
C’è chi in vent’anni riesce a crescere figli, cambiare tre lavori, persino sposarsi due volte. E poi c’è chi, dopo 21 anni, aspetta ancora una risposta da Arsial. È la storia di una cittadina di Sacrofano (provincia di Roma) che dal lontano 2004 chiede di poter acquisire – in affitto, concessione o addirittura comprando di tasca propria – un terreno pubblico di circa 1.660 metri quadrati.
Risultato? Neanche un “grazie, le faremo sapere”.
Archivio delle dimenticanze
Dal 2004 a oggi, le sue PEC e raccomandate si sono accumulate come polvere in un cassetto. Cinque solleciti all’anno, oltre cento in totale: abbastanza da vincere almeno un set di pentole, se solo ci fosse stato un concorso a premi. Invece niente: dalle stanze romane di Arsial solo l’eco del silenzio, un capolavoro di immobilismo.
Il paradosso dell’affitto “morale”
La cittadina non chiede regali: vuole pagare. Un affitto regolare? Benissimo. L’acquisto a proprie spese, frazionamento incluso? Perfetto. Nel frattempo, da oltre vent’anni, mantiene e pulisce l’area a sue spese, ospitando pure eventi comunitari. In pratica, un affitto “morale” lo sta già pagando. Peccato che, senza un contratto, resti esclusa da bandi, prestiti e investimenti strutturali.
La farsa burocratica
In Italia tutti si lamentano degli abusi, eppure qui c’è qualcuno che chiede di mettersi in regola, di contribuire alle casse pubbliche. Ma no: la risposta è il nulla cosmico. Forse negli uffici Arsial sono troppo occupati a non rispondere per trovare il tempo di farlo.
Serve una sveglia (di quelle che rompono i timpani)
Dopo 21 anni, l’appello non può più fermarsi ad Arsial. Ora è al Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca: Presidente, sarebbe opportuno, giusto e urgente che lei diventasse la voce che sveglia chi dorme. Perché qui non si tratta più di inerzia, ma di russare sonoramente mentre un’impresa che dà lavoro a famiglie e studenti resta bloccata in un limbo kafkiano.
Un colpo di sveglia, e questa tragicommedia burocratica potrebbe finalmente chiudersi. Anche perché, se si continua così, tra qualche anno si rischia di festeggiare non le nozze d’argento… ma i trent’anni di silenzio.
Ventuno anni sono troppi: servono risposte immediate e concrete, non altri rinvii.
E chissà, magari a fine anno arriverà pure il premio produzione dalla Regione Lazio… Ah, a saperlo!