
(AGENPARL) – Sat 13 September 2025 88^ CAMPIONARIA INTERNAZIONALE
NUOVA FIERA DEL LEVANTE – CERIMONIA INAUGURALE
DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA
MICHELE EMILIANO
SIGNORE E SIGNORI,
benvenuti all’inaugurazione della 88ª Fiera del Levante.
Cari amici, mi dispiacerà l’anno prossimo non essere più con voi a
fare questo discorso dopo 21 inaugurazioni della Fiera del Levante.
Sono stati anni esaltanti, sin dalla prima volta nel 2004 quando
Berlusconi mi disse “bel discorso, ma la prossima volta legga più
lentamente se no non si capisce niente”. Ero spaventato e volevo a
tutti i costi finire in fretta!
Sono stati giorni vissuti con entusiasmo, coinvolgimento e, a volte,
anche con una buona dose di stress.
Ci siamo misurati a parlare seriamente di politica e di economia, dei
risultati raggiunti e delle cose che ancora avevamo da fare. Sempre
in amicizia, con rispetto, evocando i giovani che stavamo
chiamando a fare parte della nuova classe dirigente e ringraziando i
più esperti che passavano ad altri più importanti incarichi.
Questi venti anni ci hanno consentito di verificare insieme di cosa
siamo capaci e di quello che non siamo riusciti a fare.
Anche di ciò di cui è stato capace il centrosinistra pugliese che ha
evitato le sindromi nazionali che gli impediscono dal 2006 di vincere
le elezioni politiche.
Possiamo dire di avere affermato un nostro modello di governo!
Sin dal 2004, quando vincemmo le elezioni di Bari, abbiamo
sempre vinto tutto e trasformato la Puglia in un’attrattiva ed
interessante regione italiana del terzo millennio.
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Abbiamo voluto proporre un modello diverso da quello che in
passato privilegiava la figura dell’uomo solo al comando che
determinava tutto, persino chi dovesse essere il sindaco di un
paesino. Leader isolati che, invece di generare fiducia, finivano per
alimentare tensioni e spinte contrarie. Noi abbiamo scelto un
percorso fatto di ascolto e partecipazione, convinti che le decisioni
più solide nascano sempre da un lavoro comune.
Scrivemmo programmi di governo condivisi dal basso, in forum ai
quali partecipavano migliaia di persone e definimmo piani strategici
con l’aiuto delle Università e del Politecnico.
Ci aprimmo ai migliori uomini e donne di Puglia senza chiedere loro
da dove venissero, verificando con attenzione solo dove
intendevano andare assieme alla loro comunità.
I partiti, in profonda crisi, non presero bene la cosa ed etichettarono
come trasformismo la nostra capacità attrattiva, paragonandola alle
pratiche parlamentari di Giolitti e De Pretis che ovviamente erano
tutt’altra cosa, svolgendosi ad elezioni già avvenute e non prima al
momento della costruzione del progetto politico.
Sulla base di questo patrimonio abbiamo fondato e fatto crescere
un nuovo partito, il Partito Democratico che in Puglia si è radicato
con maggior forza e intensità rispetto ad altrove e che oggi è il
protagonista centrale di quello che è avvenuto e soprattutto di
quello che avverrà.
È stato così che l’asse politico della regione si è progressivamente
spostato, trasformando quella che un tempo veniva definita ‘l’Emilia
Nera’ in una terra dove il centrosinistra governa ancora oggi e dove
l’esito elettorale appare spesso ampiamente prevedibile già prima
del voto.
Non si è trattato semplicemente di un fenomeno ideologico: è stato,
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soprattutto, un movimento di popolo, vivo e partecipato.
I pugliesi hanno semplicemente valutato che la classe dirigente
faticosamente costruita a partire dal 2004, fosse la più affidabile,
perché collegiale, aperta verso programmi di coalizione
rigorosamente concordati e chiari nei dettagli sin da prima delle
elezioni.
Nessuna fantasiosa figura carismatica ha mai contato davvero più
del programma e del patto di governo che ci unisce, garantito
quest’ultimo da presidenti vincolati agli impegni e ai valori della
coalizione di partenza.
È così che i dati sullo sviluppo economico, sull’occupazione, sulla
sanità, sul turismo, sulla cultura, sulla attrazione degli investimenti,
sull’agricoltura, sulla capacità di trattamento delle acque e di
gestione della siccità ci hanno assegnato un ruolo guida in tutto il
Mezzogiorno. A questo si aggiungono le migliaia e migliaia di
assunzioni nelle strutture della Regione Puglia, nella sanità
regionale, nelle agenzie e aziende regionali, che hanno rafforzato la
macchina amministrativa, rendendola più solida, efficiente e capace
di dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini. E non
dimentichiamolo, hanno dato delle certezze a tantissimi figli di
questa terra che hanno studiato qui o che sono rientrati in Puglia
dopo aver studiato e lavorato fuori. Sono stati loro a permetterci di
fare grandi passi avanti e ne sono certo, sono la base su cui si
potrà costruire un futuro ancora migliore. Impegno di tutti per il
futuro dovrà essere quello di lavorare per consentire a sempre più
pugliesi di rientrare nella nostra terra insieme a tutti coloro che nel
mondo sceglieranno la Puglia come luogo di elezione, o di non
essere costretti ad abbandonarla.
