
(AGENPARL) – Sun 07 September 2025 https://www.aduc.it/articolo/suicidi+carcere+inutile+pericoloso+stumento+tortura_39773.php
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Suicidi in carcere. L’inutile e pericoloso stumento di tortura
Suicidio nel carcere Sollicciano di Firenze, una ragazza di 26 anni. Il 61mo da inizio anno. Esecrazione diffusa. Tutti chiedono più Stato. Così come fanno almeno da una trentina d’anni a questa parte. E lo Stato per ora si è fatto sentire a singhiozzo ma senza soluzioni. E la situazione peggiora, mentre dalle parti del ministero della Giustizia dicono che ci vogliono più carceri, dicendo che quelle che esistono dovrebbero essere migliori… ma peggiorano. E se da qualche parte c’è qualche posto in più, la maggior parte degli istituti carcerari é in sovraffolamento.
Sembra proprio che sia impossibile e sembra che il problema non sia economico ma proprio di volontà politica.
La “feccia” (come non pochi politici dicono) che finisce in carcere deve essere trattata in quanto tale, sembra che sia il motivo conduttore di chi avrebbe responsabilità per intervenire. E sembra che non si rendano conto che, non solo non è “feccia” chi viene condannato, ma non lo è soprattutto chi è in attesa di giudizio. E’ uno dei principi fondanti della nostra comunità giuridica, umana e civile, nonché costituzionale.
Comunque sono cose che tutti sanno e chi ci governa, oggi come ieri, non ha mai voluto affrontare perché sembra che una delle principali preoccupazioni di chi governa sia farsi rieleggere… e i detenuti a votare sono quattro gatti… poi, figurati, con oltre la metà che non hanno diritto di voto (tra privati dello stesso e non-italiani). E poi, figurati, stiamo parlando di una popolazione complessiva di poco più di 60mila persone, in un corpo elettorale di quasi 51 milioni di persone.
Più di qualcosa non torna. Non solo per il cattivo funzionamento del sistema carcerario e per i loro gestori ma, a questo punto – dopo prova e riprova e risultati sempre peggiori – nel fatto che debba continuare il carcere ad essere il luogo in cui essere privati della libertà per non aver rispettato il patto civico comune e/o per essere sospettati di averlo fatto.
E’ altamente probabile che il costo – economico, civico, umano e giudiziale – che stiamo pagando non soddisfi più il risultato che si intende ottenere: ordine pubblico e recupero dei rei.
Non è una novità che qualcuno, da tempo, si sia posto la domanda che forse il problema sia divenuto proprio il carcere. Cioè la carcerazione come sistema di difesa e deterrente.
Siamo sicuri che avremmo più problemi e più costi se buona parte (per quanto ritenuta pericolosa) delle persone incarcerate in attesa di giudizio invece che “dentro” fosse “fuori”? La società e la giustizia non ne trarrebbero vantaggi? E altrettanto per coloro che, condannati in ultima istanza, stanno scontando la pena?
Certo, il carcere di per sé non si può abolire, ma siamo sicuri che sia necessario per almeno il 90% degli attuali detenuti? Non è la nostra società del controllo (che se sputi per strada dopo 15 minuti le autorità sanno già che sei stato tu) e della prevenzione di trovare sistemi per impedire che continui questo sistema di tortura chiamato carcere? Certo, non si può sostenere a priori che un non-carcere ma solo la privazione della libertà personale senza reclusione, possa funzionare per tutti. Ma quanto costa (economia, vite umane, giustizia, socialità, etc) e quali sarebbero i vantaggi per un sistema del genere a confronto con l’attuale?
Crediamo che siamo in un bicchiere ormai pieno e che straborda. e che lo studio e la realizzazione di un sistema di non-carcere debba essere affrontato con urgenza.
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
URL: http://www.aduc.it
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