
Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba si è dimesso a meno di un anno dal suo insediamento, mentre il suo Partito Liberal Democratico (LDP) continua a crollare nei sondaggi. La decisione è arrivata in un momento di forte crisi politica, alimentata dal controverso programma “African Hometown”, criticato come un piano per favorire la migrazione di massa.
Il programma, gestito dall’Agenzia giapponese per la cooperazione internazionale (JICA), aveva designato quattro città giapponesi per collegamenti con città in Mozambico, Nigeria, Ghana e Tanzania. La polemica è esplosa dopo una dichiarazione del governo nigeriano che annunciava un “visto speciale per giovani nigeriani altamente qualificati, innovativi e talentuosi” per vivere e lavorare nella città di Kisarazu, una delle città coinvolte nel programma.
Rabbia pubblica e crisi demografica
L’annuncio ha scatenato la rabbia dell’opinione pubblica giapponese, che ha visto il programma come un tentativo segreto di aprire i confini del Paese all’immigrazione di massa. La tensione è aumentata quando Google Maps ha temporaneamente identificato l’ufficio comunale di Kisarazu come “ufficio comunale nigeriano”. I residenti delle altre città coinvolte hanno inondato i loro governi locali di richieste di informazioni.
La controversia riflette le crescenti preoccupazioni sull’immigrazione in Giappone, un paese che affronta una delle peggiori crisi demografiche al mondo. Nonostante ciò, il sentimento anti-immigrazione è in aumento, come dimostrato dall’ascesa del partito di destra Sanseito, che ha ottenuto successi elettorali con il suo messaggio “Prima i giapponesi”.
Pressioni e futuro politico
Le dimissioni di Ishiba, che aveva resistito alle richieste per oltre un mese, arrivano un giorno prima di un voto del suo partito per decidere se tenere elezioni anticipate per la leadership. La mossa è stata vista come un modo per evitare una sfiducia aperta e per tentare di preservare l’unità dell’LDP, in un momento in cui il partito fatica a mantenere la sua posizione di forza in parlamento.