È così che le nostre candidature sono diventate naturali, prevedibili
con largo anticipo e vincenti perché investiamo sulle persone anni
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ed anni prima, badando alla loro formazione, guidandole a
riconoscersi come parte del processo politico che le ha espresse.
Nel 2004 sono “nati” tutti i politici più importanti del centrosinistra
odierno, anche quelli che sembrano più giovani, e tutti abbiamo,
con ruoli diversi, costruito con le persone di questa terra il blocco
sociale e democratico che ha governato sino ad oggi in piena
continuità, senza salti logici. Tutti noi siamo parte di questa storia,
che abbiamo contribuito a costruire sin dall’inizio, e da essa non
possiamo prescindere. La vera discontinuità non consiste nel
rinnegare il passato, ma nel saperne valorizzare l’eredità per
costruire un futuro ancora più solido.
Ecco perché le profonde dissonanze degli ultimi mesi mi
preoccupano.
Quello che è successo nelle scorse settimane rimane
imperscrutabile, perché non pare legato ad alcun reale tema di
natura politica.
E tuttavia, con la responsabilità di sempre e con l’amore per la
propria terra, chi ha avuto più giudizio l’ha usato. Per il futuro
dobbiamo assumerci l’impegno che episodi simili non si ripetano
più.
Lo comprendemmo sin dall’inizio, dal 2004, quanto fosse delicato il
processo dello stare insieme per costruire un progetto comune.
Per questo decidemmo di non utilizzare mai espressioni come:
“se c’è lui, non ci sono io”, “ci abbiamo già provato”, “questa cosa è
impossibile”.
In queste tre frasi sino a venti anni fa c’era tutta la incapacità di
costruire una società pugliese diversa e sicura di sé nella quale
l’identità di ciascuno non fosse ostacolo al lavoro comune.
E soprattutto abbiamo smesso di pensare di non essere capaci,
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abbiamo dimostrato che in Puglia proviamo e riproviamo fino a che
non rendiamo possibili anche le cose molto difficili. E aver superato
questa prova ci ha reso più sicuri di noi stessi.
Il metodo democratico che ha guidato il nostro agire in questi anni
va preservato. Il vero lascito di questo percorso sta proprio qui, nel
metodo partecipato che ci ha permesso di commettere meno errori
di chi ci aveva preceduto e di crescere insieme.
La Puglia deve rimanere una terra consapevole dei diritti di ciascun
cittadino, dove ognuno possa esprimere liberamente il proprio
pensiero e scegliere da che parte stare. E io voglio continuare a
difenderla, anche da semplice cittadino.
Ogni candidatura dovrebbe innanzitutto nascere da un programma
solido, frutto di confronto, rispetto e partecipazione, e presentato
con trasparenza alla comunità. E permettetemi di dirlo, siamo in
colpevole ritardo su questo, nonostante l’esperienza che abbiamo
consolidato.
Mettiamoci alle spalle queste settimane difficili e contraddittorie, tra
tensioni, gesti eccessivi e smarrimento. Dobbiamo ritrovare unità,
serietà e senso del limite. Imparare di nuovo ad essere generosi e a
mantenere la parola data.
Perché in questi anni abbiamo provato sempre a dire una cosa e
poi farla, a prendere un impegno e poi a mantenerlo anche quando
era veramente difficile riuscirci. Per il futuro impegniamoci a
chiedere sempre conto di quello che viene preteso, per evitare che
le condotte dei singoli sfocino nell’arbitrio.
Oggi, guardandovi negli occhi, posso dire con orgoglio che la Puglia
è più forte, più giusta, più prospera.
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Tutti siamo fieri di dirci pugliesi e questo sentimento nasce dal
lavoro di migliaia di donne e uomini che hanno dato il loro
contributo remando nella stessa direzione. Vorrei ringraziarli tutti
uno ad uno per ogni singolo traguardo raggiunto.
Non è stato facile. Abbiamo ereditato sfide antiche, ma abbiamo
saputo trasformarle in opportunità. Abbiamo lavorato con passione,
con tenacia, e con la consapevolezza che il buon governo si misura
sulla capacità di migliorare concretamente la vita delle persone.
Dieci anni fa, la nostra terra era segnata dalla disoccupazione. Oggi,
il tasso di occupazione è cresciuto dal 45,6% al 51,2%, e la
disoccupazione femminile è scesa drasticamente dal 17,2%
all’11,2%. Non ci accontentiamo, il divario di genere resta ancora un
tema aperto, e su quello ci stiamo concentrando, per creare le
condizioni affinchè il lavoro di qualità sia un diritto per tutti.
Sul fronte dell’acqua, abbiamo fatto una scelta di civiltà: l’acqua
resta pubblica. Abbiamo difeso l’Acquedotto Pugliese, una società
al 100% pubblica, garantendo la gestione in house del servizio idrico