella dimensione subacquea
Occorre sfruttare il «primato italiano» in Europa legato al modello di governance della Dimensione Subacquea attraverso un potenziamento del Polo Nazionale. L’obiettivo deve essere renderlo un riferimento a livello internazionale, in grado di competere con Paesi già avanzati (UK, USA, Cina, Giappone) in alcuni dei domini della Dimensione Subacquea, identificando con chiarezza, a fronte di risorse economiche limitate, le tecnologie su cui puntare per assumere un ruolo di leadership sul medio termine. In particolare, si evidenzia il potenziale italiano nel campo della sensoristica avanzata, della sorveglianza subacquea e delle tecnologie per la sicurezza. Occorrerebbe, inoltre, definire una strategia di attrazione di risorse private (anche da fondi di investimento) che consideri un mix di attività di comunicazione, posizionamento e semplificazione.
Collegamenti intermodali e investimenti infrastrutturali per mantenere il primato nel crocierismo e valorizzare i porti turistici
Nonostante i vari primati nel crocierismo, oggi l’Italia è soggetta alla concorrenza in particolare dei Paesi che si affacciano sull’Adriatico, come la Croazia ma va menzionata anche la Grecia, verso cui si stanno ridirezionando alcuni dei flussi crocieristici. Occorre, in tal senso, rafforzare gli scali ad esempio di Bari e Brindisi, dotandoli di maggiori collegamenti infrastrutturali anche con il resto del Paese, in ottica intermodale.
Con riferimento ai porti turistici, invece, risulta oggi mancare a livello nazionale un’analisi puntuale e accurata della «filiera» dei porti turistici e del valore (diretto, indiretto e indotto) generato per i territori su cui insistono. Ciò causa una mancata valorizzazione del servizio e delle eccellenze presenti in Italia, con conseguenze negative in termini di equità fiscale (impossibilità di confrontare i contributi fiscali versati effettivamente con quelli potenziali) e di investimenti e qualità del servizio.
Una maggiore valorizzazione del turismo costiero in Italia passa inoltre dall’allineamento delle normative nazionali a quelle europee (ad esempio, la Direttiva Bolkestein in Italia non viene applicata solo alle concessioni balneari ma anche a quelle turistiche, nonostante sia la Corte di Giustizia UE sia la Direttiva lo escludano esplicitamente), da una migliore ripartizione delle competenze decisionali tra Regioni e Comuni, da una maggiore uniformità fiscale all’interno del Paese e dalla migliore definizione dei canoni concessori.
Infatti, la quasi totalità dei porti turistici in Italia è gestita dai Comuni, che però mancano delle competenze tecniche e degli strumenti necessari per gestire efficacemente il demanio marittimo.
Per maggiori informazioni:
Ufficio Stampa TEHA Group