
Le origini dimenticate
La vicenda del Rito Scozzese Antico ed Accettato (RSAA) in Italia non può essere compresa senza riportare lo sguardo alle sue radici storiche. I documenti parlano chiaro: nel 1805, a Milano, nasce il Grande Oriente d’Italia (GOI) per diretta iniziativa del RSAA. I primi tre gradi furono infatti assegnati al neonato Grande Oriente con un atto fondativo che non lasciava alcun dubbio sulla paternità.
Il Supremo Consiglio d’Italia – ufficialmente “Supremo Consiglio del 33° ed Ultimo Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato per la Giurisdizione Massonica Italiana” – venne fondato ritualmente il 16 marzo 1805 dal Conte Alexandre François Auguste de Grasse Tilly, Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio di Francia (1804). Egli agì con il supporto di Fratelli francesi ed italiani e in forza delle Patenti conferite dal Supremo Consiglio Madre del Mondo di Charleston, da cui il Supremo Consiglio d’Italia derivò in modo legittimo e diretto.
Nello stesso atto costitutivo, il S.C. d’Italia dichiarava formalmente di “creare e costituire di sua sovrana autorità una Gran Loggia Generale in Italia sotto la denominazione di G.O. del Rito Scozzese Antico ed Accettato”.
Il Grande Oriente d’Italia fu quindi installato il 20 giugno 1805 dagli stessi fondatori del Supremo Consiglio del RSAA. All’epoca, il Supremo Consiglio aveva giurisdizione solo sul Regno Italico e come Sovrano Gran Commendatore fu designato il Viceré Eugenio Beauharnais.
La sintesi storica è limpida: il Grande Oriente d’Italia è creatura del Rito Scozzese Antico ed Accettato, e non il contrario.
L’ignavia del RSAA di fronte allo scempio
Eppure, a distanza di oltre due secoli, il RSAA sembra aver dimenticato le proprie origini. Oggi il Rito paga il prezzo della sua inerzia. Dinanzi allo scempio umano ed iniziatico compiuto dal GOI, il RSAA non ha mai assunto una posizione netta e pubblica.
Perché il Rito Scozzese Antico ed Accettato non ha disconosciuto apertamente il Grande Oriente d’Italia, difendendo la sua legittima origine e la sua missione davanti all’opinione pubblica internazionale?
Le recenti vicende aggravano il quadro: 341 membri del RSAA sono stati colpiti da tavole d’accusa solo perché non hanno risposto al GOI circa la loro permanenza o meno all’interno dell’obbedienza. A chi, per cautela, aveva chiesto chiarimenti invocando la legge sulla privacy, è stato paradossalmente imputato proprio il non aver risposto.
Una situazione che mette a nudo la fragilità istituzionale del RSAA e la sua incapacità di proteggere i propri membri.
Il risveglio necessario
La storia assegna al Rito Scozzese Antico ed Accettato una responsabilità precisa: è stato il RSAA a dare vita al Grande Oriente d’Italia.
Oggi il Rito ha il dovere di uscire dal letargo, di riappropriarsi della propria identità e di disconoscere il GOI, riaffermando la propria sovranità rituale.
Il passo decisivo è la regolarizzazione dei primi tre gradi, che troverà riconoscimento a breve nella Gran Loggia Regolare d’Italia.
Solo così il RSAA potrà restituire dignità al proprio percorso iniziatico e porre fine a un rapporto ormai degenerato, che ha travolto ogni equilibrio tra Ordine e Rito.