
(AGENPARL) – Wed 03 September 2025 GUARDIA DI FINANZA
Comando Provinciale Ravenna
COMUNICATO STAMPA
03/09/2025
GdiF RAVENNA: OPERAZIONE “GHOST CREDITS”. SCOPERTO GIRO INTERNAZIONALE
DI FATTURE FALSE DI OLTRE 2 MILIARDI DI EURO PER FRODARE L’IVA. SEQUESTRI
PER CIRCA 40 MILIONI DI EURO
I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ravenna, hanno dato esecuzione a due
provvedimenti di sequestro preventivo emessi nei confronti di altrettante società di capitali, operanti una in
Provincia di Ravenna e l’altra nell’hinterland romano, per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro.
Il provvedimento si pone a valle di articolate indagini svolte sotto la direzione della Procura Europea – sede di
Bologna, che hanno tratto spunto dall’analisi svolta nel settore della produzione e della distribuzione di software
e prodotti informatici e dal riscontro di possibili anomalie connesse all’offerta di prezzi di vendita ultra
concorrenziali: da qui sono scattati approfondimenti più complessi che hanno condotto i finanzieri oltre i confini
nazionali, attraverso l’attivazione di strumenti di cooperazione giudiziaria in Svizzera, nelle Antille olandesi
(Curacao), in Belgio, Lettonia, Olanda e Ungheria, ossia in Paesi dove erano “transitate” le fatture e i flussi
finanziari funzionali al perseguimento della frode.
Il risultato è stato la più rilevante “frode carosello” scoperta in provincia, ossia una frode all’I.V.A. che è così
denominata poiché richiede il coinvolgimento di numerosi soggetti (molti dei quali fittizi e residenti in Paesi
esteri) il cui compito è essenzialmente quello di far girare “vorticosamente” i prodotti commercializzati – talvolta
solo cartolarmente – allo scopo di costituire indebiti crediti IVA e consentire ai beneficiari finali della frode di
conquistare maggiori quote di mercato, così pregiudicando la leale concorrenza tra operatori.
Un sistema che consente di incrementare i volumi delle vendite e conseguire crescenti margini di profitto,
potendo in taluni casi comportare l’ottenimento addirittura di rimborsi fiscali per l’I.V.A. a credito o la
compensazione indebita delle maggiori imposte sui redditi maturate.
Nel caso dell’azienda ravennate, è stato rilevato che le società riuscivano ad acquistare dai propri “fornitori” a
prezzi ancor più vantaggiosi di quelli proposti dalla stessa software house ovvero dalla casa madre del prodotto
informatico. Vantaggio di cui avevano evidenza gli stessi indagati che, come emerso dall’acquisizione delle chat
informatiche e da intercettazioni telefoniche ed ambientali, definivano i medesimi “fornitori” quali “mercato
grigio” o addirittura “mercato creativo”: basti considerare che, in alcune occasioni, la stessa società riusciva a
vendere ai propri clienti al prezzo che la stessa avrebbe dovuto, invece, pagare alla casa madre ma, grazie alla
frode carosello accertata, riusciva comunque ad ottenere un guadagno di oltre il 10% sul singolo pezzo venduto.
Sono state, inoltre, sempre le stesse intercettazioni ad evidenziare la consapevolezza, da parte sia degli
amministratori, sia di alcuni dipendenti della società, di essere inseriti nel sistema di frode, poiché gli stessi
indagati, a seguito di alcune perquisizioni, pianificavano dettagliatamente cosa riferire agli investigatori in caso
di interrogatori, anche al fine di non destare sospetti di irregolarità.
Ciò ha comportato non solo la denuncia di detti soggetti, ma anche quella della società per l’utilizzo di oltre 128
milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti, con la conseguente sottrazione al Fisco di oltre 27 milioni di
euro di I.V.A.. Importi, tra l’altro, oggetto di comunicazione anche alla locale Agenzia delle Entrate.
Nel corso delle indagini, in aggiunta, le Fiamme Gialle ravennati hanno accertato come le condotte descritte si
inserissero, in realtà, in una più ampia frode carosello a livello Unionale che vedeva, tra il 2015 ed il 2022,
l’emissione, da parte di oltre 70 società, di fatture per operazioni inesistenti per oltre 2 miliardi di euro.
Pertanto, è stata individuata una seconda società italiana coinvolta, questa volta operante nel territorio romano
che, a sua volta, aveva nel tempo contabilizzato fatture per operazioni inesistenti per circa 53,5 milioni di euro.
Anche in tal caso l’Autorità Giudiziaria competente ha concordato con la ricostruzione del quadro accusatorio,
emettendo un provvedimento di sequestro preventivo per circa 12 milioni di euro, esteso anche a quello che è
risultato l’amministratore di fatto della medesima società: in tale occasione, tra l’altro, sono state sottoposte a
sequestro anche due auto d’epoca.
Le operazioni fino ad ora hanno consentito di sottoporre a sequestro oltre 28 milioni di euro tra disponibilità
finanziarie (saldi di conto corrente ovvero polizze per circa 21 milioni di euro), immobili per 6,5 milioni di euro
e quote societarie per circa 460 mila euro. Proprio per queste ultime quote societarie, le autorità giudiziarie
competenti, su richiesta della Procura Europea, stanno valutando la nomina di un amministratore giudiziario al
fine di consentire, comunque, la prosecuzione dell’attività imprenditoriale.
Le investigazioni sulla maxi-frode ora proseguono al fine di individuare ed identificare eventuali ulteriori
responsabili.
L’attività di servizio testimonia l’impegno profuso dalla Guardia di Finanza nel contrasto alle frodi internazionali
che ledano l’integrità dei pubblici bilanci, anche quelli europei, mediante l’effettuazione di indagini che mirano
alla ricostruzione delle filiere illecite e alla sistematica aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie
indebitamente conseguiti. Ciò a tutela anche degli operatori rispettosi delle regole e dei consumatori, in una
prospettiva di garanzia del regolare funzionamento dei meccanismi di libera concorrenza.
Occorre comunque evidenziare che il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari e che,
indipendentemente dagli elementi indiziari raccolti che hanno portato all’emissione dei provvedimenti cautelari,
per il principio della presunzione di innocenza, le eventuali responsabilità derivanti dal contesto investigativo
descritto saranno definitivamente accertate solo a seguito di sentenza irrevocabile di condanna.
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