
(AGENPARL) – Thu 21 August 2025 Onorevole Marinella Pacifico
già Senatrice della Repubblica, Segretario di Schengen, Presidente UIP Italia-Tunisia e componente commissione Esteri.
21 agosto 2025
Comunicato Stampa: “ Trattative di pace e le ambizioni di Trump per il Nobel”.
“Con profondo rammarico e crescente preoccupazione osserviamo il rapido deterioramento delle prospettive di pace tanto in Congo quanto in Ucraina, dove le iniziative diplomatiche del presidente statunitense Donald Trump appaiono fragili e più orientate a ottenere riconoscimenti personali che a garantire una stabilità duratura. Il fallimento dell’accordo di pace tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda, firmato a Washington il 27 giugno 2025, è un monito severo sulla complessità di questi conflitti e sull’inadeguatezza di soluzioni affrettate. Ancora più inquietante è il ruolo subordinato assunto dal nostro governo, guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che sembra aver abdicato a ogni autonomia strategica, allineandosi in modo imbarazzante e acritico alle mosse di Trump, mettendo a rischio la credibilità dell’Italia in Europa e nel mondo.
L’accordo tra Congo e Ruanda, siglato nella capitale statunitense sotto l’egida del Segretario di Stato Marco Rubio, aveva l’obiettivo ambizioso di porre fine a decenni di conflitto nella regione dei Grandi Laghi, ma si è rivelato un esercizio di diplomazia superficiale. La mancata inclusione dell’M23, il gruppo ribelle sostenuto dal Ruanda, e l’assenza di un impegno chiaro per il ritiro immediato delle truppe ruandesi dal Congo orientale hanno minato la credibilità dell’intesa. A sole 48 ore dalla firma, l’M23 ha lanciato nuove offensive territoriali, dimostrando che l’accordo non ha affrontato le cause profonde del conflitto, come il controllo delle risorse minerarie e le tensioni transfrontaliere. L’Uganda, pur non essendo direttamente coinvolta nella firma dell’accordo, ha avuto un ruolo indiretto ma significativo: la sua storica influenza sul conflitto, derivante dal sostegno alla formazione del Fronte Patriottico Ruandese negli anni ’90 e dai sospetti di coinvolgimento nella destabilizzazione del Congo orientale, evidenzia la complessità di una regione in cui gli attori esterni continuano a giocare un ruolo determinante. L’Uganda, inoltre, è stata citata come possibile ostacolo all’accordo, poiché il Ruanda avrebbe intensificato il suo appoggio all’M23 anche per contrastare un progetto infrastrutturale che collega il Congo all’Uganda, percepito come una minaccia agli interessi ruandesi.
Gli interessi degli Stati Uniti in Congo sono chiari e non possono essere ignorati: il paese è un tesoro di risorse strategiche, con il 70% della produzione mondiale di cobalto e riserve stimate di 24 trilioni di dollari in minerali come litio, tantalio e uranio, essenziali per l’industria tecnologica e della difesa. L’amministrazione Trump ha legato la mediazione del conflitto a un’agenda economica, promuovendo investimenti americani per ridurre la dipendenza dalla Cina, che domina il settore minerario congolese. Tuttavia, questo approccio rischia di trasformarsi in una nuova forma di sfruttamento, con il Congo che potrebbe cedere sovranità economica in cambio di vaghe promesse di sicurezza, come denunciato dal premio Nobel congolese Denis Mukwege, che ha definito l’accordo “una resa scandalosa della sovranità congolese”, temendo uno sfruttamento delle risorse mascherato da diplomazia. In Europa, gli interessi degli Stati Uniti si concentrano sulla stabilizzazione dell’Ucraina per contenere la Russia e rafforzare la NATO, ma la proposta di garanzie di sicurezza ispirate all’Articolo 5, avanzata da Trump, è stata smontata da Putin come inapplicabile. Il Cremlino ha chiarito che qualsiasi accordo deve includere la Russia e affrontare questioni come la neutralità ucraina, evidenziando l’impossibilità di una pace unilaterale che escluda uno degli attori principali.
L’Italia, sotto la guida di Meloni, sembra aver rinunciato a un ruolo attivo in questi scenari, limitandosi a sostenere passivamente le iniziative di Washington. Questo allineamento acritico non solo compromette la nostra capacità di contribuire a una diplomazia europea indipendente, ma rischia di trascinarci in accordi che potrebbero alimentare nuove tensioni, sia in Africa che in Europa. La pace non si costruisce con proclami o cerimonie, ma con un impegno concreto per affrontare le cause strutturali dei conflitti. Se l’accordo in Congo è già fallito e le trattative in Ucraina vacillano, il sogno di Trump di ottenere il Nobel per la Pace si allontana sempre di più, e con esso la credibilità di chi, come il nostro governo, si è reso complice di questa visione miope. L’Italia deve ritrovare la sua voce, promuovendo una diplomazia che metta al centro la stabilità e la giustizia, non gli interessi di una singola potenza. Alfred Nobel nel suo testamento parlava di “fratellanza tra le nazioni “non di accordi di facciata che crollano al primo soffio di vento. Lo dichiara l’Onorevole Marinella Pacifico, già Senatrice della Repubblica.