
(AGENPARL) – Thu 28 August 2025 Giulia Piscitelli
Chiave terrestre a cura di Stefano Chiodi
MUNAV – Museo Storico Navale di Venezia
17 settembre – 23 novembre 2025
Anteprima stampa 16 settembre, ore 12:00
Inaugurazione 16 settembre, ore 18:00
Il MUNAV – Museo Storico Navale di Venezia presenta dal 16 settembre la mostra “Chiave Terrestre” dell’artista Giulia Piscitelli (Napoli, 1965), curata da Stefano Chiodi e organizzata da D’Uva, che rappresenta la prima tappa di un nuovo percorso che intreccia i contenuti tematici e storici del mare con le sperimentazioni d’arte contemporanea, aprendo “nuove finestre” sul senso del viaggio, dell’incontro e della memoria.
La scelta di invitare un’artista come Giulia Piscitelli in un luogo simbolico così denso di storia, è legata alla sua attitudine al dialogo: le sue opere scandagliano il senso della navigazione come esperienza spirituale, del pericolo come soglia e del ritorno come promessa di salvezza, senza alterare né sovrastare l’esistente, bensì amplificandone la potenza narrativa.
Il Museo Storico Navale, istituito nel 1923 e di proprietà del Ministero della Difesa, è gestito dalla Marina Militare ed è parte del circuito dei musei militari affidati a Difesa Servizi che ne cura la valorizzazione. Si sviluppa su cinque piani, per un totale di 42 sale e circa 6.000 metri quadrati espositivi, ed è custode e racconta la storia della Repubblica Serenissima, della marineria veneziana e della Marina Militare. L’evento culturale “Chiave Terrestre” rientra nel progetto di valorizzazione del museo promosso da D’Uva, l’azienda concessionaria che da oltre un anno ne cura la gestione per conto di Difesa Servizi.
Nell’architettura storica del Museo a cinque piani tra modelli navali, sezioni dedicate alla marineria, mirabilia e antichi exvoto, l’artista inserisce interventi puntuali e discreti. Il titolo della mostra – Chiave terrestre – è un’espressione napoletana che indicava tradizionalmente il rubinetto generale dell’acqua di un palazzo e Piscitelli trasforma l’antico modo di dire in metafora del nostro rapporto con il pianeta: acqua e terra come poli inseparabili, da cui dipendono migrazioni, nutrimento, conflitti, salvezza. La “chiave terrestre” diventa così un emblema per rileggere la lunga storia del rapporto tra la civiltà umana e il mare attraverso oltre 45 opere che l’artista ha disseminato negli ambienti carichi di memorie del Museo.
Il nucleo più consistente di opere in mostra è rappresentato da un gruppo di inginocchiatoi rivestiti di tappeti da preghiera islamici (Una Nuvola Come Tappeto, 2019). Il sincretismo è esplicito: il mobile liturgico cattolico si tinge dei colori di tappeti industriali comprati nei bazar multietnici di Napoli, città natale dell’artista. Il titolo deriva dal Salmo 105 nella traduzione di Erri De Luca – “Una Nuvola Come Tappeto” – e allude alla protezione divina durante l’Esodo: in un solo oggetto coabitano cristianesimo, ebraismo e islam, richiamo al Mediterraneo come mare di scambi e di conflitti. Accanto agli exvoto del museo, l’artista espone le sue Pitture mute: piccole tele anonime, scene bucoliche ricoperte da foglia d’argento. Il metallo, sottile come pelle, vela e insieme rivela il dipinto sottostante; la pittura diventa rilievo tattile, specchio capace di rimandare allo spettatore l’ombra dei naufragi che popolano le tavolette votive. Al primo piano, la serie delle “mappe”, carte nautiche sulle quali l’artista sovrappone aureole realizzate a foglia d’oro le cui forme derivano da tavole dipinte trequattrocentesche da cui riprendono il titolo (come in Corpus Christi Ponitur in Sepulchro, 2022). Sottratti i santi, le ellissi dorate affiorano tra linee di costa, indicazione di rotte e di profondità marine. Il contrasto fra i colori tenui usati dai cartografi e lo splendore metallico dell’oro evoca il difficile incontro tra il soprannaturale e la storia umana: l’aureola, segno di salvezza, si trasforma in bersaglio, esplosione, miraggio di terre promesse. La riflessione prosegue negli “arazzi” (Vela latina, 2015; Firma, 2015): l’immagine non è ottenuta dall’artista con mezzi tradizionali ma ricavata scolorendo il velluto con la candeggina. Sagome di vele, compassi, attrezzi nautici appaiono come negativi fotografici, icone dell’impronta e della rotta, mentre la superficie del tessuto ricorda carte meteorologiche o pellicole bruciate dal sale. Nel percorso trova poi posto Planeta (2018): un paramento liturgico realizzato con il kevlar ricavato da un giubbotto antiproiettile. Il giallo oro delle fibre svela qui l’ambivalenza fra guerra e rito: protezione del corpo, ma anche vulnerabilità di fronte a poteri terreni. Completano il percorso il video BRICST (2013), in cui sventola ininterrottamente la bandiera rossa utilizzata per proibire l’accesso in caso di pericolo, e altre opere (come La mia casa, 1970-2025; Il braccio di Maria, 2015, Borraccia futurista, 2020) che testimoniano ulteriori sfaccettature del lavoro di Giulia Piscitelli.
Nell’esposizione Chiave terrestre il Museo Storico Navale diventa palinsesto: il mare come specchio, la fede come ancoraggio, l’oro come luce e ferita. Viaggio, salvezza, tecnica, volontà di conquista e consapevolezza del limite si intrecciano in un percorso aperto e sorprendente. Fra disincanto e slancio rigenerativo, le opere di Giulia Piscitelli scuotono l’inerzia dello spettatore, ricordando la caparbia persistenza delle cose e l’illusione della durata, mentre l’acqua – prima e ultima frontiera dell’umanità – resta la chiave da cui dipende il nostro futuro comune.
Il catalogo della mostra, edito da D’Uva, raccoglie, insieme all’introduzione di Ilaria D’Uva, i testi critici di Stefano Chiodi e Rita Selvaggio e le immagini delle opere esposte (foto di Amedeo Benestante).
Si ringrazia per la collaborazione la Galleria Fonti.
MUNAV – Museo Storico Navale di Venezia
Riva S. Biasio, Castello 2148, 30122 Venezia
Aperto dalle ore 10:00 alle 18:00 (ultimo ingresso alle ore 17:00) – Chiuso il martedì
http://www.munav.it
Venezia, 27 agosto 2025