(AGENPARL) - Roma, 18 Settembre 2025È con grande piacere che incontriamo Alessandra Moneta, pronipote di Ernesto Teodoro Moneta, figura di straordinaria rilevanza nella storia italiana ed europea, troppo spesso dimenticata. Moneta contribuì dapprima come garibaldino e ufficiale del Regio Esercito, ma ancor più con la sua intensa attività di giornalista e divulgatore instancabile dell’idea di Pace, della necessità di una vera e propria “cultura della Pace” e della sua costruzione concreta tra i popoli.
Al centro del suo pensiero vi era una visione innovativa: la Pace non imposta dall’alto, ma creata dal basso, dai popoli stessi – italiani, europei e non solo – capaci di convivere e confrontarsi nel rispetto delle proprie peculiarità, trasformando le differenze in un terreno di convivenza e non di contrapposizione.
La sua stessa vita ne è testimonianza: Moneta fu un vero “soldato per la Pace” – titolo che Alessandra Moneta ha scelto per il suo intervento. Egli conosceva da vicino gli orrori della guerra e proprio per questo ne auspicava il superamento. Non era tuttavia un pacifista assoluto: rifiutava con fermezza la guerra di aggressione, ma riteneva doverosa e legittima la guerra di difesa, necessaria a garantire la libertà, l’identità e il diritto dei popoli a vivere nel proprio Stato indipendente.
Un’eredità complessa e di grande attualità, che Alessandra Moneta intende riportare alla luce, ricordando come il pacifismo autentico non significhi rassegnazione, ma al contrario consapevolezza del proprio valore e della necessità di difenderlo, se necessario anche con le armi.
D. Alessandra Moneta, che significato ha per lei partecipare a questo convegno e vedere ricordata la figura di suo prozio Ernesto Teodoro Moneta?
R. È per me un piacere enorme. Ernesto Teodoro Moneta ha contribuito in modo decisivo alla storia della nostra Nazione, dapprima come garibaldino e poi come ufficiale del Regio Esercito. Ma il suo apporto più grande è stato come giornalista e divulgatore instancabile dell’idea di Pace, della necessità di una vera “cultura della Pace” e della sua costruzione concreta. Purtroppo, è una figura troppo spesso trascurata e dimenticata, e credo sia doveroso riportarla all’attenzione pubblica.
D. Qual era l’idea di Pace che Moneta propugnava e cosa rende ancora oggi attuale il suo messaggio?
R. Moneta immaginava una Pace che non fosse imposta dall’alto, ma creata dal basso, dai popoli stessi – italiani, europei e non solo – capaci di convivere, di confrontarsi, di rispettare le proprie peculiarità. Una Pace che fosse convivenza e non contrapposizione. Questo messaggio è di straordinaria attualità, perché ci invita a pensare alla Pace non come assenza di conflitti, ma come costruzione quotidiana di rapporti giusti ed equilibrati fra persone e nazioni.
D. Lei ha intitolato il suo intervento “Un soldato per la Pace”: ci spiega perché?
R. Moneta fu davvero un soldato per la Pace. Propugnava la Pace proprio perché aveva conosciuto e vissuto in prima persona gli orrori della guerra, spesso inutili. Non era, però, contrario alla guerra in senso assoluto, come molti pacifisti attuali: rifiutava con fermezza la guerra di aggressione, ma difendeva altrettanto fermamente la guerra di difesa, quella necessaria a salvaguardare l’identità e la libertà di un popolo. È un concetto forte: il pacifismo non significa accettazione supina, ma consapevolezza del proprio valore, del proprio diritto a essere liberi, e della necessità di difendere tutto questo, se occorre anche con le armi.
