
(AGENPARL) – Fri 12 September 2025 Cia-Agricoltori: Buona la qualità, ma le quotazioni disattendono le
aspettative
La tenuta economica delle aziende agricole è a rischio, a seguito di prezzi
non remunerativi corrisposti a fronte di prodotti che, nonostante le
difficoltà climatiche, mantengono buone qualità e proprietà. Il consumatore
paga inoltre il prezzo di un sistema non equo, ed è soggetto a sua volta a
squilibri di mercato. Così Cia-Agricoltori Potenza-Matera che ha realizzato
un report dei prezzi sui mercati ortofrutticoli all’ingrosso (dati Ismea)
tra i prodotti più diffusi a riprova degli squilibri. Alcuni esempi di
ortaggi: la patata comune ha una quotazione al Kg inferiore 0,50 cents (più
0,6% in un mese e -18,1% in un anno); la lattuga 0,80 cents (+5% in un mese
e -35% in un anno); fagiolini 1,70 euro (-5,6% in un mese e -9,8% in un
anno); melenzane 0,48 cents (più 5,6% in un mese, -20,8% in un anno);
zucchine 0,78 cents (più 0,78 cents, più 36% in un mese e -23% in un anno).
Frutta: uva da tavola 0,89 cents (più 2,6% in un mese, -6% in un anno);
pere 1,17 euro (più 5,5% in un mese, più 10% in un anno); mele 0,69 cents
(più 13,4% in un mese e -6,4% in un anno). Sono quotazioni che invece sono
anche triplicate nella vendita al dettaglio.
Cia-Agricoltori traccia il quadro di una situazione difficile per gli
imprenditori associati, che si trovano a fare i conti con costi di
manodopera e di produzione in costante aumento, cambiamento climatico che
impatta fortemente sulla quantità raccolta e un mercato che non corrisponde
l’impegno necessario per chiudere la campagna agraria ad alti livelli.
Inoltre. i cereali hanno una produzione qualitativa nella norma, ma
quotazioni sempre meno remunerative. La vendemmia è di buona qualità e
quantità, anche se le giacenze in cantina sono consistenti.
Secondo l’Istat i prezzi al consumo dei beni alimentari in Italia (cibo e
bevande non alcoliche) risultano avere raggiunto a luglio 2025 un livello
più elevato del 30,1% rispetto a quello medio del 2019. Ma il settore
primario non ha registrato un incremento dei prezzi corrisposti al
produttore.
Tra i costi di produzione in aumento si ricordano, tra gli altri: gasolio,
prodotti fitosanitari, concimi.
A pagarne le conseguenze, quindi, sono i produttori e i consumatori, primo
e ultimo anello di una catena del valore disequilibrata.