
Oggi, con Agenparl, abbiamo l’opportunità di confrontarci con Luigi De Magistris su un tema di stringente attualità e drammatica urgenza: la situazione in Palestina. La sua esperienza di ex magistrato e politico offre una prospettiva unica e incisiva su una crisi che, oltre a colpire la popolazione civile, sembra mettere a dura prova i principi stessi del diritto internazionale.
De Magistris, noto per le sue posizioni forti e la sua costante attenzione alle questioni sociali e geopolitiche, non ha mai nascosto la sua solidarietà per il popolo palestinese. Per questo, lo abbiamo interpellato per capire quali strumenti giuridici e quali azioni concrete, a livello internazionale e nazionale, possano e debbano essere messi in campo per fermare quella che molti definiscono una tragedia senza precedenti.
Affronteremo con lui questioni cruciali: dalla validità degli strumenti legali a disposizione, come le corti internazionali, fino alle responsabilità dei singoli governi. Una conversazione che mira a fare chiarezza su un conflitto dove, secondo l’ex magistrato, l’umanità e il diritto sembrano essere le prime vittime.
Domanda. Sotto il profilo del diritto internazionale, come valuta l’attuale situazione in Palestina? Quali sono, a suo avviso, le violazioni più gravi commesse e da chi?
De Magistris. In Palestina si sta verificando la morte anche del diritto internazionale. Lo Stato d’Israele sta consumando, sotto gli occhi del mondo, il genocidio del popolo Palestinese, con condotte reiterate di crimini di guerra e contro l’umanità. Milioni di sfollati, centinaia di migliaia di morti non secondo fonti Hamas ma di un approfondito studio americano, decine di migliaia di morti tra donne e bambini, centinaia di assassini tra medici ed infermieri, 300 operatori dell’informazione uccisi. Ipocriti e vigliacchi governanti occidentali parlano di due stati e due popoli, ma per esserci uno stato ci vuole il territorio ed il popolo che sono ormai distrutti in Palestina. Il terrorismo di stato reiteratamente commesso da Israele è senza precedenti: bombardamenti di ospedali, scuole, chiese, civili. Addirittura come esche si sono attirati assetati ed affamati civili in luoghi di raccolta di acqua e cibo con l’intento deliberato di ucciderli con fucili, razzi, missili e bombe. Uno stato così violento e cattivo appare senza precedenti. Di fronte a questa volontà di Stato criminale la storica resistenza palestinese, oltre che eroica, non è solo un diritto ma un dovere ed andrebbe sostenuta dall’intera comunità internazionale.
Domanda. Lei ha spesso manifestato solidarietà con la causa palestinese. Quali azioni concrete, sul piano del diritto internazionale, possono essere intraprese per proteggere la popolazione civile e porre fine al massacro?
De Magistris. Al punto in cui ormai ci troviamo, di fronte a palesi complicità anche di numerosi governi occidentali, bisognerebbe convocare l’assemblea generale dell’ONU, superando il consiglio di sicurezza dove gli USA eserciterebbero il diritto di veto tenuto conto della loro complicità con il regime sionista, e votare l’invio di una forza militare delle nazioni unite per fermare l’aggressione militare dello Stato d’Israele in Palestina.
Domanda. Recentemente la Corte Internazionale di Giustizia ha avviato procedimenti su presunti atti di genocidio. Ritiene che questa iniziativa sia sufficiente o sono necessari altri strumenti legali per garantire giustizia e responsabilità?
De Magistris: L’azione della corte è talmente giusta ed efficace che è fortemente temuta dallo Stato israeliano e dai suoi complici. Per questo motivo sono sistematicamente e deliberatamente uccisi giornalisti ed operatori dell’informazione per evitare che si possa ricostruire la verità ed avere giustizia. Ed è per questo che gli Stati Uniti, principali complici dello stato sionista, hanno addirittura applicato, in violazione del diritto internazionale, sanzioni ai giudici della Corte: un vero e proprio atto di intimidazione di mafia di stato.
Domanda. In un contesto politico-internazionale complesso, come si può applicare il diritto umanitario senza che diventi solo uno strumento di parte? Quali difficoltà incontrano le organizzazioni che cercano di tutelare i diritti umani in un’area di conflitto così polarizzata?
De Magistris. Il diritto umanitario anche nelle guerre più orribili è stato sempre garantito. Nel genocidio in atto nemmeno il diritto umanitario viene assicurato. Gli aiuti umanitari non vengono fatti entrare a Gaza e come ormai ha certificato anche l’ONU vi è la carestia in Palestina. Chi non muore sotto le bombe muore per fame e sete.
Domanda. Data la sua esperienza di ex magistrato e politico, quali iniziative potrebbero essere promosse a livello nazionale, in Italia e in Europa, per esercitare pressioni diplomatiche e legali che rispettino il diritto internazionale e promuovano la pace?
De Magistris. Al punto in cui siamo arrivati si debbono anche interrompere le relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele che va bandito, in quanto bandito, dalla comunità internazionale. Ma dubito fortemente che questo potrà accadere perché numerosi governi, soprattutto occidentali ma non solo, sono ormai da tempo, sul piano giuridico, complici del delitto di genocidio avendo fornito e continuando a fornire sostegno politico, istituzionale, economico, tecnologico e militare. Dobbiamo continuare a raccogliere indizi e prove affinché tutti i responsabili non siano solo condannati dalla storia sul piano morale e politico, ma anche nei Tribunali. Ed oltre alle corti internazionali, anche le magistrature dei paesi occidentali, in cui vige lo stato di diritto, possono e debbono procedere contro le complicità a tutti i livelli che si sono consumate nei diversi paesi coinvolti.